

C’era una volta, tanti anni fa, un bambino che aveva scoperto il calcio grazie al babbo, al fratello e ai gol di Pablito Rossi.
I primi due tifavano Juventus, il terzo ci giocava così come altri cinque eroi di quelle magiche notti spagnole.
Ricominciò il campionato, la domenica la radiolina sempre all’orecchio, la sera Domenica Sprint e dopo cena a letto presto.
Come tutte le altre sere del resto: in casa c’era una sola TV, in bianco e nero (il colore in casa mia è arrivato a fine anni ’80, eravamo autarchici), marca Ennedy (cioè Kennedy ma la K si era persa ere geologiche prima), una di quella TV a cui l’audio andava via spesso e per farlo tornare mio babbo la percuoteva su un fianco. Niente cartoni animati la sera, a letto presto perché la mattina c’era la scuola. Ma una sera si poteva fare più tardi, cioè quando la Juve giocava in Coppa.
Sin dal mattino sentivo che quello era un giorno diverso dagli altri: era bello perché a scuola potevo sfottere gli altri perché la Juve giocava, gli altri stavano a guardare; e poi l’ansia che cresceva, le ore che passavano lentamente, ma quando comincia?
E fu in una di quella sera che davvero mi innamorai definitivamente della Juve: si giocava a Birmingham, in casa dei campioni d’Europa dell’Aston Villa.
Squadra inglese eh, loro in quegli anni dominavano in Europa insieme a Nottingham Forest e Liverpool.
E la Juve?
La Juve quella sera se ne strabatté altamente e andò a vincere dando una lezione di calcio agli inglesi con Platini, Boniek, Rossi, Cabrini, Bettega e tutti gli altri: da lì per tre anni vittorie, sconfitte, gioie e dolori ma in generale le altre squadre capirono che la Juve era la squadra da temere e da battere.
Come in tutte le favole poi arrivò la parola fine, anche se non tutti vissero felici e contenti: una maledetta serata di marzo, proprio contro il Barcellona, capii che qualcosa si era rotto e che avevamo fatto il nostro tempo.
E arriviamo ai giorni nostri: sono passati 31 anni da quel 1986, la Juve da allora è stata protagonista in Europa, vincendo troppo poco rispetto a quello che avrebbe potuto (mannaggia la sbomballata sbullonata avvelenata), per anni ha dominato, ha impartito lezioni di calcio… ma quelle emozioni non le provavo più: ma perché si ha così tanta voglia di crescere, perché passiamo anni a volerci allontanare da ciò che eravamo?
Ma torniamo a noi: che c’entra tutto questo preambolo, con tanto di supercazzola sulla Juve degli anni ’80, con la partita di stasera?
C’entra, perché davvero mai come stasera ho riprovato quelle emozioni, mai come stasera sembravo un bambino che esultava fino a perdere la voce e i sensi ad ogni gol dei ragazzi, mai come stasera ho avuto la sensazione di tifare una squadra che domina e fa paura a tutte le avversarie e che finalmente è tornata nel posto che le compete, tra le prime in Europa.
Mai come stasera mi è sembrato di rivedere quella Juve illuminata dal genio di Platini, dalle sgroppate di Boniek, dai gol di Rossi, dalle corse di Cabrini sulla fascia e da Scirea che usciva dall’area di rigore a petto in fuori con la palla tra i piedi…
I giocatori e gli ingredienti di stasera sono stati altri: la classe scanzonata e irriverente di Dybala, la potenza di Higuaín, i codici di geometria esistenziali (cit.) di Pjanic, la magnificenza del grezzo e volgare (altra cit.) in Chiellini, il carisma e la carica di un capitano di ventura come Mandžukić, l’eterno e immenso Capitan Buffon, la grazia e la concretezza in Cuadrado, Alex Sandro e Dani Alves (che aveva leggermente il dente avvelenato con la sua ex squadra, leggermente eh…), ma lo spirito bianconero lo stesso.
“Se loro sono una squadra di pittori fiamminghi, noi saremo dei piemontesi tosti”.
Così disse l’Avvocato prima della magica notte di Roma nel 1996, riassumendo in poche parole l’essenza stessa della Juve, essenza che stasera abbiamo visto negli occhi di tutti e 14 i giocatori che hanno calcato il manto erboso dello Juventus Stadium.
Una serata perfetta, come non ce ne capitavano in Europa da anni e di cui avevamo bisogno per aumentare l’autostima e compiere finalmente quel salto di qualità che cercavamo da tempo.
Una serata perfetta che nasce anche dalle tante delusioni patite negli ultimi anni, dal niente nel doppio confronto con il Bayern Monaco nel 2013 passando per la finale di Berlino, Istanbul e arrivando al maledetto ottavo di finale dello scorso anno.
Si imprecava contro la Coppa puttana, contro la sfiga che si seguiva e ci segue costantemente in questa competizione, ma forse perdevamo di vista il punto principale, ovvero l’incapacità di trasferire in questa competizione la voglia di dominare che abbiamo dal 2011 in Italia.
Timidi, impacciati, per niente cinici anzi capaci di regalare un primo posto a un Manchester City battuto due volte a causa di due pareggi contro il Borussia Coso e di una sconfitta stupida a Siviglia; capaci di arrivare in finale ma imbambolati e impauriti dinanzi a un Barcellona superiore sì, ma oh, la storia insegna che nelle partite secche il più forte può anche perdere, per cui giocatela!
Macché, sempre quel freno a mano tirato, sempre quella paura di fare un passo in più.
