Jan Rush affonda la mano tra le palline che volteggiano nervose e acchiappa quella che cela il nome della Juventus. Poco dopo è la volta della biglia con dentro il nome del Barcellona. Il grande quarto è confezionato in tutto il suo fascino, la sua tradizione, la curiosità di vedere se a distanza di 2 anni i valori si sono alterati da una parte come dall’altra. La sconfitta di Berlino brucia ancora. L’occasione di ribadire in grande che il bianconero è un colore al top in Europa è alla portata di mano.
Poteva andare meglio in sede di sorteggio? Poteva andare peggio? “Quien sabe!” Non c’è tempo per esercizi di puro esame del sesso degli angeli: è ora di fare sul serio. Siamo di fronte a uno di quegli appuntamenti con la storia che ha tutta l’aria di poter resistere nella memoria dei tifosi, nel bene o nel male.
Perché ha un bel da ripetere mister Allegri, che la Juventus non si deve far condizionare dal quarto di finale, perché sono partite che devono diventare abituali, ma ancora non è così. Che sia un fatto eccezionale si respira nella città, si legge nei volti dei tifosi che già si aggirano per Torino, si legge sui quotidiani e nei post sui social. Questa è la grande vittoria che Madama deve conseguire sul campo: consacrarsi tra le grandi di Europa, stabili non occasionali.
Il mercato estivo dello scorso anno è stato tarato sulla Champions, seppure il sesto titolo italiano consecutivo sia un obiettivo da perseguire per la sua eccezionalità. Un paio di clausole rescissorie sono state pagate per potenziare la squadra in chiave europea e se magari in mezzo al campo la Juve ha perso in qualità rispetto alla finale del 2015, non c’è dubbio che davanti il potenziale sia aumentato notevolmente, pur partendo da Tevez e Morata, che non erano male. Il muro della difesa non manifesta crepe, anche se l’età media si eleva fatalmente. Non per nulla la Juventus è l’unica squadra che ha chiuso imbattuta l’ottavo di finale. Rientra Marione Mandzukic dopo avere rimesso in ordine il ginocchio che lo martoriava, Pjanic è disponibile, Marchisio scalpita, Khedira è in condizione strepitosa, Cuadrado è sempre più protagonista, Bonucci si riprende la direzione della linea difensiva. Tutti segnali che la forma è più che buona. Con la finale di Coppa Italia centrata, dopo un “allenamento” preparatorio attraverso la doppia trasferta napoletana, tanto per tenere desto il gruppo. Tutti disponibili, tranne la sfortunato Pjaca, auguri Marko.
In Catalogna stanno vivendo una stagione non proprio esaltante, trascorsa a inseguire i rivali di sempre del Real Madrid che sono a pochi passi dal titolo iberico. Il cammino in Champions League ha incontrato attimi di vero terrore a Parigi e solo nel ritorno al Camp Nou le cose sono tornate al loro posto anche grazie all’atteggiamento scellerato di un PSG forse già sicuro dell’impresa. Luis Enrique deve poi fare a meno di Vidal (mica Arturo, eh!) e Arda Turan infortunati e Rafinha reduce da operazione chirurgica, nonché di Busquets squalificato. Mentre sono tutti presenti i “soliti noti” Messi, Suarez e Neymar, gran bella trimurti. Il Barça è in finale della Coppa del Re, l’equivalente della nostra Coppa Italia, con un avversario insolito come la sorpresa Alaves alla sua prima finale.
Sembra che Collina abbia voluto metterci del suo designando Marciniak quale arbitro della sfida, scontentando i catalani per l’arbitraggio precedente a Parigi negli ottavi e gli juventini per brutti ricordi a Lione con un rigore fischiato a Bonucci e l’espulsione di Lemina.
Ci sia consentito stavolta l’autoesonero dall’azzardo formazioni. Dalle conferenze stampa dei due tecnici emerge che tutto sia possibile ed ancora le tattiche e le scelte derivanti siano in fase di studio.
Non resta che augurarci di non subire reti, risultato che darebbe alla Juventus il vantaggio di costringere il Barcellona a scoprirsi, con rischi notevoli per una difesa non certo imperforabile (PSG docet). Meglio la vittoria anche se di misura, lapalissiano. Soprattutto fondamentale tenere inalterate le possibilità di passaggio del turno per il ritorno. Tanto, la si volti come più aggrada, il quarto di finale si decide in quel di Barcellona, o di riffa o di raffa. E non è affatto detto che la seconda fuori casa sia uno svantaggio: dipende dallo Stadium. Ecco 40 mila motivi per crederci.
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