

Riceviamo e pubblichiamo: di Benedetto Anello
Scrivere in questi momenti in cui tutto sembra andare storto diventa difficile. Non ho detto niente dopo la partita con il Porto, ancora niente dopo la partita con il Benevento. Preferisco vivere il calcio dentro me stesso, di solito. Cercare di essere obiettivo. E io da questo voglio partire, nonostante emozioni ne provi tante, quasi tutte negative. Analizzare in maniera lucida quello che abbiamo visto in questi mesi potrebbe essere un’ardua impresa, soprattutto per chi come me ha DNA Juventino. In questo articolo cercherò, dunque, di fare attenzione a lasciare quanto più possibile il lato umano da parte.
Partiamo dall’inizio, da quello che era l’obiettivo principale di inizio stagione. Tutto potrebbe riassumersi in una sola parola: Rivoluzione. L’anno con Sarri sembrava aver continuato quello che Allegri ci aveva lasciato, ovvero una squadra priva di gioco e motivazioni, che non sono mai arrivate, nemmeno in partite decisive. Sicuri che Allegri fosse il problema? Si cambia allenatore, e l’anno con Sarri in questo senso non ha lasciato alcun tipo di dubbio. Il problema non era il coach. E così, via di nuovo l’allenatore e dentro un altro ancora, giovane e senza nessuna esperienza, Pirlo. Tre anni riassunti in poche righe insomma. È qui che subito devo spezzare una lancia a favore della società. Le idee, così come i fatti, ci sono stati. Ciò che si è cercato di fare aveva sicuramente delle ottime basi teoriche, ma le variabili in campo, così come fuori da esso, sono talmente tante che bisogna stare attenti quando si punta il dito su chi si suppone abbia la colpa. Punto primo perché non ne conosciamo, ahimè, le dinamiche interne. A noi pervengono la minima parte di quello che succede nello spogliatoio e negli allenamenti. Punto secondo perché, come ho già detto, nel giudizio potrebbe celarsi un sentimento. In questi mesi e soprattutto dopo la partita con il Benevento, ho sentito di tutto. Pirlo out, Dybala out, Bentancur Out. Tutti fuori insomma.
Lo voglio dire chiaramente, ragionare così è sbagliato. Sono in disaccordo con questi miei cari amici tifosi juventini che la pensano in questo modo. In primis perché sono sicuro che a parlare sia un certo sentimento di rabbia. In secundis, bisognerebbe chiedersi se tutto questo è realmente realizzabile, e se mai dovesse esserlo, se tutto questo porti dei giovamenti. Innanzitutto, vorrei dire a queste persone che il meccanismo dei trasferimenti, così come dell’organizzazione della società, è particolarmente complesso. Il calcio a questi livelli, contrariamente a quello che si dice e soprattutto si pensa, non è un gioco. Troppo semplicistico dire “vendiamo tutti”. In questi anni e soprattutto nell’estate scorsa si sono fatte delle scelte da cui è difficile tornare indietro. Si rischia insomma. A volte gira bene, altre gira male. Scelte sbagliate ci sono sicuramente state, tutte all’insegna della rivoluzione. Ma nessuna rivoluzione, solo involuzione.
Un altro punto su cui resto ancora più perplesso è quello riguardante Dybala, protagonista assente e, a mio parere, immotivato della ormai quasi disfatta juventina. Sì, finalmente ci siamo arrivati a questo argomento. Io sono dalla parte di chi dice che la sua avventura alla Juventus deve finire quest’anno, ma dare le colpe a lui per quello che sta succedendo risulta per me incomprensibile. Prima di tutto perché, appunto, Dybala non si è visto. L’infortunio l’ha lasciato fuori parecchio tempo certo, ma se gli juventini che leggono questo articolo non hanno scarsa memoria, è successo anche a un certo Del Piero di stare fuori per tanto tempo. Ovviamente si fa il paragone soltanto per quello che riguarda l’infortunio, poiché farlo in altri ambiti risulterebbe ridicolo. Il problema visto da questa prospettiva ha però una questione comune, dato che non ricordo di aver letto da qualche parte che furono mai date colpe a Del Piero durante il suo infortunio. Quello che è successo con Arthur e McKennie è sicuramente una questione che merita di essere esaminata a parte.
Di sicuro hanno sbagliato, soprattutto per il momento in cui è successo, cioè durante una pandemia in corso e dopo una sconfitta che doveva far riflettere. Su questo non mi voglio ancora inoltrare dato che stanno già pagando in termini economici e morali. Il discorso per me non merita altre argomentazioni.
