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Juve – Borussia Moenchengladbach 0-0

Un passo avanti, due indietro. La Juve, in questo scorcio di stagione, non riesce proprio a trovare quella tanto agognata continuità di risultati (e prestazioni) che servirebbe come il pane per lasciarsi alle spalle il periodo di alti e bassi che sta contrassegnando l’autunno bianconero. Questa volta la musichetta della Champions non ha fatto il miracolo della precedenti partite, facendo solo da sfondo ad una prova abbastanza incolore degli uomini di Allegri.

Dopo l’Inter, l’allenatore conferma 9/11 della formazione scesa in campo a San Siro, con le sole eccezioni di Alex Sandro al posto di Evra e Mandzukic avanti al posto di Zaza. Il modulo è il solito 3-5-2 con Cuadrado e l’esterno brasiliano piuttosto avanzati, quasi oltre la linea dei centrocampisti. Ciò dovrebbe lasciare presagire una gara d’attacco, ma le premesse saranno ben presto smentite.

La partita non ha offerto pressoché nulla di interessante, non avendo la squadra di casa mai creato una vera e propria occasione da gol e mai dato la sensazione di poter fare propria la posta in palio. Al contrario, ha messo in mostra una preoccupante difficoltà ad imbastire trame di gioco offensive, con attaccanti che non sanno (quasi mai) quali movimenti fare e, ancor peggio, cosa fare quando hanno la palla tra i piedi.

Da più parti, poi, si è evidenziata una tendenza (alquanto dannosa) ad egoismi da parte di diversi bianconeri votati più a cercare la giocata individuale che la coralità. E la manovra, chiaramente ne risente. Altra pecca inquietante è quella dei calci piazzati: non c’è nessuno (forse il solo Hernanes) che abbia una minima idea di come battere le punizioni dal limite. Da questo punto di vista, non si comprende la scelta di farle tirare sempre a Pogba che quasi mai centra lo specchio.

Certo, per quattro anni si è stati abituati all’eccellenza massima di questo gesto tecnico, e non si pretende che colui il quale di volta in volta si incarichi (o venga incaricato) di calciare arrivi a quei livelli, ma lasciare l’incombenza a qualcuno che possa almeno impensierire il portiere avversario (Bonucci di potenza?) è chiedere troppo?

In questa situazione, è pacifico che l’allenatore abbia le sue responsabilità. Una su tutte la gestione di Dybala. Allegri ai microfoni ha sottolineato i molteplici errori tecnici commessi dai suoi negli ultimi trenta metri, epperò uno dei due attaccanti (oltre a Morata) dotati di maggior qualità lo schiera soltanto nei dieci minuti finali.

Il “trattamento” riservato a Morata l’anno scorso non può avere (almeno per il momento) i medesimi risultati per il semplice motivo che, allora, in attacco c’erano meccanismi oleati che giravano a meraviglia, oggi la situazione è completamente diversa.

Anche il cambio di modulo operato con l’ingresso di Pereyra al posto di Cuadrado – ed il passaggio al 4312 – non sortiva alcun effetto, accentuando il rammarico per non aver portato a casa i tre punti contro una formazione alquanto modesta, limitatasi (senza nemmeno troppi sforzi a dire il vero) a chiudere tutte le linee di passaggio della formazione di casa e proteggere lo 0-0.

Sia chiaro, la classifica del girone rimane ottima e le chanches di arrivare primi sostanzialmente inalterate, ma bisognava sfruttare appieno il doppio turno casalingo e mettere già da ieri una seria ipoteca sugli ottavi, per poi dedicarsi alla rincorsa in campionato.

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