Chievo significa 2 cose: il quartiere di Verona e la Paluani del presidente Campedelli. Non è possibile disgiungere le componenti, pena la dissoluzione del “giocattolo” sorto all’ombra del balcone di Giulietta. Ormai sono anni che la compagine gialloblù calca i campi della massima serie, con alterne fortune certamente, ma con una continuità che ha del miracoloso.
Anche in questa stagione la classifica parla di uno stazionamento tranquillo nella pancia della graduatoria, quand’anche i clivensi siano reduci da un doppio passo falso subito da Bologna e Crotone, ma che non inficia quanto di bello fatto fino ad ora.
Sul fatto che una buona parte di squadre si trovino presto nel “limbo” del centro classifica senza più obbiettivi da raggiungere, sarebbe bene aprire un tavolo di lavoro per riformare la serie A e ridurre il numero delle partecipanti. Ma tant’è…
Il Chievo viene a Torino con la mente sgombra, mentre la patata bollente se la deve palleggiare la squadra padrona di casa. Dopo la doppia “missione” da marines sotto il Vesuvio e prima della madre di tutte le partite al cospetto del Barça, la gara con il Chievo si incastra con contenuti che oscillano dall’impegno fastidioso al dover fare categoricamente 3 punti.
Come anche sottolineato da mister Allegri nella conferenza stampa che ha preceduto l’incontro, “i bonus sono finiti”, avendo la Roma accorciato il distacco a 6 punti a 8 gare dalla fine del campionato. Occorrono ancora 19 punti per la matematica e 3 col Chievo sono obbligatori. Anche per presentarsi al quarto di finale, cosa di non poco conto, col morale alto e sgombro da pericolosi orpelli psicologici.
La formazione juventina? È un grosso rebus, in regime di turn over spinto. Addirittura si è parlato di Dybala punta centrale e Higuaín in panca. D’altra parte le forze vanno centellinate con attenzione, essendo ancora la Juve presente su tutti i fronti.
Azzardiamo. Buffon tra i pali; Lichtsteiner, Barzagli, Rugani e Asamoah linea di difesa; Pjanic e Marchisio a centrocampo; Cuadrado, Dybala e Sturaro dietro Higuaín unica punta. Mandzukic punta a martedì prossimo, Khedira a riposo, Bonucci pure. Il modulo? 4 – 2 – 3 – 1 oppure 4 – 3 – 3 oppure 4 – 3 -2 – 1 o 1 – 2 o quello che volete voi.
Maran non ha l’abbondanza di Allegri. Quindi non può fare altro che schierare Sorrentino in porta; Cacciatore, Dainelli, Cesar e Gobbi a 4 in difesa; Castro, Radovanivic e Izco a 3 in mezzo; Birsa trequartista dietro a Pellissier e Meggiorini.
Un cenno di rilievo merita la presenza finalmente sulla panchina juventina di Mattiello, ragazzo tanto promettente quanto sfortunato che, proprio nell’anno di prestito al Chievo ha dovuto assaggiare i “complimenti” di Nainggolan.
Siamo in periodo pasquale e le colombe Paluani (ci sia concesso un attimo di “consigli per gli aquisti”) vanno tagliate e mangiate. Titillando in bocca il retrogusto della glassa. Sennò che festa è? Al Barcellona ci pensiamo da domenica mattina.