Ma era una questione di tempo, lo sapevo l’anno scorso dopo Monaco quando tutti erano sotto shock e mandavano maledizioni a quella coppa così ambita quanto brutta e sgraziata: lo scrissi in questo articolo perché dentro di me sentivo che davvero mancava poco al definitivo salto di qualità.
Mancava una serata come questa, quella in cui tutto va bene dall’inizio alla fine, dove gli sbagli si riducono a pochissima roba, le palle entrano nella porta avversaria che è un piacere e tu alla fine torni a casa con il sorriso, l’adrenalina a mille e la consapevolezza che ti addormenterai alle 5 del mattino e alle 7 sarai in piedi fresco come una rosa.
Una serata da incorniciare, una serata dove SI DEVE GODERE se si ama la Juventus e ci si deve spellare le mani dagli applausi per questi ragazzi; e già che ci siamo perdiamo anche la voce, perché così deve essere.
Chi fa lo schizzinoso, chi non si esalta, chi dà tutto troppo per scontato, chi riesce a trovare cose da ridire dopo 95 minuti così vada per favore a tifare un’altra squadra e già che c’è, vada anche cortesemente a fanculo: una Juve così non la merita!
Oh, intendiamoci: a me questa serata non basta, io dopo stasera voglio passare, voglio che la squadra vada a Barcellona con lo stesso spirito e che giochi senza timori e da pari a pari, perché questo siamo diventati.
Le sfide come quella contro il Barcellona voglio che diventino la normalità perché è la nostra dimensione: poi se meriteremo di passare il turno lo passeremo sennò ci rifaremo girare le balle a 2000 perché saremo usciti a testa alta e a noi di uscire a testa alta non ce ne frega una mazza.
La cosa positiva tuttavia è che il ritorno si giocherà tra soli 7 giorni; spero che avremo ancora l’adrenalina e l’entusiasmo di stasera in modo da poter portare a casa la qualificazione: ovviamente non mi sento di dare il benché minimo consiglio tattico ad Allegri, la tattica di stasera a suon di spazi chiusi, contropiedi micidiali e dominio sulle fasce ha dato i suoi effetti.
L’importante sarà non perdere la testa nei primi 45 minuti ma soprattutto, come dicevo poco fa, scendiamo in campo come una grande squadra, perché se non lo avete capito, siamo una grande squadra.
Finalmente posso dirlo!
Ultima considerazione: giusto stamani mi veniva da pensare come questa squadra e questa società, ma anche molti di noi tifosi, siano cresciuti in questi anni.
Una crescita lenta, graduale ma costante, sempre all’insegna del voler andare avanti, del porsi sempre nuovi obiettivi, sempre più ambiziosi, ma comunque evitando di fare l’inutile passo più lungo della gamba.
Credo che per poter costruire una squadra veramente vincente occorrano tre ingredienti principali:
– Un organico valido, sia squadra che allenatore.
– Una società ambiziosa e competente.
– Un progetto e la mentalità giusta.
La Juve questi tre ingredienti li ha ritrovati negli ultimi anni ed è bello vedere come li abbia ben combinati, riuscendo sempre ad aumentare la qualità ed il tasso tecnico pur mantenendo intatta la voglia di vincere.
Questi ragazzi stanno facendo qualcosa di straordinario, non dimentichiamolo, non diamolo mai per scontato!
Per questo stasera godiamo, godiamo come se non ci fosse un domani.
Ma un domani ci sarà e si chiamerà Barcellona, Camp Nou (o Nou Camp), ritorno dei quarti di finale di Champions League.
Per continuare a sognare.
Keep the faith alive e forza Juve!
Ps. Alcune menzioni speciali, data la serata:
– Una menzione speciale la riservo a quei tifosi, anche detti ultras, che stasera hanno “scioperato” con tanto di comunicato, al cui confronto quello del Napoli contro il Televideo era mille volte più serio: dicono che la Juve sono loro, che chi non va allo stadio non può capire, che a malincuore hanno deciso di protestare per i loro diritti.
Non so quali siano i loro diritti e francamente me ne fotto, magari la prossima volta facciano un favore ai tifosi della Juventus: lascino il loro posto libero che ce ne sono che la partita la vorrebbero vedere e magari inciterebbero volentieri la squadra, perché questo è il dovere di ogni tifoso vero.
E loro sono tutto fuorché la Juve.
– Una menzione speciale per Max Allegri: più passa il tempo più ritengo indispensabile quest’uomo alla guida della Juve. Non so se avrà la Juve nel cuore, come dicevano appunto gli scioperanti qualche anno fa del suo predecessore, so che è in perfetta sintonia con la Juve: sa cosa vuole la società, i giocatori, sa cosa vogliono i tifosi, quelli veri, e lui sa come arrivare a certi traguardi.
E non si tratta solo di quell’ammasso di metallo, ma di altro ancora: la Juventus e i suoi tifosi, come dicevo prima, vogliono tornare ad essere una delle prime squadre d’Europa negli anni a venire.
Con Max ci stiamo arrivando, con altri allenatori non ce l’avremmo mai fatta.
Grazie Max, grazie per il lavoro che stai facendo con questa squadra, grazie per lo stile, grazie per il bassissimo profilo che tieni andando subito negli spogliatoi a fine partita, dando i meriti ai giocatori dopo le vittorie e caricandosi sulle spalle le critiche dopo le sconfitte, grazie per come hai fatto maturare un gruppo che altri definivano cotto e bollito, grazie davvero di tutto.
E vedi di rimanere alla Juve, insieme siete come il pane (intinto nel brodo) e il lampredotto (come diceva Forrest Gump)!
Il campionato inglese non ti merita, dai retta a un cretino (cit.)!
– Una menzione speciale infine tutta per la Juve, perché come dice colui che nessuno conosce, è bello tifarla!
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