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Juve-Villareal: chi di spada ferisce…

Mercoledì sera ero allo Stadium. Non vado spesso ma dovevo tener fede a una promessa e così mi è toccato (tutto bello, come sempre, a parte il risultato).

Il vantaggio di essere allo stadio, invece che a casa davanti alla televisione, è che puoi vedere tutto il campo, tutti e 22 i giocatori e i relativi movimenti. Quest’anno è stata la prima volta e devo dire che la partita è stata ben condotta dalla Juve, con un piano tattico che ha funzionato alla perfezione. Nel primo tempo. Poi, il buio.

Ma andiamo con ordine. In fase di non possesso la Juve lasciava il portiere del Villareal libero di giocare la palla, senza pressione. Morata e Vlahovic si limitavano a sorvegliare a vista i due centrali difensivi.

Appena la palla veniva giocata sui centrocampisti, Locatelli e Arthur alzavano la pressione (fuori campo della tv ho potuto apprezzare l’elastico che facevano De Ligt e Rugani, che lasciavano la linea difensiva per uscire in pressione, salvo poi rientrare velocemente se il pressing non portava i risultati sperati) e costringevano il Villareal a giocare la palla sugli esterni.

Il passaggio sugli esterni era il segnale che faceva partire la pressione, sempre molto efficace, che induceva i giocatori del Villareal all’errore.

 

Il piano tattico ha funzionato alla perfezione e il portiere del Villareal alla fine optava per il lancio lungo, facile preda dei difensori bianconeri. Qui un altro esempio, stesso risultato.

E via di seguito, sempre così.

Quando la Juve non poteva effettuare questo tipo di pressione, si rifugiava nella classica difesa posizionale, bassa e stretta, con una linea a 5. Strategia che avevamo già visto nella gara d’andata. Qui due momenti diversi della gara.

La strategia ha funzionato? Direi di sì. Il Villareal ha effettuato la bellezza di 3 tiri in porta (il rigore al 78′, il colpo di testa al 85′ e il rigore al 91′), tutti su palle inattive, e 3 tiri fuori, tutti nel primo tempo. Le statistiche di Szczesny dicono ZERO parate, ZERO prese alte, ZERO respinte di pugno.

In fase di possesso invece la Juve ha provato ad attuare due strategie: liberare gli esterni per l’ 1 vs 1 e andare al cross; il taglio degli attaccanti in profondità.

Qui di seguito una serie di esempi.

Morata.

Morata e De Sciglio.

Ancora De Sciglio.

Cuadrado.

Vlahovic.

Morata.

Ancora Vlahovic.

De Sciglio.

Ancora Morata.

Direte: ma sei andato a prenderle tutte?!? Certo che no; queste sono solo una parte di tutti i tentativi di imbucata che ho visto allo stadio.

Hanno funzionato? Parzialmente. Nel primo tempo più che nel secondo. Vi riporto lo sviluppo della prima occasione da gol in cui Morata ha colpito di testa, perché esemplificativa.

De Sciglio attacca lo spazio e viene servito sulla corsa. De Sciglio, non essendo bravo a saltare l’uomo nell’ 1 vs 1, deve essere servito sulla corsa, nello spazio.

Cross e area vuota: Rabiot e Arthur sono allergici ai 18 metri e quindi se ne guardano bene dall’entrarvi; Morata era fuori area a seguito dello sviluppo dell’azione e così in area rimangono solo Vlahovic e Locatelli.

Palla dall’altra parte, nei piedi di Cuadrado che, contrariamente a De Sciglio, è perfettamente in grado di saltare l’uomo partendo da fermo; cross sul secondo palo, dove nel frattempo si sono inseriti De Sciglio e Morata, e conclusione pericolosa. Rabiot e Arthur sempre a guardare.

Nel primo tempo la Juve ha effettuato 4 tiri in porta, 2 fuori, 3 respinti e colpito 1 palo. Nel secondo le cose sono andate meno bene: 1 solo tiro in porta, 3 fuori, 1 respinto. Di fatto, nel secondo tempo, zero occasioni da gol.

Che cosa è cambiato? Beh, il Villareal ha semplicemente smesso di giocare, schierando due linee molto basse in difesa e lasciando completamente l’iniziativa alla Juve. Queste le zone di gioco (fonte: whoscored.com).

La Juve ha effettuato molti più tocchi (768 vs 595), giocato prevalentemente nella metà campo avversaria, con maggior precisione, con un possesso palla che, nel secondo tempo, è stato di 67,2% vs 32,8% (58,3 vs 41,7 in totale), e perso 0-3.

3 episodi casuali, 3 errori individuali (Rugani, De Ligt, Danilo) e il Villareal si è portato a casa la partita. In pratica, Emery si è frullato la Juve con la stessa tattica che abbiamo visto mettere spesso in pratica da Allegri: difesa bassa e attenta, in attesa di sfruttare l’episodio favorevole.

Ovviamente la Juve ci ha messo del suo. Ancora una volta, di fronte a difese chiuse, la squadra è stata incapace di produrre un gioco offensivo degno di questo nome.
Torniamo un attimo alle imbucate che vi ho mostrato. Sapete quante sono andate a buon fine? Una. La prima. Quella del colpo di testa di Morata. Altre non ne ricordo.

