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Juve-Chievo 3-0: è ancora Dybala show

Avevamo lasciato la Juve con un Dybala stratosferico a Marassi, e l’abbiamo ritrovata allo stesso modo se non ancora più consapevole del potenziale che ha tra le mani. In mezzo due viaggi intercontinentali, due partite con la Nazionale, un po’ di fisiologica stanchezza. Quando però è entrato in campo a poco più di mezz’ora dalla fine, nulla sembrava cambiato rispetto alla prestazione di Genova, risultando subito protagonista al secondo tocco della partita, nell’azione del 2-0 di Higuaín. Fin lì, il Chievo stava esercitando una buona pressione per cercare il pari e la Juve appariva un po’ in difficoltà. E anche in tal senso, l’ingresso della Joya è stato determinante: il suo apporto ha ridato più sicurezza ai compagni che hanno giocato con più scioltezza, cominciando a cercarlo da subito; ulteriore segnale di come il numero 10 stia diventando sempre più leader tecnico e morale della Juve 2017-18. Dybala, d’altro canto, non ha esitato a prendersi letteralmente la squadra per mano a colpi di dribbling, passaggi smarcanti, controlli sopraffini e un gol bellissimo. Tutti elementi che hanno acceso lo Stadium più dei riflettori necessari a causa del tramonto.

Al netto dello show di Paulino, c’è stata una partita che più di qualche indicazione l’ha data. I tre punti in primis, mai da dare per scontati, specialmente nel giorno in cui il Real Madrid pareggia in casa 1-1 col Levante. Ancora più importanti se considerati alla luce di un ampio turn over, di un cambio di modulo, e a tre giorni dalla sfida al Camp Nou contro il Barcellona. Pensiamo al turnover innanzitutto, che è necessario se si vuole arrivare a maggio in fondo alle tre competizioni senza il fiato corto come successo lo scorso anno. Turnover grazie al quale abbiamo rivisto alcune facce note come Benatia che, dopo la disastrosa gara di supercoppa, ha offerto una prova praticamente perfetta, come Asamoah che invece ha alternato cose pregevoli a erroracci che potevano costare caro, come Sturaro il cui compitino in partite con coefficiente di difficoltà maggiore non sarà sufficiente; e facce nuove come Szczesny, Matuidi e Costa. Il polacco ha mostrato sicurezza nel giocare il pallone coi piedi e nelle uscite, da rivedere invece su una punizione di Radovanovic sulla cui respinta Benatia ha dovuto immolarsi di testa. Matuidi ha cominciato benissimo per poi calare nel secondo tempo, ma il suo contributo in mezzo al campo, anche quello “oscuro” è già non di poco conto, mentre Douglas Costa è andato un po’ a folate, alternando accelerazioni devastanti a momenti in cui è sembrato un po’ troppo fuori dal gioco. Nessun dubbio però sulla valenza del suo acquisto. Il brasiliano ha un passo e un tocco di palla che possono creare scompiglio da un momento all’altro.

Se la Juve ha avuto bisogno dell’ingresso di Dybala la causa è probabilmente da ricercare anche nel cambio di modulo. Il 4-3-3 e le sue linee di gioco sono state digerite, oltre che dal già citato Benatia e da Rugani (decisamente meglio rispetto a Genova) anche da Pjanic, apparso subito a suo agio nel ruolo di playmaker alla Pirlo con due mezz’ali fisiche a supportarlo. Forse servirà la condizione migliore affinché le trame ariose e la ricerca continua degli esterni possano produrre qualcosa di efficace che poco si è vista nei primi 60 minuti della sfida col Chievo, eccezion fatta per l’autorete di Hetemaj. Non è comunque un esperimento fallito, ma qualcosa da poter riproporre per sfruttare le caratteristiche di giocatori come Douglas Costa e Bernardeschi, magari con Marchisio e Khedira sani e in palla e senza dimenticare Bentancur, che anche oggi ha aggiunto minuti alla sua esperienza in bianconero.

 

 

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