Ci siamo!
I giorni dei verdetti sono finalmente giunti: da qui ai prossimi 20 giorni stabiliremo il valore di questa stagione che, causa la sconfitta di domenica, ha ancora un ampio ventaglio di possibilità e può passare da fantastica a fallimentare.
Il primo trofeo che possiamo mettere in bacheca, dopo la sconfitta in Supercoppa italiana, è dunque la Coppa Italia di cui siamo già (doppiamente) detentori.
Due vittorie che ci hanno visto imporre, entrambe le volte, solo ai tempi supplementari, dopo 90′ in cui l’enorme differenza di valore, in termini di rosa, tra la Juve e le avversarie non si era vista, sia contro la stessa Lazio nel 2015 sia l’anno scorso contro un Milan ormai in disarmo.
In tutte e tre le finali consecutive (2015-17) non siamo riusciti a portare all’ultimo atto della manifestazione la rosa al completo causa squalifiche o infortuni: quest’anno mancherà Pjanic per colpa dello stupido cartellino giallo preso a Napoli in una partita divenuta complicata sul 2-1 per noi. Come un postulato della famosa legge di Murphy, se la Juve è in perfetto controllo di una partita ed esiste anche una remota possibilità che se la complichi da sola, la Juve lo farà.
Tra le 3 competizioni per cui siamo in corsa, la gara contro i biancocelesti è secondo me quella più imperscrutabile. Mentre il pronostico sullo scudetto non può che essere di facile formulazione e dalla finale di Coppa Campioni sappiamo cosa aspettarci, nella partita con la Lazio entrano in gioco dei fattori che la rendono, appunto, di difficile inquadramento. I nostri avversari hanno giocato un giorno prima di noi e potuto schierare molte riserve perché avevano già cristallizzato la loro posizione in classifica: non potevano più raggiungere la zona Champions ma allo stesso tempo erano già sicuri di un posto ai gironi della prossima Europa League. Oltre a questo e alla squalifica di Pjanic, abbiamo visto come la squadra di Simone Inzaghi stia finendo la stagione in crescendo di forma dopo aver eliminato dalla Coppa e sconfitto in campionato i cugini giallorossi: 3 partite nel giro di un mese in cui, zitto zitto, il poco acclamato “inzaghino” ha messo in scacco il più accreditato Spalletti.
Come detto da Chiellini in conferenza stampa, la Lazio ha uno stile di gioco più verticale che orizzontale, simile a quello del Monaco, dando quasi una indicazione sulla formazione iniziale, previsione che deduco anche dalle rotazioni effettuate nelle ultime partite: dovrebbe giocare Barzagli a destra con Dani Alves alto al posto di Cuadrado. Allegri non ha sciolto i dubbi sulla presenza di Mandzukic, lasciando anzi intendere quanto anche Dybala non sia al 100% per il problema al flessore che si porta dietro da qualche settimana. Oltre a tenerci sulle spine per le condizioni di salute dei due, Allegri non ha dato molte indicazioni sulla possibile formazione titolare così come fece nella conferenza stampa precedente all’andata della semifinale col Monaco, quando poi regalò il colpo di genio Dani Alves alto a destra. Non escludo, dunque, sorprese.
Sappiamo benissimo, inoltre, come il tecnico Livornese tenga presente, in fase di scelta dell’undici iniziale, anche la fisicità e i centimetri d’altezza dei suoi. I calci piazzati ormai costituiscono un aspetto fondamentale e potenzialmente decisivo nei 90 minuti e, con l’assenza di Khedira, un eventuale forfait di Mandzukic sarebbe abbastanza grave, oltre a certificare il sicuro utilizzo della BBC anche in una difesa a 4 per il motivo di cui sopra.
Vorrei fare, infine, un’ultima considerazione sulla competizione che vede Lazio e Juve all’atto finale: “Inutile portaombrelli” per alcuni, banco di prova per le riserve per altri, competizione senza appeal per molti ancora.
Non andrò a scomodare il tanto abusato raffronto con la FA Cup inglese, ma qualcosa sul trattamento ricevuto dalla Coppa Italia dai suoi stessi organizzatori occorre ricordarla. La data della finale era stata fissata per il 2 giugno, forse per far coincidere la partita con la festa nazionale per la scelta di dare alla Nazione lo status repubblicano. Sta di fatto che, arrivando una delle due finaliste in fondo alla massima competizione continentale e dovendo giocare una partita di discreta importanza il giorno successivo, la Lega si è vista costretta ad anticipare quest’altra. Scelta compiuta appena una settimana prima, aspettando l’esito della semifinale Monaco-Juve.
Che la “confindustria del calcio” fosse in mano a persone che non hanno proprio idea di come si valorizzi un marchio o un evento era risaputo. Questa è solo l’ennesima dimostrazione.
Cara Coppa Italia, ti chiedo perdono a nome loro: a me piaci un sacco, adoro essere tifoso della squadra che ti ha alzato più volte e che per prima ha messo la doppia cifra nel palmarès.
Cara Coppa Italia, resta con noi!
TVB, un tuo ammiratore.
2 Comments