Parlando di quello che riguarda il futuro, alla fine di questa stagione calcistica mi aspetto, da parte della società, una sorta Ferrari-bis. L’idea è quella di partire da un foglio quasi bianco il prossimo anno, salvando soltanto quello che adesso rappresenta il meglio. Per quest’anno sarebbe meglio non cambiare niente, andare avanti così fino alla fine, cercando possibilmente di centrare la zona Champions. Scelte diverse, difficilmente risolverebbero la situazione.
Nell’ipotetico cambiamento partiamo da quello che rappresenta la “testa”, ovvero la società. Bisogna irrinunciabilmente scegliere. Innanzitutto, decidere quali sono gli obiettivi della stagione. Se sono tutte le competizioni, come ripete ogni anno Andrea, un cambiamento è necessario. L’altra questione è: la squadra la fa l’allenatore o la società? Direbbero i latini: “In medio stat virtus”. La società dovrebbe continuare certamente a valutare occasioni di mercato come ha già fatto in passato, ma la parola dell’allenatore deve risultare decisiva. Il giocatore acquistato deve assumere un ruolo quanto più funzionale in termini di tattica e gioco. Insieme la squadra deve poter lavorare al meglio. In generale dovrebbe essere l’allenatore a decidere chi c’è in squadra, sapendo convogliare al meglio quelle che sono le risorse, economiche si intende, messe a sua disposizione. Su questo fronte poco si è fatto durante gli ultimi anni. Troppi giocatori presi senza un progetto, senza un chiaro sistema, poca la fiducia su chi siede in panchina. Il PSG dovrebbe far riflettere chi opta per il solo business nel calcio.
Punto secondo la scelta dell’allenatore. Un allenatore a trecentosessanta gradi, che si occupi in maniera assidua dai “grandi” sino ad arrivare al settore giovanile della squadra. Deve sicuramente saper costruire una squadra dalle ceneri e pochi al mondo lo sanno fare bene. Pep, Klopp e, mi costa molto ammetterlo, Antonio. Risparmiare su qualche stipendio e prendere un allenatore che lavori in questo senso potrebbe essere, con ogni probabilità, una scelta vincente negli anni.
Questione giocatori. Con chi ripartire? Qui le conclusioni sono certamente discutibili, ma ognuno esprime liberamente le proprie opinioni, il tutto supposto che quello che sto per scrivere sia realizzabile in termini economici e pratici.
Portieri: Szczesny non resta. Il primo portiere non ha mai guadagnato la mia fiducia, bisognerebbe avere un primo portiere con molto più carisma e talento. Buffon va benissimo come secondo e resta. Del terzo portiere non ne faccio menzione, data a mio avviso la poca importanza in campo. Per quanto riguarda la sua importanza in spogliatoio, ho pochi elementi per giudicare.
Difensori: Restano tutti. Meglio concentrarsi in altri settori all’interno della squadra. È innegabile che è il reparto che ha funzionato meglio. I gol subiti sono perlopiù frutto di un centrocampo assente in larga parte. Carente in ogni ruolo. Per capitan Chiellini forse è ora di appendere le scarpe al chiodo, il suo ruolo in squadra dovrebbe essere un altro.
Centrocampisti: Foglio bianco. Le scelte fatte in questi anni su questo settore sono state più che fallimentari dal punto di vista funzionale e del gioco. È triste dirlo ma non arriveremo mai in fondo a competizioni come la Champions League con giocatori come Bentancur e Rabiot. Giocatori di buon livello, ma non eccellenti e mai brillanti. Ramsey, Bernardeschi potrebbero anche restare, ma a questo reparto serve sicuramente altro. Quest’ultimo ha molte qualità che quest’anno purtroppo non abbiamo visto. Dovrebbero comunque rappresentare la panchina di un altro tipo di centrocampo, che è stato il vero tallone d’Achille di queste stagioni sottotono. Rivoluzione.
Attaccanti: Riformare. Un Ronaldo da riscoprire, da rimotivare. Impresa che non sarebbe difficile, date le sue doti fisiche e mentali. Si parla di un Ronaldo poco performante e ha numeri spaventosi, da numero uno in Serie A. Merita una categoria a parte nella costruzione della squadra. Lui e Messi sono giocatori che ogni allenatore vorrebbe nella costruzione della propria squadra. Morata e Chiesa restano. Kulu andrebbe gestito, al momento non è pronto per certe partite. Dybala è ora che cerchi fortuna da qualche altra parte.
E voi, cosa ne pensate?