La partita tanto attesa è arrivata. Il Monaco arriva a Torino nella casa tanto temibile dei bianconeri e ci si appresta ad affrontare un quarto di finale che per tutti ha una netta favorita: ma nulla è fatto finché è fatto. La Juventus deve mostrare sul campo quello che vale. È pur sempre un quarto di finale di Champions League e in una fase avanzata di una competizione così importante di avversari abbordabili non ne esistono. Allegri recupera Pirlo e lo manda subito in campo schierando il tradizionale orma 4-3-1-2 con Pereyra a supporto di Tevez e Morata.
In una partita così i ritmi possono essere anche “normali”, ma l’attenzione e la precisione devono sempre essere di altissimo livello. La Juventus scende in campo dando l’impressione di aver capito bene cosa fare, controllando la partita per circa 7 minuti fino a quando Tevez non scocca il primo tiro, parato dal portiere. Con il Monaco a difendersi in maniera compatta e voglioso come non mai di ripartire e far male, un pallone perso maldestramente può ogni volta farti correre all’indietro per molti metri senza riuscire più a recuperare. Succede così che la Juventus si distrae, forse si fa prendere un po’ dall’ansia, dalla tensione del match. I bianconeri forse sentono il peso dell’essere favoriti e iniziano a sbagliare non sapendo poi più contrastare il Monaco una volta che quest’ultimo entra in possesso del pallone puntando l’area juventina. Iniziano 15 minuti in cui il Monaco riesce a tirare spesso in porta, facendolo nella maniera più pericolosa con Carrasco, liberato da Martial, che all’interno dell’area di rigore non calcia benissimo e dà la possibilità a Buffon di mettersi in mostra.
Skygo torna a funzionare come si deve, il sottoscritto comincia a vedere la partita in maniera più regolare e allora la Juventus si sveglia, perché non poteva essere diversamente. “Non vorremo mica apparire impauriti di fronte a David?” avranno pensato. La Vecchia Signora così ritorna a far girare il pallone come si deve, richiudendo il Monaco sulla trequarti. Ora il campo viene occupato decisamente meglio e rischi sono tutti controllati. Il possesso continuato degli uomini di Allegri crea ben due occasioni nette per sbloccare la partita: la prima su un tiro di Tevez dopo un gran cross di Marchisio, finito centrale; la seconda sui piedi di Vidal che si inserisce perfettamente, viene servito divinamente da Tevez, controlla straordinariamente, ma tira malamente (forse il pallone rimbalza di quel millimetro una frazione prima del tocco decisivo sul pallone, ma nessuna giustificazione). Finisce il primo tempo con un’occasione per il Monaco e due per la Juventus, dominatrice però del gioco.
La ripresa inizia alla stessa maniera, con il Monaco schiacciato (anche un po’ per scelta loro) nei pressi della propria area e una Juventus attenta a non sbilanciarsi troppo, anche se Bernardo Silva ha l’occasione di calciare dall’interno dell’area di rigore ma trova davanti a sé Buffon. Il copione sembra chiarissimo, ma la sensazione, oltre a dare i meriti ai francesi, è che la Juventus fisicamente non sia brillantissima, d’altronde Pirlo e Tevez non sono al 100%. Il Monaco dunque prova a sfruttare gli errori dei bianconeri in fase di possesso, sperando poi che arrivi il Lichtsteiner di turno che si scordi dell’avversario che ha alle spalle. Vero, Stephan?
Poco prima del minuto 57, anche se non abbiamo certezza, arriva l’episodio decisivo del match. Dietro le quinte qualcosa di misterioso sta per accadere. La Juventus è in difficoltà perché non riesce a sbloccare la partita e rischia qualcosina dietro: ha bisogno di una mano. Una mano amica. Una mano amica ladra. Una mano amica ladra juventina. Una mano amica ladra juventina che vien dall’alto. Insomma, ha bisogno di quel francese… Di Platini! Michel sente vibrare il telefono e sullo schermo legge “Agnello di Dio”, nome in codice di Andrea Agnelli. Pasqua è appena passata, l’ex-calciatore della Juventus, ora presidente UEFA, deve ripagare la colomba ricevuta e così con un paio di chiamate risolve tutto. D’altronde il sorteggio è stato fatto (truccato) a Nyon, con le sfere riscaldate appositamente per accoppiare la Juventus col Monaco. A chiamarlo lì non fu “Agnello di Dio”, ma per far combaciare il tutto Platini fu contattato da “Biondone Angelico”, presente al sorteggio, anche se anonimamente. Chi poteva mai essere? Ovviamente la chiamata fu fatta con schede svizzere… E ci mancherebbe!
La Juventus così trova un gran lancio di Pirlo che innesca Morata in profondità, lo spagnolo anticipa Carvalho e si appresta ad andare sul pallone ma cade a terra toccato dal portoghese. Forse il contatto è fuori area, ma il fallo c’è. L’arbitro, guardato male da qualcuno mandato da Platini, ci pensa e fischia rigore, ammonendo, probabilmente in maniera giusta, il difensore del Monaco. Alla battuta Vidal, che dà un cenno a Tevez e sistema il pallone sul dischetto, infilando poi sotto la traversa. 1-0. Ora la partita deve essere controllata, provando a essere ugualmente pericolosi, grazie a qualche spazio in più che inevitabilmente il Monaco deve lasciare, anche abbassando un pochino il baricentro. Pirlo esce e si passa al 3-5-2 con l’innesto di Barzagli; poi esce Morata con l’ingresso di Matri e infine fuori Pereyra con dentro Sturaro. Il Monaco rischia seriamente di pareggiare con Berbatov entrato al posto di Raggi, quando da un corner stacca anticipando Bonucci, non trovando la porta di un soffio. La partita poi si mette sui binari giusti, anche se in avanti di pericoli non ne arrivano, almeno fino all’ultimo minuto: il pallone giunge al limite dell’area sui piedi di Lichtsteiner, ma il tiro dello svizzero è debole e centrale, facendo sfumare un possibile 2-0.
Risultato buono, giusto e soprattutto che non dà possibilità al Monaco di contare su un goal fuori casa. In Francia sarà una partita tosta, ancora più difficile. Un goal nostro sarebbe fatale per loro, ma un’eventuale goal dei francesi toglierebbe tutte le sicurezze a noi. Prima però c’è la Lazio, partita vera e assolutamente da vincere, come ogni volta.