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Juve-Ajax 1-2: fine di un’illusione

Chi crede nei corsi e ricorsi della storia, da ieri ha un nuovo episodio da portare come esempio.
Cardiff, 3 giugno 2017. Juventus-Real Madrid, finale di Champions: primo tempo più che equilibrato, anzi, la Juve sembra poter tenere a bada le merengues, mostra un bel calcio, fa un gol stupendo mentre ne subisce uno fortunoso; nel secondo tempo, invece, finiscono le forze, i bianconeri non corrono più lasciando il dominio al Real che porta a casa partita e Coppa.
Torino, 16 aprile 2019. Stesso copione, stesso canovaccio, fine dell’illusione.

Due anni fa quella Juve aveva strapazzato, nei turni precedenti, Porto, Barcellona e Monaco, dando finalmente l’impressione di aver raggiunto quella maturità e quella mentalità che fa di una squadra una grande squadra. Arriva in finale con quasi tutto l’organico al completo (evento più unico che raro), una difesa impenetrabile e un gioco convincente, salvo sciogliersi come della neve all’equatore negli ultimi 45 minuti della stagione, a un passo dal completare l’annata perfetta. Anche quest’anno la Juve veniva da un turno precedente fantastico, in cui aveva realizzato una delle più belle rimonte della storia del calcio, contro quella che fino alla sera prima sembrava una fortezza inespugnabile.
Oggi sappiamo, invece, che era stata solo una bella allucinazione collettiva. Quella forza e quella determinazione viste contro l’Atletico di Simeone sono svanite nel nulla. Un primo tempo molto incoraggiante, poi quel piccolo particolare del pareggio olandese frutto del caso, di nuovo. Il secondo tempo è stato lo stesso calvario della sera di fine primavera in terra gallese, di nuovo.
Una squadra cotta, esaurita, senza ricambi nonostante una rosa più che attrezzata per sopperire alle emergenze, ma che in emergenza si ritrova sempre, ogni-santissimo-anno-che-dio-manda-su-questa-terra!

E veniamo al dunque, perché oggi parlare di tattica, di singoli e di scelte di Allegri credo sia secondario. No, la Juventus, o meglio, tutte le Juventus di Allegri hanno avuto un unico denominatore comune: gli infortuni e/o la forma fisica scadente nel momento clou delle stagioni! Impossibile parlare di sfiga al quinto anno di gestione, superfluo accampare la scusa di alcuni giocatori con problemi fisici endogeni o difetti di fabbrica. No, alla Juve e, in generale alle squadre italiane, c’è un problema di preparazione atletica.
C’è una dichiarazione che si ripete sempre, ogni volta che un calciatore straniero arriva in Italia; fateci caso, dopo i primi mesi dicono tutti la stessa cosa: “Non ho mai lavorato tanto come qui, mai fatti tanti carichi di lavoro.
La domanda è sempre la stessa: a cosa servono tutti questi carichi se poi non portano frutti, in termini di corsa, resistenza, scatti e tenuta atletica?
Non è nemmeno una questione di età, ieri in campo avevamo 8 giocatori su 11 al di sotto dei 30 anni e, quando sono entrati Kean, Cancelo e Bentancur, questi hanno abbassato ulteriormente l’età media. Eppure gli ultimi a stancarsi sono stati proprio Ronaldo, Matuidi (ultratrentenni) ed Emre Can.
Perché?
E perché nessun giornalista o addetto ai lavori fa mai notare questa cosa?
Perché, in uno sport come il calcio, i preparatori atletici sono così poco considerati e il loro lavoro non è mai oggetto di discussione?
Perché Cristiano Ronaldo, che praticamente si cura da solo, rientra in meno di 2 settimane da una lesione (era una lesione? Boh, mistero) mentre per tutti gli altri si va dal mese di tempo a salire?
Perché a gennaio si fa un pesante richiamo di preparazione se poi mezza rosa si spacca e l’altra metà comunque non ottiene benefici significativi in primavera?
Ne vogliamo parlare, per favore?!? Questo deve essere, secondo il mio modestissimo parere, l’argomento principe dei prossimi mesi/anni; altroché schemi, gioco, preferenze su questo o quel giocatore e altre menate.

