Se è vero che “vincere è l’unica cosa che conta”, basterebbe leggere il risultato finale come unico commento alla partita. In un girone in cui l’Olympiakos appare confinato al ruolo di cenerentola e il Barcellona destinato a quello di leader, aver portato a casa la prima delle due sfide contro lo Sporting assume davvero un’importanza piramidale in ottica qualificazione. Se invece si vuole fare qualche considerazione ulteriore sulla partita, c’è ancora parecchio, ma parecchio da lavorare.
Ci si aspettava sicuramente una squadra più tosta, più dinamica e con un’intensità maggiore dopo le partite contro Atalanta e Lazio. Il ritorno al 4-2-3-1 con Pjanic e Khedira in mezzo, Cuadrado Dybala Mandzukic dietro Higuaín sembrava potesse essere la giusta pillola per una squadra bisognosa di recuperare un po’ di sicurezza e consapevolezza. Al contrario, la squadra è parsa sin dai primissimi minuti ancora impaurita, nel pallone, tanto che l’autorete di Alex Sandro nasce, oltre che dall’errore del brasiliano, anche da due disimpegni sbagliati all’indietro di Sturaro e Cuadrado nella stessa azione. Il gol subìto, sinonimo sicuramente di un periodo poco fortunato, mostra ancora una volta tutti i difetti di una fase difensiva che in queste partite viene fatta male da tutta la squadra: se con la Lazio a essere bucati erano stati i due centrali, ieri sera è stato il terzino a commettere un errore determinante. Rispetto alla partita di sabato però, la reazione non è stata scorbutica e confusionaria: la squadra ha incassato il colpo e minuto dopo minuto è cresciuta fino a trovare il gol con una splendida punizione di Pjanìc finalmente tornato al gol su calcio da fermo dopo un lungo periodo di astinenza. Allo stesso tempo però, oltre alla punizione del bosniaco non sono state create nitide palle gol con Higuaín impegnato più a lavorare per la squadra che cercare di buttare dentro palloni che gli arrivano col contagocce. Gli uomini di Allegri hanno mostrato a più riprese di non avere ancora un’identità precisa: poco movimento senza palla, poco pressing corale e tanti tentativi di ribaltare l’azione da difensiva a offensiva con verticalizzazioni improvvise e cambi di gioco da Alex Sandro verso Cuadrado che non hanno prodotto nemmeno un pericolo.
Anche nel secondo tempo la musica non è cambiata, con una Juve che più sterile non si può. È lo Sporting anzi a farsi coraggio e a mettere la Juve dietro la linea della palla nella propria trequarti nella fase centrale della ripresa. I nostri fortunatamente ritrovano compattezza e capacità di saper soffrire: a onor del vero, grandi occasioni non ne ha nemmeno lo Sporting, che però sembra averne di più per qualche minuto. Quando i ragazzi in campo prendono le contromisure allo Sporting, senza però davvero mai avvicinarsi al vantaggio, Allegri prova il tutto per tutto con Douglas Costa per Sturaro: se è vero che la fortuna aiuta gli audaci, questo cambio deve essere così piaciuto alla sorte che il brasiliano tocca un pallone e mette in mezzo un pallone perfetto per Mandzukic che sveste i panni dell’ala adattata per rimettere quelli da centravanti e piazzare in rete il decisivo pallone del 2-1.
Il lavoro del Croato è stato come al solito egregio, assistito da un Higuaín finalmente più volenteroso di andare a pressare i difensori avversari. Dell’argentino servirebbero come il pane i suoi gol, ma in questo momento ritrovarlo fisicamente può essere un primo passo verso un recupero completo di condizione. Certo, gli attaccanti hanno bisogno del gol come del pane, ma pensare che il Pipita possa aver dimenticato come si faccia gol, è un esercizio mentale che richiederebbe davvero fatica. Chi invece è stato quasi assente ingiustificato è stato Paulo Dybala. I due rigori sbagliati nelle ultime due partite lo avranno certamente demoralizzato, ma da un giocatore per cui abbiamo speso elogi sperticati ci saremmo aspettati una reazione più decisa, di chi voleva far vedere tutto il suo valore. Speriamo che torneranno tempi migliori, sia per lui che per la squadra visto che difficilmente ritroveremo il Doumbia di turno che al minuto 91 sbaglia il tap-in a 2 metri dalla porta.
1 Commento