Che partita è stata, Juve-Genoa?
Un’altra partita in cui la Juve, pur giocando la maggior parte del tempo nella metà campo avversaria, non riesce a dominare anche nel punteggio.
Un’altra partita in cui, dopo essere faticosamente passata in vantaggio, la Juve subisce il gol del pareggio al primo colpo, e che colpo! Mi piacerebbe sfidare Kouamé a ripetere il letale destro/sinistro con cui ha spiazzato Buffon….
Un’altra partita in cui non è chiaro chi sia la prima punta della squadra, il finalizzatore, il centravanti. Come ha spiegato Sarri nel post-partita, sia Dybala che Ronaldo sono due a cui piace svariare e creare i pericoli partendo fuori dall’area ma, in questo modo, entrambi svuotano l’area rendendo più semplice il compito agli avversari, lo avevamo già spiegato qui.
Un’altra partita in cui i due alfieri Khedira e Matuidi, maestri di tattica ed equilibrio, lasciano però a desiderare nelle trame veloci e nello stretto e, mancando appunto il centravanti oltre a Pjanic, sarebbero più utili due mezzali agili e abili nel palleggio. Non a caso, quando al loro posto sono entrati Rabiot e soprattutto Ramsey, le cose sono andate molto meglio, complice anche la superiorità numerica, ovviamente.
Ecco, se proprio dobbiamo notare una diversità rispetto alle precedenti partite, la possiamo trovare nell’arbitro che ci ha dato quello che spettava ed è stato inaspettatamente severo con Cassata a cui non ha risparmiato un secondo giallo particolarmente pignolo.
Rispetto alla sfida di Lecce, infine, è cambiato anche il risultato e, per quello che conta realmente, si portano a casa 3 punti. Gli stessi che avremmo incamerato se la partita fosse finita 4-0. Come spiegato anche qui, infatti, io sono andato a letto contento e discretamente carico di adrenalina per la suspense con cui è arrivata.
E come è arrivata questa vittoria?
Calcio di rigore all’ultimo minuto, procurato e calciato da Cristiano Ronaldo che si fa perdonare in un solo colpo un paio di errori abbastanza gravi, per uno come lui. Ed è proprio del nostro maggiore campione che voglio parlare maggiormente, oggi. L’esultanza in cui si è prodotto, dopo il rigore, mi ha lasciato da riflettere, mentre cercavo di smaltire l’euforia per la vittoria, sofferta oltre l’immaginabile.
Dopo quella serie di imprecisioni sotto porta di cui sopra, sembrava molto affranto e arrabbiato con se stesso, mentre nel momento in cui hanno annullato il suo gol per fuorigioco, appariva sull’orlo di una crisi di nervi. Recuperata in pochi istanti la lucidità necessaria, quando ormai il pareggio era scritto e l’Inter di nuovo in testa alla classifica, è riuscito a creare quasi dal nulla l’occasione per un ultimo tentativo, questa volta proficuo: trappola in cui Sanabria casca in pieno, calcio di rigore sacrosanto e gol realizzato con la freddezza che tanto ci era familiare, prima dei 94 minuti precedenti.
Dopo una partita in cui ha commesso molti sbagli, mi sarei aspettato un’esultanza più sobria, mentre Cristiano si produce in una corsa fanciullescamente smodata e in un’espressione di gioia tipica delle occasioni che contano molto di più.
Catturato tutto ciò in una splendida immagine, CR7, a fine partita, lancia sui suoi profili lo scatto di questa espressione, ed è una foto fantastica:
Complice il ritorno della maglia a strisce, La Maglia della Juve, questa immagine mi ha positivamente scioccato.
Mentre ero intento, da consuetudine, ad ascoltare le interviste e scambiare le solite idee sulla partita con i compagni di commento social, su cosa manchi ancora per stabilire finalmente la giusta distanza, o quella che noi ci aspettiamo, con le avversarie tipo Lecce e Genoa, stavo dimenticando di festeggiare una vittoria sofferta, inaspettata per come si erano messe le cose, importantissima, meritata e soprattutto cercata da tutta la squadra fino alla fine.
Ci stavamo dimenticando, in tanti, di godere per una serata in cui i nostri beniamini avevano portato in campo alla lettera il nostro motto, il marchio di fabbrica, il saluto con cui uno juventino si congeda da un altro juventino. Se vincere è l’unica cosa che conta, allo stesso modo conta farlo fino all’ultimo sospiro di gara, fino al momento in cui il direttore di gara fischia tre volte.
E Cristiano Ronaldo, in una serata in cui sembrava stanco, appannato, meno “cattivo” del solito, non se lo è dimenticato. Anzi, la sua gioia finale è un monito per me e credo per molti di noi appassionati.
Se il calcio è passione, la vittoria deve sempre rappresentare il punto più alto di essa, la gioia più vera perché solo la vittoria sa darti l’appagamento totale e diffidate da chi, ipocritamente, dice il contrario.
Di tattica e turnover, allora, torneremo a parlare domani. Oggi voglio immaginare di essere Cristiano Ronaldo che corre sotto le tribune, con gli occhi chiusi e le braccia spalancate, le dita serrate e i nervi tesi a cristallizzare la felicità, a prendersi l’abbraccio della gente bianconera.
Il mio abbraccio.
Grazie Cristiano, ancora una volta!