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Juventus – Torino: si scrive derby, si potrebbe leggere scudetto

Domanda del giornalista: “Come intende, mister, gestire questo periodo esaltante, ma pieno di impegni ravvicinati, da qui a inizio giugno?” “Con entusiasmo e lavoro. Concentrazione massima e nessuna concezione al pensiero. Ora serve solo fare. Incominciando da domani nel derby; primo perché è derby, poi perché potrebbe dire scudetto”, questa la risposta di Allegri.

Ennesima dimostrazione della grandezza di Max Allegri, talmente grande che non può far altro che dividere. È la legge della storia, bambole. Non è obbligatorio seguirlo acriticamente, ma è assai imbarazzante stare sull’altra sponda.

Affari che non ci riguardano, ne abbiamo già fin sopra i capelli di doverci infastidire per la seconda volta nella stagione alla vista di “lor là”, “quelli là”. A distanza di 3 giorni dalla più bella partita giocata quest’anno dalla Juve in Champions (anche a Barcellona non era andata poi così male!) e col ritorno da sbrigare, non si va a incunearsi una roba rognosa, scorbutica, “sporca” come la stracittadina di Torino? E la Juve onora le date: non “chiagne e fotte” per farsi spostare il giorno.

“Lor là” ci credono. Per via degli impegni di Madama, per via della loro freschezza, per via delle seconde linee juventine (in verità più forti delle loro prime), per via del 4 maggio a Superga (onore ai caduti!), per via che sono nati rompipalle. Per via dello scimmiottamento del Filadelfia, da parte di una struttura che non ha nulla a che vedere col mitico stadio che fu. Ho avuto la fortuna di frequentare per gare delle giovanili il vero autentico Fila e questo qui è un minimarket!!!!! I mulitta non ci dicevano che giocavamo al “supermercato di Venaria” ?

È la proporzione delle 2 entità: da supermercato a minimarket. Eppure ci credono, ridotti da sempre a 2 partite all’anno. La Juve ha da raggiungere i propri obiettivi in fretta. Vincere domani sera vorrebbe dire costringere la Roma a espugnare San Siro domenica, sennò ci toccherà sortire da casa in direzione piazza San Carlo, con l’ormai logoro striscione: “Soma torna sì” “Siamo di nuovo qui”. Con la leggenda per compagna e zitti tutti.

Mihajlovic si è abbonato alla Juve, come l’ha seguita lui negli ultimi tempi, nemmeno A.A. a momenti. È per carpire i segreti, per trovare i punti deboli, certo non per farsi coraggio, viste le ultime uscite bianconere.

Pare che voglia schierare una formazione speculare allo schema 4 – 2 – 3 – 1, con Ljajic trequartista alto, quasi seconda punta, con licenza di colpire ma non di scalare (uno in meno a centrocampo!). Forse Baselli recupera, tra fisioterapie e sgranamento di risari. A ogni buon conto Hart va tra i pali; Zappacosta, Rossettini, Moretti e Molinaro difendono; Acquah e Baselli in mezzo; Iago Falque e Iturbe esterni veloci; Ljajic tuttofare secondo estro (?) e Belotti unica punta.

La Juve, per ammissione esplicita di Allegri, presenta Neto in porta; con ogni probabilità Bonucci e Benatia in mezzo alla difesa a 4 con Lichtsteiner e Asamoah esterni bassi; Pjanic ritrova Khedira (seconda linea, boh!); il trio Cuadrado (altra seconda linea), Dybala e Mandzukic a ridosso di Gonzalo Higuaín, reduce dalla doppietta di Montecarlo.

Il derby è derby, a Torino in modo particolare. A Torino il derby si distilla in una pozione da somministrare a gocce, tanto è potente e dalla quantità di veleni che assomma. Occhio alle gambe, occhio alla “garra”, occhio alla determinazione. Se si trattasse di qualità a confronto, nemmeno si giocherebbe, ma non è questo il valore principale in ordalie siffatte.

Detto ciò, cosa costa sperare di aver rinnegato Hart 3 volte, prima che il Gallo canti?

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