

Cagliari, 5 ottobre 2008. Al Sant’Elia è di scena Cagliari-Milan, sesta giornata del campionato di serie A. I rossoblù da inizio stagione hanno una nuova guida tecnica, Massimiliano Allegri. L’allenatore livornese arriva all’appuntamento con zero punti in classifica, frutto di cinque sconfitte su cinque nelle precedenti gare. Per una squadra di provincia può sembrar normale uscire battuti tra le mura amiche da una rete causata dall’asse Marchionni-Iaquinta-Amauri o prendere quattro gol all’esordio, sempre in casa, contro la Lazio. Non va bene invece perdere 2-0 contro il Lecce nello scontro diretto casalingo e perdere i due esterni contro Siena e Atalanta. La partita contro i meneghini rappresenta perciò l’ultima spiaggia per il tecnico toscano e Shevchenko, Maldini, Kakà, Seedorf e Ronaldinho non sono sicuramente gli avversari ideali da affrontare, in modo particolare in quel momento. Il Cagliari prova a buttare il cuore oltre l’ostacolo: al triplice fischio di Rosetti è 0-0 ma Cellino, in tribuna, pare soddisfatto della prestazione dei ragazzi e decide di concedere una nuova chance ad Allegri. Il Cagliari terminerà la stagione al nono posto con 53 punti, davanti a Lazio e Napoli.
Bergamo, 21 settembre 2016. All’Atleti Azzurri d’Italia si gioca Atalanta-Palermo, turno infrasettimanale valevole per la quinta giornata del campionato. I rosanero atterrano in Lombardia senza aver vinto neanche una partita. Gli uomini di Gasperini se la passano poco meglio: una vittoria e tre sconfitte su quattro sfide finora. De Zerbi, l’ennesimo allenatore del Palermo scelto dal vulcanico presidente Zamparini, convive con la panchina bollente già dal primo giorno del suo insediamento. Gasperini è tutt’altro che tranquillo visto che l’Atalanta non sembra aver trovato ancora la giusta quadratura. La partita è condita da una tensione altissima tant’è che non offre spettacolo: le squadre sono prudenti, si studiano cercando di non scoprirsi mai. Il passo falso avrebbe un peso non indifferente per entrambi gli allenatori; il pareggio non sarebbe una medicina ma non rappresenterebbe, almeno sulla carta, un esonero sicuro al cento per cento. A centottanta secondi dalla fine, sul risultato di zero a zero, la zampata vincente del neo acquisto rosanero Nestorovski condanna gli orobici all’ennesima gara con zero punti raccolti. I vertici della Dea rimangono a colloquio con Gasperini dentro lo stadio fino alle prime ore della notte: è ormai giovedì e non c’è tempo per trovare un sostituto all’ex allenatore della primavera della Juve. Si opta per la riconferma della fiducia al mister fino alla partita successiva, ovvero la trasferta di Crotone di qualche giorno dopo. Da quella gara in avanti, la squadra di mister Gasperini inanellerà una serie di risultati positivi conditi da tutte vittorie e un solo pareggio contro la Fiorentina. I nerazzurri batteranno di misura Napoli, Inter e Roma mentre infliggeranno un sonoro 3-0 sia al Genoa che al Sassuolo. Non so se si può definire favola, non so con quanta retorica si possa descrivere un così bel risultato, ma per me questo è semplicemente un cammino fantastico.
