Ho smaltito l’adrenalina per l’entusiasmante inizio della Nations League?
L’avvincente esordio della Nazionale del Mancio mi ha lasciato residuo interesse per campionato e Champions?
Nel pormi queste domande mi sono approcciato al quarto turno di serie A, non prima di avere controllato quando potrò rivedere le gesta del buon Biraghi e del “Cancelo più economico” Lazzari (cit. Caressa) sui campi internazionali: chi non vede l’ora come il sottoscritto dovrà attendere solo metà ottobre e poi metà novembre.
Passando alla cose serie, la conferenza stampa di Allegri è stato l’evento più seguito e commentato di questo inizio week-end, a parte la solita tragicommedia milanese dei circensi.
Si è trattato dell’ennesimo manifesto del suo pensiero applicato al calcio, che si concretizza in due parole: equilibrio e tecnica.
Soggetto ricorrente di molte domande è stato l’attore non protagonista Paulo Dybala, reduce da un finale di stagione scorsa controverso, da un mondiale anonimo e da un inizio annata in cui è stato schierato titolare solo all’esordio, nel quale ha fornito una prestazione insufficiente.
Dalle parole del Mister si è capito che, nel succitato equilibrio, la Joya sta faticando a ritagliarsi uno spazio ma, al contempo, ha elogiato il suo apporto nell’ingresso a 10 minuti dalla fine della trasferta di Parma; con il risultato ancora in bilico Allegri ha rinunciato a un centrocampista per inserirlo ed evidentemente è rimasto soddisfatto del suo sacrificio che ha consentito, assieme a quello del collettivo, di congelare il match e portare a casa i tre punti senza subire occasioni da rete, come invece successo frequentemente nella prima frazione di gara.
D’altra parte ha lasciato intendere come l’impostazione del futuro prossimo sarà con un centrocampo a tre: i troppi gol subiti e i troppi punti persi nello scorso girone d’andata li reputa un’esperienza da non ripetere; l’obiettivo è evidentemente quello di gestire il finale di stagione testando moduli e forze con maggiore serenità rispetto alla pur ottima stagione 2017/18.
In questo scenario oggi Dybala viene collocato attaccante di destra, in una catena in cui Cancelo ha sostituito Lichtsteiner e dove si trova un Khedira che predilige gli inserimenti centrali e nell’ultima stagione, pur con la sua fisicità e senso di posizione, ha palesato qualche limite in interdizione: equilibrio e caratteristiche dei giocatori.
Matuidi invece, allo stato attuale delle cose, pare essere il suo vero punto fermo; fatto ribadito anche ieri, sottolineando come sarà in campo nonostante le due presenze con i campioni del mondo della Francia e peraltro pare facile immaginare che possa giocare anche a Valencia.
In ogni caso con una Juve a punteggio pieno, una rosa abbondante, in salute, e una cinquantina e più partite da giocare, Dybala oggi è un “non problema”; riconosco che in queste condizioni media e tifosi devono cercare di trovare qualcosa di cui parlare ma, come diceva Quelo, la risposta è dentro di loro ed è sbagliata.
L’altro filo conduttore della conferenza si è sviluppato a seguito della domanda sulla Nazionale e la sua tesi è chiara: negli ultimi 20 anni a livello giovanile gli allenatori hanno dedicato troppo tempo ed energie a insegnare schemi e impostazioni tattiche rigide, d’altra parte sono stati trascurati l’affinamento della tecnica individuale e l’estro, ciò che consente a un giocatore in crescita di adattarsi a contesti e avversari diversi e che in seguito può essere inquadrato agevolmente nel calcio “dei grandi”.
Concetti che ripete da tempo e che lo stesso Chiellini aveva espresso in più di un’intervista, contestualizzandoli al suo reparto, in quanto non c’è dubbio che questo sia di gran lunga il punto più basso della storia del calcio italiano, come Nazionale in generale, come prospettive, come talenti espressi; c’è un problema e a domanda diretta si è permesso di proporre la sua idea e la sua soluzione, scatenando spesso gli strali dei discepoli integralisti del guardiolismo/sacchismo.
Ma tant’è, la questione mi preme soprattutto nella misura in cui l’eccellenza del calcio italiano vada a riflettersi nella Juventus, che ha da sempre posto nell’identità uno dei propri valori fondamentali.
Per continuare a perseguire l’unica cosa che conta e fino alla fine.