Massimo risultato con il minimo sforzo, si diceva una volta (e si dice anche oggi). La Juventus vendica la gara d’andata che resta l’unica sconfitta in campionato subita dagli uomini di Allegri, per altro arrivata all’ultimo respiro dopo la classica partita da zero a zero. Questa volta è bastato, si fa per dire, il singolo lampo di un campione per portare a casa i tre punti, quel campione attualmente imprescindibile che è Carlos Tevez. Per la cronaca al 25′ la palla è nei pressi della bandierina del calcio d’angolo sul lato destro dell’attacco juventino, Lichtsteiner va in pressione su Kucka mettendolo in difficoltà e costringendolo a rinviare sui piedi del vicino Pereyra (altra buona partita la sua ma manca ancora il guizzo in più). Il Tucumano serve il proprio connazionale appostato fuori area, Tevez si libera di due avversari grazie a uno scatto bruciante più varie finte incorporate e fulmina Perin infilando il pallone sotto la traversa con un bolide da posizione decentrata. Sembra tutto facile per uno come l’Apache, alla sedicesima marcatura stagionale, gol n° 24 in stagione, capocannoniere in forma strepitosa. Al 63′ Tevez potrebbe fare 17 ma sbaglia un rigore che definire generoso è un eufmismo (Pereyra si lascia cadere in area rossoblù e Di Bello abbocca), concesso dall’arbitro forse per compensare un dubbio mani di Bertolacci in area bianconera nel primo tempo (sulla stessa azione Chiellini aveva colpito una traversa).
Oggi più che mai questa è la squadra di Allegri, nonostante sul campo si stia rivedendo molto spesso quel 3-5-2 che fino a qualche mese fa fece le fortune dell’attuale Commissario Tecnico della nazionale. Diverso atteggiamento, diverse geometrie e diversa gestione della partita. Alzi la mano chi, a luglio, una volta appurato che il nuovo allenatore della Juventus sarebbe stato Massimiliano Allegri, avrebbe scommesso un Euro sulla Juve prima con 14 punti di distacco dalla seconda (al 22 marzo), con una sola sconfitta al passivo, ai quarti di Champions League e ancora in corsa in coppa Italia.
Una volta superato il periodo di appannamento, dovuto per stessa ammissione del mister ad un pesante richiamo di preparazione in vista della primavera europea, la Juventus ha ricominciato a volare. Qualche tempo fa si riscontrava una incapacità nel controllare i ritmi, un’abulia generalizzata nella costruzione del gioco, incertezza nella riorganizzazione tattica da situazioni di difficoltà. Due mesi, forse più, deludenti sia dal punto di vista del gioco che dei risultati, culminati con la sconfitta casaliga in Coppa Italia per mano della Fiorentina.
Oggi abbiamo una Juve conscia dei propri mezzi, ben messa in campo, con diverse opzioni tattiche: 4-3-1-2 a rombo, 4-4-2 (spesso in fase difensiva il “rombo” si schiaccia e i quattro centrocampisti finiscono per trovarsi in linea), 4-3-3 e 3-5-2, non più opzione primaria ma alternativa, molto utile in caso si debba gestire il risultato. L’uomo chiave è Tevez, libero di svariare e trovare la posizione, doppiamente efficace: in fase difensiva arretra per ostacolare la manovra avversaria, corsa abbinata ad un pressing asfissiante, in fase offensiva non da punti di riferimento: spesso si posiziona tra le linee e smista il gioco, altre volte (come ad esempio nella magistrale azione dello 0-2 contro il Borussia) cerca la profondità partendo da dietro. Nel ruolo di mezzala Vidal si trova indubbiamente meglio, sia nella variante al modulo contiano che nel 4-3-fantasia di Allegri. E’ ancora molto lontano dal Vidal che conosciamo bene, ma non è un trequartista anche se il cileno potrebbe ricoprire con successo qualsiasi ruolo purchè sia in forma.
Chi invece ha risentito dei cambiamenti apportati da Allegri è sicuramente Llorente. Troppo isolato davanti e poco mobile, a differenza di Morata, sembra un corpo estraneo ed il suo rendimento è vistosamente calato venendo conseguentemente soppiantato nelle gerarchie tecniche proprio dal giovane connazionale. Llorente avrebbe bisogno di almeno un compagno sempre nelle vicinanze, per cercare il gioco di sponda nei pressi dell’area che gli consentì di realizzare ben 18 gol complessivi nella stagione scorsa. Ma la coperta in tal senso è corta, poichè avvicinandogli Tevez si perderebbe quell’imprevedibilità divenuta punto forte della manovra offensiva bianconera. Meglio, dunque, puntare su Morata, più duttile e tecnico e dotato comunque di un fisico di tutto rispetto.
Come già sottolineato in altre occasioni Marchisio sta probabilmente disputando la miglior stagione da calciatore professionista e si sta davvero dimostrando un giocatore universale. Da regista sostituisce egregiamente Pirlo, detta i ritmi, imposta l’azione con buone geometrie, si propone talvolta in zona pericolosa. In fase difensiva garantisce un equilibrio che la squadra schierata a rombo con Pirlo vertice basso, semplicemente non ha. Senso della posizione, grinta, corsa, piedi buoni e intelligenza calcistica ne fanno attualmente uno dei centrocampisti migliori al mondo.
Si aspetta il recupero dei tanti infortunati (Pogba, Pirlo, Asamoah, Romulo) per cercare di continuare l’inarrestabile marcia in campionato gestendo le forze in vista dei quarti di Champions, divenuti a questo punto l’obbiettivo principale assieme al ritorno della semifinale di Coppa Italia in casa della Fiorentina. Per una volta la pausa per gli incontri delle nazionali cade a fagiolo, sperando sempre che i giocatori impegnati con le rispettive rappresentative ritornino a disposizione in buono stato di forma (in particolare pensiamo a Barzagli reduce da 8 mesi di inattività, rientrato da sole tre partite).
Le premesse per un finale di stagione maiuscolo sembrano esserci, vedremo se Allegri e la sua banda sapranno trasformare queste aspettative in risultati positivi. Come sempre sarà l’unico e solo giudice a parlare, il campo.