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Juve – inter 1-1: 45 minuti da urlo… e poi?

Juventus – Inter o Juventus – Sampdoria? Molti hanno tirato fuori anche delle somiglianze con la partita di Supercoppa contro il Napoli, ma quella per molti motivi esce fuori da ogni logica. Si potrebbe aggiungere per “tranquillizzare” i tifosi anche Juventus – Torino. Perché per tranquillizzare? La Juventus nei secondi tempi non ha un calo fisico netto e non ha un calo mentale improvviso. La Juventus è semplicemente la Juventus con una differenza: se giochi dei primi tempi come quelli con Inter e Sampdoria, non puoi aspettarti di fare dei secondi tempi sullo stesso livello e qualcosa la devi lasciare. Ci sta, è una cosa normale. Quante volte abbiamo affrontato squadre che ci hanno messo in difficoltà con un pressing asfissiante e proprio queste squadre poi nei secondi tempi sono crollate vertiginosamente? Non è quello che succede a noi però, perché, ripetiamolo, noi non crolliamo né fisicamente, né mentalmente a causa della stanchezza. Juventus – Torino ne è la dimostrazione.

Partiamo dalla partita con la Sampdoria: primo tempo straordinario, un 3-0 sarebbe stato un risultato più che giusto, la Juventus asfalta i blucerchiati ma torna negli spogliatoi con un 1-0 che lascia ancora tutto aperto. Una distrazione porta Gabbiadini a pareggiare, siamo a pochi minuti dall’inizio della ripresa. La Juventus non costruisce più nulla e anzi concede qualche ripartenza pericolosa alla Sampdoria di Mihajlovic. Cosa succede? Calo fisico? Di già? Dopo essere appena tornati da 15 minuti di riposo?

Juventus – Inter per certi versi è identica alla partita descritta precedentemente. Juventus arrembante, solo per una decina di minuti non riesce a fare quello che vuole, poi l’Inter sembra una squadra di dilettanti e i bianconeri meriterebbero ancora una volta di chiudere il primo tempo per 3-0. Ne segnano soltanto uno, la partita rimane ancora aperta, stavolta gli uomini di Allegri non prendono goal subito, ma soltanto dopo una ventina di minuti. Fino a quel momento zero rischi corsi da Buffon e gara sotto controllo. Errore a centrocampo, Buffon esce un po’ a caso, pareggio dell’Inter. Da lì la storia si ripete, Juventus pericolosa solo nell’ultimo minuto e Inter che può beneficiare di praterie, tanta è la foga di rimettere in piedi una partita che era stata dominata fino a quel momento. Qui si potrebbe parlare di calo fisico, ma non è quello.

Non è un calo fisico proprio perché si è più volte accennato a Juventus – Torino. Riepilogando: ancora una volta la squadra arrembante nel primo tempo (ma stavolta non per tutti i 45 minuti, perché?) e avversari in balia dei bianconeri. Succede come al solito che la partita non la si chiude, Bruno Peres fa una galoppata di 70 metri e fa un goal straordinario. Il Torino pareggia e la Juventus non sa quasi più che fare, proprio come le partite sopra elencate, e concede spazi ai granata. Calo fisico? Nel primo tempo? No, impossibile. C’è un problema che è differente e anche piuttosto semplice da capire. Forse.

La squadra probabilmente paga un po’ quello che fa nel primo tempo, che difficilmente può essere migliorabile; nei secondi 45 minuti dunque prova a contenere di più gli avversari, a non affondare correndo a 1000 km/h e questo comporta un calo a livello qualitativo in generale, dove, come conseguenza, sei maggiormente soggetto all’attacco avversario. La sfortuna, la bravura degli avversari, la tua incapacità nel leggere determinate situazioni, una papera del portiere, un soffio di vento che ti sposta il pallone, insomma, qualsiasi tipo di cosa, porta a subire poi un pareggio completamente ingiusto, che, abbinato al dominio dei primi tempi, dove potevi stare 3-0, ti porta a soffrire psicologicamente il doppio. La logica dice che se stai facendo una partita anonima e ti segnano, forse è il momento di reagire, d’altronde te la sei cercata, e addirittura può farti bene. Se invece stai facendo benissimo e subisci il pareggio, la situazione si capovolge e la botta la subisci anche troppo. Così fra tutti gli schemi, alla difesa a 4 o a 3, al trequartista o le 3 punte, emerge la voglia di ritornare in vantaggio che più che fare bene, uccide. Provi ad attaccare disperatamente, senza organizzazione, sei nervoso, perdi palloni stupidi, intanto la fine della partita si avvicina e fisicamente la stanchezza si fa sentire come giusto che sia, lasci troppi spazi e ti finisce bene se quella partita non la perdi. Successe con la Fiorentina, che si ritrovò a pareggiare senza sapere come e per la foga di rimetterci in vantaggio lasciammo troppo campo ai viola. Successe contro l’Inter, in quel famoso 1-3. Anche con la Sampdoria in 10 uomini: non riuscimmo a creare neanche un’occasione per vincerla, dopo il pareggio, e alla fine vinsero loro. In 10.