Qui De Sciglio detta il passaggio in profondità. Arthur è libero, palla scoperta, frontale. Indovinate?

Palla orizzontale, a Rabiot.

Di nuovo Arthur, questa volta per Cuadrado.

Indovinate? Palla in orizzontale, a Locatelli.

Qui è Cuadrado che, invece di premiare l’inserimento di Vlahovic, serve la solita palla all’indietro.

Qui di nuovo Arthur con De Sciglio: stessa situazione di prima. Considerate che questa è la situazione perfetta per bucare una difesa alta, in linea: palla scoperta, vista frontale, esterno che attacca la parte alta della diagonale. Una volta che i tempi d’inserimento sono corretti, bisogna solo fare il passaggio. E invece.

Ho letto da qualche parte che Arthur, in una partita recente, ha ottenuto il fantasmagorico risultato del 100% di passaggi esatti. Non so se sia vero o se ci sia solo andato vicino, ma non è questo il punto. Le sue percentuali di precisione nei passaggi sono sempre altissime.
Per qualcuno può essere un dato che denota grande tecnica; per me, se un “volante” fa zero errori in una partita, significa solo che non fa niente: nulla di più del compitino basico. Se passi la palla sempre all’uomo più vicino, non sbagli mai.

A sinistra, poi, Rabiot tardava sempre a servire De Sciglio sulla corsa; quando De Sciglio si fermava per non finire in fuorigioco, allora Rabiot gli passava la palla nei piedi. Ovviamente De Sciglio, che certo non ha nel dribbling da fermo la sua migliore caratteristica (per usare un eufemismo), non faceva altro che ripassare la palla a Rabiot o, comunque, all’indietro o di lato.

Ed ecco così spiegata la zona rosso intensa della mappa di prima: questo continuo andare da una fascia all’altra, incapaci di premiare un’imbucata.

Ora. A meno che Allegri non abbia detto a esterni e attaccanti di provare queste imbucate e, contemporaneamente, abbia detto ai centrocampisti di non premiarle, c’è qualcosa che non funziona (La Palice scansate proprio). Come già detto in altre occasioni, quello che mi pare manchi a questa squadra, da anni, non sono le idee di gioco: è l’incapacità di metterle in pratica.

Allo stadio, per la prima volta nella sua interezza, ho potuto ammirare l’assoluta, totale, annichilente inutilità in fase offensiva di Arthur e Rabiot.

Senza Bonucci, gli unici che hanno provato qualche volta a servire le punte e a fare dei cambi di gioco sono stati Danilo e Locatelli. Decisamente troppo pochi.

Inoltre, ormai è palese che la squadra ha autonomia per un tempo di gioco. Qualche giocatore anche meno. Mi piacerebbe che fosse dovuto al fatto che giocano sempre gli stessi ma ho la netta sensazione che non sia per questo.

E così sul tavolo rimangono tre temi: l’assoluta inadeguatezza di certi giocatori a stare a certi livelli (mercato); per l’ennesima volta (!!!!), la mancanza di tanti giocatori nel momento decisivo della stagione (infortuni); la condizione atletica della squadra, assolutamente deficitaria (preparazione).

L’unico pensiero positivo che mi sovviene in questo momento di sconforto è che Allegri ha ancora 3 anni di contratto e forse, dico forse, invece di pensare di cambiare il quarto allenatore in 4 anni, si metterà mano finalmente e una volta per tutte a quelli che sono i problemi più grossi di questa squadra: infortuni, giocatori a fine corsa e/o scarsi, preparazione atletica.

E Allegri? Beh, che nel secondo tempo si fosse persa l’inerzia della partita e che non avremmo cavato un ragno dal buco neanche giocando una settimana era un’idea che si stava formando nella testa di molti. Morata non ne aveva più, Cuadrado aveva perso smalto, De Sciglio era diventato inutile (più per colpa di Rabiot e del cambio di tattica del Villareal che per colpa sua, ma tant’è), la tattica che stavamo attuando non portava da nessuna parte: pur concedendogli l’attenuante di avere poche soluzioni in panchina, un cambio tattico e alcuni giocatori freschi per provare a cambiare l’inerzia della partita li aveva a disposizione.

Che sia stato per una mancata lettura della partita o perché voleva tenersi i cambi per i supplementari, sta di fatto che col senno di poi la scelta si è rivelata errata.

E non è la prima volta. L’Allegri che ci aveva abituato a cambiare le partite con le sostituzioni, l’Allegri che addirittura si teneva volutamente in panchina la sostituzione decisiva come asso nella manica, da sfoderare al momento giusto, sembra essersi smarrito tra le nebbie di una rosa inadeguata e una stagione balorda.

Per quest’anno va così, era una stagione di ricostruzione e non mi aspettavo molto di più (da lui qualcosa in più, a dirla tutta, sì), ma l’anno prossimo queste defaillance non saranno più ammesse. Soprattutto, farsi infinocchiare dalla sua stessa tattica, con lui nella parte del Sarri di turno, non voglio più rivederlo.

Men che meno dal vivo, che lo smacco è doppio.

PS. I fischi finali dello Stadium non mi sono proprio piaciuti. Li capisco, capisco la delusione, ma non li condivido. Non per questa partita.

#FinoAllaFineForzaJuventus

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