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Juve-Atalanta 3-1: avanti così

La settimana scorsa Leonardo, negli studi Mediaset, invitava De Rossi a prendere in mano lo spogliatoio perché “quest’anno si riapre tutto”. L’ex-allenatore di Milan e Inter non aveva però fatto i conti con lo spogliatoio della Juve, composto da campioni del mondo del calibro di Buffon, Barzagli, Khedira e da altri giocatori tipo Chiellini, Lichtsteiner e Marchisio che hanno fatto della motivazione il pane quotidiano in questi cinque anni di vittorie.
Perché al netto della retorica da “schiaffo che farà bene”, la Juve vista in campo contro l’Atalanta ha dato la sensazione di voler mettere a tacere le feroci critiche piovutele addosso dopo la rovinosa sconfitta di Marassi. L’approccio alla gara è stato quasi perfetto, tanto da portare a casa il doppio vantaggio dopo poco meno di venti minuti contro la squadra più in forma del campionato, capace di tritare gli avversari nelle ultime sette partite, compresa quella Roma di capitan futuro che dovrebbe riaprire tutto. La Juve di Genova aveva cominciato l’incontro nel peggiore dei modi, quasi svuotata dopo la vittoria di Siviglia, come spesso succedeva nell’epoca di Lippi, quando sconfitte interne per 3-0 contro l’Udinese in casa o partite perse per 4-0 contro la Lazio di Zeman venivano all’indomani degli impegni nella massima competizione europea. Lasciare qualche punto in Italia per l’Europa potrebbe non essere un male, ma su questo tema bisognerà attendere marzo, come spesso Allegri ama ripetere. Il 3-1 finale non è stato ovviamente frutto solo dell’atteggiamento mentale giusto, ma anche di una serie di elementi tecnico-tattici di cui non si può non tenere conto.
L’intensità, prima di tutto. L’Atalanta era probabilmente quanto di più simile al Genoa potesse esserci nel campionato italiano (e non a caso il Genoa, fino a maggio era allenato da Gasperini e ora dal suo “figlioccio” Juric) e la paura che i nostri potessero nuovamente soffrire il pressing e la freschezza di un avversario più giovane e sull’onda dell’entusiasmo e della spensieratezza non era così campata in aria. I nostri invece,  sin dal primo minuto hanno saputo reggere il confronto con gli avversari, giocando su ritmi visti ben di rado fino a questo punto della stagione. Ne ha beneficiato lo spettacolo, visto che l’Atalanta ha concesso più di una volta ampie zone di campo, tra cui l’incursione di Alex Sandro per il gol del vantaggio iniziale. Questo del ritmo è uno spunto di riflessione anche per quei tifosi dal palato fine, che se la Juve non gioca bene quasi bisogna rivoluzionare, anche se si vince: sicuri sicuri che a fare la differenza non sia proprio quella che il mister chiama spesso “velocità di passaggio” e la capacità di fare i giusti movimenti anche senza palla?
La bella partita dei nostri è stata resa possibile, a mio avviso, anche dalla formazione che ha previsto ogni giocatore al suo posto: due terzini come Lichtsteiner e Alex Sandro, due centrali di difesa, un regista come Marchisio, due mezz’ali, un trequartista e due punte. Ulteriore segnale (semmai ce ne fosse stato bisogno) che non sono i moduli a fare la differenza, ma i giocatori e la possibilità di metterli nelle condizioni migliori: in altre parole, prima di esperimenti particolari, sarebbe meglio fare le cose semplici, come evitare Cuadrado seconda punta a sinistra o Dani Alves centrale.
Nota d’encomio non può non essere dedicata a Mario Mandžukić, mattatore assoluto del match, il cui conto dei palloni recuperati quasi richiederebbe una calcolatrice scientifica. La generosità del Croato è da tempo nota, ma stasera ha saputo unire questa sua grande dote con il gol, quello del 3-0 che ha evitato di vivere un finale al cardiopalma. Conte qualche anno fa disse di Vidal: “Uno come lui me lo porto sempre in guerra”. Prendendo in prestito quell’affermazione dico che uno come Marione, quando al 100% come stasera, si fa davvero fatica a lasciarlo a casa perché la sua capacità di sfiancare i difensori avversari difficilmente la trovi in altri centravanti (quanto ha penato la nostra BBC quando se lo è trovato di fronte sia col Bayern che in Nazionale?). Peccato solo per la brutta botta al ginocchio, conseguenza di un fallo che avrebbe meritato quantomeno un cartellino. Stasera si è visto finalmente un Pjanic su livelli più che buoni: il bosniaco è stato preso per sostituire Pogba, ma stasera ha fatto quello che in molti chiedevano al Francese, cioè il trequartista. E l’ha fatto sicuramente molto meglio che nella sfida casalinga col Lione. Bene anche Rugani, sempre attento, lucido e preciso. Non dimentichiamoci mai che alla sua età Barzagli e Chiellini giocavano in serie B, mentre Bonucci era al suo primo anno di A col Bari. E poi sa anche segnare, cosa che non guasta mai. Ancora a secco Higuaín, vero, ma sono convinto che tornerà a fare il Pipita anche con l’aiuto di Dybala, magari già da mercoledì con la Dinamo, anche se su questo argomento il Mandžukić visto stasera non sarà propriamente d’accordo.

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