Non è calo fisico, non è mentale (o quasi), non è l’allenatore, non è Morata, non è Pereyra. È la difficoltà nell’incassare il colpo nel caso in cui stai facendo una bella partita e l’avversario pareggia. Quindi sì, direte, è mentale. Certo, ma non è un calo inspiegabile che avviene nei secondi tempi, è una conseguenza del colpo troppo forte da assorbire per il pareggio o addirittura vantaggio avversario. Un difetto che ci portiamo da 3 anni e mezzo, così come quello di non riuscire mai una volta a chiudere le partite in anticipo. Rispetto ai primi 3 anni, però, abbiamo invertito la tendenza su una cosa, perché adesso facciamo meglio nei primi tempi, quando invece prima giocavamo nettamente meglio nei secondi tempi. Questo può comportare ad avere maggiore difficoltà a parità di situazione proprio per il dispendio di energie maggiore nei primi 45 minuti rispetto al passato. Esiste una soluzione semplice: chiudere le partite. Lo possiamo fare. Poi esiste la soluzione più difficile: riuscire a far capire che il pareggio, anche ingiusto, lo puoi subire, ma non per questo devi perdere la testa e giocare all’arrembaggio come se il mondo dipendesse da questa partita.

Una cosa che si può aggiungere a tutto questo è un po’ di lucidità che può venire a mancare in determinati momenti. A sinistra siamo costretti con Evra, come a destra con Lichtsteiner e al centro con Bonucci e Chiellini. A centrocampo abbiamo 5 uomini per 4 posti e l’acquisto di Sneijder sarebbe perfetto, oltre che per alzare la qualità, anche per permettere ogni volta a 2 giocatori di riposare e non soltanto a 1. In attacco abbiamo 2 uomini e mezzo, ma non in termini di qualità, ma in termini di impiego. Tevez e Llorente giocano praticamente sempre. Solo lo spagnolo si alterna con l’altro spagnolo, mentre Coman e Giovinco li abbiamo visti con il contagocce. Giocare sempre con gli stessi uomini può portare a una mancanza di freschezza mentale, a un calo di concentrazione che ti svolta la partita negativamente. Ci sarà la Coppa Italia a breve, il che è un bene perché potranno giocare Caceres, Ogbonna, Coman, Giovinco, anche Marrone. Pereyra magari può trovare un episodio che lo sblocchi, visto che di sicuro non gli manca la qualità. Chissà.

Abbiamo a che fare con una squadra che ha il migliore attacco e la migliore difesa, siamo primi. Abbiamo meno punti di quanti ne meritiamo. Il che in un certo senso è un bene. È peggio averne più di quanti ne meriti, perché vuol dire che non stai facendo il tuo dovere. Parliamo di una squadra che fa la miglior partita con il Parma (anche se avversario di poco valore), subito dopo fa la miglior partita con la Laziosuccessivamente sforna il miglior primo tempo in stagione contro la Sampdoria e poi migliora quel primo tempo ulteriormente contro l’Inter. Una squadra che dunque è sì migliorata, ma che ha negli unici difetti quello di non riuscire sempre a gestire la partita e di non chiuderle quando ne ha le concrete possibilità. Bastano delle piccolezze per mettere in moto questo potentissimo motore che è la Juventus.

Permettetemi infine una banalità: in fondo siamo come quell’arbitro che vede il fallo (prestazione), ha l’ammissione dell’avversario che indica addirittura il punto in cui colpisce (possibilità di chiudere la partita) però poi decide lo stesso di ammonire per simulazione colui che ha subito la martellata sulla caviglia (rovini tutto facendo la stupidata).

Fino alla fine…

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