Tornando alla triste attualità, però, qualcosa sulla partita di ieri va scritta.
Il primo tempo, come già anticipato, ci aveva fatto credere che Allegri avesse trovato la chiave per disinnescare i meccanismi dell’Ajax: pressing alto e recupero della palla prima che quelli giungessero sulla nostra trequarti. Il piano sembra riuscire, andiamo in vantaggio su corner con un gioco di prestigio di Cristiano che scompare dai radar del suo marcatore per ricomparire 5 metri più in là, libero di colpire davanti alla porta; l’Ajax non produce grossi pericoli o, quanto meno, in misura molto minore rispetto all’andata. Sembriamo in pieno controllo.

Mentre vedo i nostri correre e pressare a tutto campo, però, confido agli amici della chat il timore di stare a sprecare tante energie, forse troppe. Il forse dovevo toglierlo, scoprirò dopo.
Tuttavia a tenere viva la speranza c’era il ricordo della partita di ritorno con l’Atletico, in cui si era tenuto quel ritmo per tutti e 90 i minuti, e il fatto che molti dei nostri avessero riposato con la Spal.
E invece…
Visto lo scempio del secondo tempo è doveroso chiedersi se Allegri abbia valutato male le forze a disposizione dei suoi uomini o se nemmeno lui si aspettasse un calo fisico simile.
In entrambi i casi sarebbe comunque un gravissimo errore strategico, inutile nascondersi.

Oltre all’aspetto fisico, però, resta l’amaro in bocca per un altro motivo: le occasioni create.
Molto poche, quasi nessuna su azione manovrata.
Lo so che, su questo punto, gli haters di Allegri aspettavano al varco chi lo difende; io continuo a credere, però, che la scarsa forma fisica influisca sul gioco e non di poco. Non penso che, a parità di condizione, i fantomatici “schemi” o l’agognato “gioco” ieri ci avrebbero permesso di vincere. Come evidenziato da Fabio Capello nel post partita, se nessuno dribbla o salta l’uomo, è difficile scompaginare una fase difensiva, anche quella dell’Ajax che non è certo irreprensibile. Tra l’altro ieri mancavano le 2 pedine che, nel creare superiorità, dovrebbero essere maestri, Douglas Costa e Cuadrado. E perché mancavano? Vedi sopra.
Contro l’Atletico Madrid era stata proprio la freschezza e la corsa a permettere ai vari Bernardeschi, Emre e Ronaldo (ma tutta la squadra era sembrata in palla) di fare la differenza. Che avevano ieri Bernardeschi e Dybala?
Già, Paulo. Finalmente giocava nel ruolo che tanti aspettavano ricoprisse. Risultato? Zero di zero, in 45 minuti, poi anche lui a ingolfare l’infermeria, di nuovo.

È una questione di testa, solo fisica, non sopporta più Allegri? Vallo a sapere.
Altro oggetto misterioso, mister 40 milioni Joao Cancelo. Ieri partito in panchina, apriti cielo, solito scandalo, Allegri capra immensa. Poi entra e non azzecca un passaggio, non aumenta il tasso fisico, non fa un dribbling, si fa sovrastare anch’egli da chi giocava dall’inizio. In due partite contro l’Ajax ha fatto un assist, seppur delizioso, e una marea di vaccate.

Il riassunto della serata, infine, è in questo dettaglio: una volta entrato Kean per Dybala, in panchina non restavano altri giocatori di attacco a disposizione di Allegri. Quando De Ligt insacca alle spalle di Szczesny, la Juventus ha già esaurito le frecce al proprio arco. E quelle che aveva tirato, erano spuntate.
Aspettiamo la fine della stagione per tirare le somme, oggi è “solo pianto e stridore di denti.”

 

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