“Today is gonna be the day that they’re gonna throw it back to you. By now you should’ve somehow realized what you gotta do”.
Dopo tre importantissime vittorie in campionato, che ci hanno permesso di riprendere ossigeno e risalire in classifica, finalmente ci rituffiamo nel panorama europeo con una sfida che si preannuncia davvero affascinante. Scavalcata in classifica dagli inglesi dopo i due pareggi contro i tedeschi del ‘Gladbach, la Juve ha la possibilità di fare il controsorpasso e chiudere, con un turno di anticipo, il discorso qualificazione. Fare calcoli ora, tenendo in considerazione anche il risultato dell’altra partita, ha poco senso secondo me. Bisogna uscire dalle mura amiche con il bottino pieno, perché vincere darebbe continuità ad un momento non troppo esaltante nell’aspetto del gioco, ma concreto in quello dei risultati. E questo è quello che conta veramente e quello che tutti i tifosi vogliono.
Juve e Manchester City si affrontano per la seconda volta in Champions League. E’ una notizia curiosa per due squadre che hanno quasi sempre preso parte alla più blasonata competizione continentale per club ma, sfogliando le pagine di storia del calcio europeo, si riescono a trovare appena quattro precedenti tra i due club (il quinto è ovviamente la gara di andata di questa edizione della Champions League, vinta in rimonta all’Etihad Stadium dai bianconeri per 2-1) ma nessuno di questi in Coppa dei Campioni.
Non era ancora nato il nostro capitano, Gianluigi Buffon, quando l’attuale vice di Pellegrini, Brian Kidd, spediva alle spalle di Dino Zoff un tap-in di testa. Era il 15 settembre 1976 e la Juve uscì da Manchester con una sconfitta di misura, in una gara valida per l’accesso ai sedicesimi di Coppa Uefa. Quella sfida rappresentava la prima partita che i bianconeri, allenati da Trapattoni, disputavano in quell’edizione della Coppa Uefa e il cammino non iniziò nel migliore dei modi. Il 1976 rappresentava già un anno strano quando, solo pochi mesi prima di quella partita, in una calda sera di Belgrado, Antonin Panenka, mostrando al mondo il rigore a “cucchiaio”, portò la Cecoslovacchia a vincere il suo primo ed unico campionato Europeo. Quella Juve, a secco di trofei internazionali, aveva già digerito la sconfitta di tre anni prima nell’allora unica finale di Coppa Campioni disputata, e la maledizione europea sembrava aver trovato la vittima da perseguitare. Nella gara di ritorno contro i citizens al Comunale di Torino, però, i bianconeri ribaltarono la sconfitta dell’andata grazie ai gol di Scirea e Boninsegna e conclusero quell’edizione della Coppa Uefa il 18 maggio 1977 a Bilbao, sollevando il trofeo.
Per l’altro doppio incontro bisogna far trascorrere quasi trentaquattro anni. E’ il 2010 e Buffon, non ancora capitano, è ovviamente il portiere titolare della Juve ma non di quella partita. Infatti, nella gara all’Etihad dove Vincenzo Iaquinta apre le marcature, è Manninger a venir trafitto dalla combinazione Yaya Tourè-Johnson che porta quest’ultimo a segnare il gol del pareggio. Finirà 1-1 anche la gara di ritorno a Torino per merito del giovane Giannetti, a segno per i bianconeri, ed il pareggio inglese con Jo.
La gara di domani è ricca di significati. I due pareggi non positivi contro i tedeschi hanno lasciato qualche perplessità su una Juve europea che sembrava un’altra rispetto a quella vista in campionato. La sfida dello Juventus Stadium è il primo vero crocevia europeo: vincere significherebbe innanzitutto passare il turno ed ipotecare il primo posto. Dopo il cammino dello scorso anno che ci ha visto in corsa per il titolo fino a pochi minuti dal triplice fischio della fianle, è importante dare il messaggio che la Juve ha ancora voglia di dimostrare ed imporsi davanti a tutte le big europee.
Fino alla fine….ed anche oltre!
Forza Juve!