Torino, 2 dicembre 2016. Siamo alla vigilia di Juventus-Atalanta con i due tecnici, Allegri e Gasperini pronti a darsi battaglia in una gara che ha tutti i presupposti per assomigliare a una partita a scacchi. Mai come domani sarà una sfida tra due mentori davvero preparati in ambito tattico. Chiariamo subito che qui nessuno dei due rischia la panchina e sarà una partita che avrà un peso non troppo importante per le sorti del campionato. Gli orobici arrivano alla gara di Torino con l’entusiasmo alle stelle come ha sottolineato giorni fa il loro capitano, promettendo di uscire dallo Stadium con i tre punti in tasca. La risposta ad Alejando Papu Gomez l’ha data in settimana Giorgio Chiellini, pronto al rientro da titolare, dicendo che se la Juve farà la Juve non ci sarà trippa per gatti. Ma che Juve sarà quella di domani? Ha ragione il nostro difensore? È facile immaginare, tenendo anche conto di quanto visto finora, che non sarà una partita semplice per gli uomini di Allegri. La batosta di Genova ha lasciato il segno e aspettarsi una reazione rabbiosa in pieno stile “partita della vita” è tanto improbabile quanto utopistico. Il mister ha sempre predicato calma, pazienza e ponderazione delle energie e sarà sicuramente e nuovamente così, con la Juve che cercherà di fare la partita attraverso il possesso palla (65% a nostro favore anche contro il Genoa). Torneranno titolari Marchisio e Higuaín, mentre le assenze dei lungodegenti Bonucci e Dani Alves si faranno sentire: in modo particolare quando l’Atalanta ci chiuderà le linee di passaggio non avremo i lanci precisi del numero 19 o le discese “intelligenti” del capitano del Brasile. Messo da parte un po’ di sano realismo, mi piace illudermi e credere che la gara di sabato sarà veramente la partita della svolta con il rombo a funzionare “bene” e con Pjanic a caricarsi sulle spalle la squadra. Il gioco degli orobici è veramente armonico e offre diverse soluzioni da entrambe le fasce: il Papu Gomez tende a giocare largo sulla sinistra per poi puntare il centro dell’area per arrivare al tiro o rifinire per la boa Petagna. A destra Spinazzola sembra essere uno stantuffo, il Lichtsteiner dei tempi d’oro con Kessié a supporto che spadroneggia con la sua fisicità nella zona mediana di centrodestra o, come eventualità a gara in corso, anche come esterno alto. Le chiavi del centrocampo sono affidate al metronomo classe 1994 Roberto Gagliardini che è già stato accostato a Pogba, ma che sarà assente per squalifica. A differenza di molta gente sui social network, non ho il patentino di allenatore quindi non mi sento in grado di dare consigli al mister. La partita contro il Genova (la Juve non prendeva 3 gol da undici anni e non l’aveva mai presi con Allegri) ha palesato i limiti di questa squadra, soprattutto quando subisce il ‘kloppiano’ gegenpressing.
Il problema serio della Juve è la zona tra le linee: quando ha la palla, l’assenza di giocatori come Dybala pesa tantissimo e costringe i bianconeri a spostare il gioco sulle fasce affidandosi a giocatori fanstasmagorici nell’uno contro uno come Cuadrado ed Alex Sandro. È una soluzione che quasi sempre produce cross dal fondo ma che non sono mai facili da indirizzare a rete con la difesa schierata. Il ruolo di Pjanic nel vertice alto del rombo potrebbe essere una soluzione da adottare in pianta stabile che, se ne sono accorti in pochi, ha cambiato radicalmente l’atteggiamento della Juve anche a Genova, disorientando le marcature a uomo imposte da Juric. In fase di non possesso, la Juve lascia uno spazio enorme tra la difesa (che rimane bassa) e il centrocampo che si alza per bloccare l’azione avversaria sul nascere. Pjanic e Khedira non hanno il passo né la fisicità per coprire la zona alle loro spalle. Se a questi aggiungi anche Hernanes al centro, più fisico ma altrettanto lento, la frittata è fatta. Il rientro di Marchisio potrebbe migliorare il recupero della palla (perderemmo probabilmente nel gioco aereo ma miglioreremmo nelle seconde palle) e l’intercettazione delle linee di passaggio, oltre ad una costruzione più rapida e fluida.
Staremo a vedere cosa ha deciso il mister per provare ad avere la meglio sui nerazzurri meno anticipatici. Non ci resta che attendere il fischio di inizio. Buona partita a tutti!
Fino alla fine…e anche oltre!
Forza Juve!