

Premetto che ho un rapporto un po’ particolare con la Champions: contrariamente alla stragrande maggioranza dei tifosi juventini, ho accettato il fatto che sarà molto, molto difficile, vincerne una a breve. Le Champions League che avremmo dovuto vincere sono quelle legate ad altri periodi storici: non l’abbiamo fatto e le condizioni nel frattempo sono molto mutate. Oggi è molto più difficile ottenere questo risultato: ne sono consapevole, me ne sono fatto una ragione. Prendo quel che viene: se arriva, meglio, altrimenti pazienza. Sono, in buona sostanza, nella fase della “accettazione”: ho superato la negazione, la rabbia, e la rassegnazione, ma capisco bene chi non la vive come me.
Ad ogni modo, ieri sera la delusione è stata comunque cocente, soprattutto per come è maturata la sconfitta. Un breve giro sui social mi è bastato per capire che avrei fatto meglio ad andare a dormire (cosa che ho fatto, per inciso): colpa di Allegri, perché ha schierato Khedira e De Sciglio, che a questi livelli sono impresentabili; colpa di Allegri, che li ha tolti; colpa di Allegri che ha messo Barzagli; le colpe sui gol sono di Matuidi, Szczesny e Bonucci; colpa dei troppi gol sbagliati, perché ne sbagliamo sempre troppi; colpa di Matuidi, che certi falli non si fanno; insomma, come sempre, deve essere colpa di qualcuno. Poi magari è anche merito di Mata, che ha calciato una splendida punizione, o di Mourinho, che con i cambi ha svoltato la partita (e meno male che ha sbagliato formazione per gli 80 minuti precedenti).
A proposito di formazione… quella della Juve era abbastanza scontata: out Bernardeschi, Douglas Costa, Kean ed Emre Can, con Matuidi, Mandzukic e Cancelo acciaccati, Khedira e De Sciglio appena recuperati, non è che Allegri potesse inventarsi chissà che. Ed anche i cambi erano abbastanza telefonati: dall’inizio si sapeva che Khedira e De Sciglio non avrebbero potuto fare tutta la partita.
Di gol ne sbagliamo tanti, è vero, ma la Juve viaggia alla media di 2 gol a partita, ben distribuiti: miglior attacco del campionato, miglior attacco del suo girone. Si può fare meglio? Una cosa fatta bene può sempre essere fatta meglio, ma esiste comunque un limite “statistico” ai gol segnati.
Quindi? Quindi… niente. Prima della gara di andata, “chiunque” diceva che senza Khedira, Mandzukic ed Emre Can avremmo potuto soffrire a causa del mismatch fisico nei confronti dello United. Non solo. Mourinho è abituato a buttare in area i giocatori più grossi nel finale di partita, per sfruttare le mischie e le palle inattive (lo faceva anche ai tempi dell’Inter, con Materazzi), e così ha fatto anche ieri sera. Allegri, 4 minuti dopo l’ingresso di Fellaini, ha pensato bene di inserire kg e cm, proprio per contrastare questa mossa tattica. Non è bastato o è stato un errore? Non l’avesse fatto e avessimo subito i gol in quel modo, sarebbe stata comunque “colpa di Allegri”, giacché all’improvviso del “mismatch fisico” non si ricorda più nessuno.
Ecco, se proprio proprio devo dirne una, concediamo troppi calci di punizione dal limite, troppe occasioni da fermo agli avversari di mettere una palla in mezzo all’area, ossia troppe situazioni in cui tecnica e tattica vengono annullate, e rimane solo il mismatch fisico. Visto che è un errore facilmente evitabile, sarebbe ora che i giocatori la piantassero: non sempre può andarti bene, ieri l’abbiamo pagata con gli interessi.
La partita di ieri mi ha ricordato Juve-Frosinone: gara dominata, ben giocata, ma rovinata per una palla inattiva. Purtroppo (o per fortuna) il calcio è questo: esiste una forte correlazione tra “giocar bene” e “vincere”, ma “correlazione” non è la stessa cosa di “nesso di causa-effetto”, ed è proprio nello spazio tra queste due stati che si inserisce la beffa.
E quindi?
E quindi…. niente. Quando sono stati sorteggiati i gironi, “chiunque” ha detto che ci sarebbe stata lotta fino all’ultimo con lo United per il primo posto nel girone, e così sarà. Tutto come previsto. Calma e gesso, che se la correlazione fosse un nesso di causa-effetto, la Chl la vincerebbe il Barcellona, quindi tutto sommato ci fa comodo che esista questo spazio di “non correlazione”.
Finito il processo di autoelaborazione della sconfitta, consentitemi due parole su Mourinho. Premesso che da qualche anno ho la sanissima abitudine di non guardare alcun genere di talk show sul calcio e di spegnere la televisione non appena la linea passa dalla partita allo studio, purtroppo alcune volte resisto qualche minuto in più, per ascoltare le dichiarazioni del mister; così ho fatto anche ieri sera. Solo che si è presentato prima Mourinho.
“Sono stato provocato”, la sua giustificazione. E va bene, da lui non mi aspetto niente di buono, figuriamoci se potevo pensare al fatto che chiedesse scusa, invece di accampare una scusa. Ad onor del vero, a denti stretti ha anche detto: “a freddo non lo rifarei”, che molto vagamente potrebbe suonare tipo “forse ho sbagliato a farlo”, ma non è questo il punto. Il punto è che l’illustre consesso dei presenti, tra cui Capello, Del Piero (che tristezza, Alex sta ripercorrendo a marce forzate le orme di un Boniek qualsiasi) e il giornalista Paolo Condò, ha giustificato il gesto di Mourinho con la stessa scusa: è stato provocato.
La prima cosa che ho pensato, di getto, è stata: beh, ma allora credo proprio che dovrò rivalutare le vicende “Crozza-Benatia”, lo sputo di Douglas Costa e perfino la testata con cui Zidane ha steso Materazzi! Oppure loro non sono stati provocati?
Ma poi, davvero vogliamo parlare di “Mourinho vittima di provocazioni”? Ma sul serio vogliamo farlo? E facciamolo allora.
Partiamo dalla storia recente, e ripercorriamola a ritroso. Ieri sera Mourinho si è beccato una sequela di insulti, a cui ha risposto con un gesto che gli garantirà di riceverne altri alla prima occasione utile, perpetuando la tradizione. Perché li ha presi? Per il gesto delle 3 dita fatto a Manchester, alla fine della gara d’andata. Povera vittima. Gesto che aveva fatto, ancora una volta, in risposta agli insulti dei tifosi juventini. Insulti che si era garantito andando ad ostacolare, fuori dall’area tecnica ed in maniera assolutamente antisportiva, un tentativo di recupero palla di Bernardeschi. Non contento provvedeva pure a sgambettarlo, povera vittima. Fino a quel momento il bisogno di insultare e fischiare Mourinho non l’aveva avvertito nessuno (povera vittima).
Giusto per preparare un clima idilliaco, il social media manager dello United, non si sa se ubriaco, fumato o imbeccato, aveva presentato la partita contro la Juve con un bel post delirante, che poteva ottenere un solo risultato: provocare i tifosi juventini.
Andando ancora più indietro, il rapporto di Mourinho coi tifosi della Juve non è mai stato idilliaco. Ma, di nuovo, vogliamo ricordare le innumerevoli provocazioni del “personaggio Mourinho” durante i suoi anni in Italia? Mourinho che deliberatamente si è fatto paladino e portavoce di quella tifoseria che sommamente provoca i tifosi juventini, esibendo nella bacheca uno scudetto di merda e di cartone, mai vinto e sottrattoci per le ben note vicende? Ammesso (e non concesso) che non debba stare nella bacheca della Juve, certo non ha alcun titolo per stare in quella dell’Inter.
Mourinho neanche c’era, in quegli anni: che bisogno aveva di vestire quei panni, sgargiantemente provocatori?
A questo punto, considerando tutte queste provocazioni, facciamo bene a riempire Mourinho di insulti ad ogni occasione utile: se li è ampiamente guadagnati.
Dirò di più. Da ragazzo, quando il politicamente corretto non andava di moda, nella vita di tutti i giorni i provocatori alla Mourinho raccoglievano sberloni come foglie d’autunno, e sul conto prendevano pure il giusto rimprovero di chi la sapeva lunga: “ti sta bene, te la sei andata a cercare”. Era giusto menare questi rincoglioniti, anche se andavano a caccia di sberle usando l’esca che meglio si presta allo scopo, ossia la provocazione? Certo che no: ovviamente, è sbagliato reagire alle provocazioni…
Aspetta… “Ovviamente è sbagliato reagire alle provocazioni”…
Incredibile: chi l’avrebbe mai detto? Reagire alle provocazioni, a quanto pare, potrebbe essere sbagliato.
Ma il top del top non è questo: il top del top è provocare, beccarsi gli insulti, usarli come scusa per fare la vittima, provocare ulteriormente… e sentire pure persone che difendono il tuo comportamento!!!!
Ancora una volta, se mai ce ne fosse stato bisogno, ho avuto la conferma che restare davanti alla televisione un solo minuto in più dello stretto indispensabile nuoce gravemente alla salute.
Torniamo a pensare al calcio sul campo, che se la Juve giocherà così fino alla fine, potremo toglierci un sacco di soddisfazioni. Senza dimenticare che se quello con lo United fosse stato uno scontro diretto, alla faccia del bel gioco, della supremazia territoriale, degli half spaces, dei rigori negati, del possesso palla e di tutte le belle statistichine al posto giusto, oggi la Juve sarebbe eliminata.
Perché, alla fine, al di là di tutto quello che caratterizza una prestazione, nello sport professionistico quello che conta è il risultato.