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Juventus – Fiorentina 3-1: La guerra di Mario

Amici tifosi gobbi, dopo la partita di ieri sera non ci rimane da fare che una cosa: uscire, scendere per le strade, farsi sentire e urlare a squarciagola: “SIAMO TORNATI CAZZO!”.

Si, perché dopo la sesta vittoria consecutiva, dopo aver rosicchiato punti su punti a Roma, Fiorentina e Barcel…ehm volevo dire Napoli (a volte mi confondo tra le due squadre visto il livello di gioco quasi uguale), dopo aver rivoltato come un calzino il nostro destino in campionato (e qui il primo a fare mea culpa voglio essere io che dopo Sassuolo avevo decretato la nostra uscita dai giochi) e dopo aver schiantato la Fiorentina possiamo e dobbiamo dirlo: SIAMO TORNATI!

Non so esattamente cosa sia cambiato in squadra, se siano volate parole grosse, se qualcuno sia venuto alle mani con qualcun altro e fondamentalmente non me ne frega niente.
Mi importa solo che da quella serata sciagurata la Juve piano piano si sia ritrovata: sempre più sicura, cattiva, cinica, concreta e tignosa giornata dopo giornata, vittoria dopo vittoria. E ora nessuno si permette più di sfotterci dopo i balbettii iniziali, nessuno ride sotto i baffi e forse tra poche settimane quello italiano tornerà ad essere un campionato noioso e poco allenante. Noi almeno lo speriamo.

Si, siamo tornati a fare paura e anche stasera, come in altre occasioni, c’è stato uno in campo che da solo ha messo ansia e tolto sicurezza alla squadra avversaria. Lui, Mario Mandzukic.
E’ lui più di tanti altri l’anima di questa Juve: non bella a tutti i costi, a tratti può sembrare noiosa, disordinata, sbilenca, sul punto di cadere ma mai doma, non si arrende, lotta fino all’ultimo pallone e alla fine la pagnotta la porta a casa. E così è lui, generoso, un po’ folle (la scivolata su Tatarusanu è da pazzi per i rischi ha corso), non toglie mai il piede, non casca, da tutto ed al momento giusto ci mette lo zampino per un altro gol pesante.
Ma quello che adoro di più e che rappresenta l’anima di questa squadra è il suo sguardo, di quelli che inceneriscono l’avversario (vero Vecino) e che danno la carica ai compagni come nell’esultanza rabbiosa dopo il gol. Sembra quasi che ogni volta che scende in campo voglia giocare una sua personale guerra contro il resto del mondo: e allora rincorri il difensore, entra in scivolata sul portiere, rientra a centrocampo a contrastare, torna in difesa, passa la palla a Pogba anche se gli avevano fatto fallo.
Davvero non capisco come si sia potuto criticare il suo acquisto in estate: forse l’endorsment da parte dei difensori bianconeri parve poco sincero (quando dissero che nel doppio confronto contro il Bayern del 2013 era stato l’attaccante più difficile da marcare), forse si aspettavano solo il classico lungagnone da area di rigore, ma Mario Mandzukic è molto di più e lo sta dimostrando a forza di gol pesantissimi.

Ma non è solo la sua Juve, è anche la Juve di Dybala che partita dopo partita diventa sempre più decisivo e indispensabile andando oltre ogni più rosea aspettativa. I presupposti per il flop c’erano tutti: un prezzo esorbitante, il passaggio da una squadra di media classifica ad una di vertice, una squadra che non ingranava, in tanti non vedevano l’ora di stroncarlo appiccicandogli l’etichetta di nuovo Giovinco.
Non è andata così, spiace per loro, il ragazzo si è preso la maglia che fu di Zidane e di Pirlo e la sta onorando nel migliore dei modi con carattere, giocate d’alta classe e gol, bellissimo anche quello di ieri sera all’ultimo minuto, dopo una partita dove aveva speso tantissimo.

E’ anche la Juve del sempiterno reparto difensivo Buffon – Barzagli – Bonucci – Chiellini, un quartetto ormai da consacrare alla storia, al pari di mostri sacri come Zoff, Gentile, Cabrini, Scirea e tanti altri che entrando in campo facevano capire agli avversari che da lì non si passava.
Non so come faremo un domani senza quei quattro, e lo dico al netto delle cazzate periodiche che compie Chiellini: il punto è che mi hanno abituato troppo bene, anche ieri sera Buffon è stato pressoché inoperoso.
Un tiro in porta (quello del rigore), uno in tutta la partita da parte di una squadra abituata a concludere con estrema facilità; tenevano palla, la facevano girare, rigirare e rigirare un’altra volta, poi arrivavano verso l’area di rigore e trovavano quei tre che con le buone o le cattive hanno fatto capire che non c’era trippa per gatti.

Ma questa non è solo la Juve di chi scende in campo, è soprattutto la Juve del suo allenatore, di quel Max Allegri che non verrà mai amato fino in fondo da buona parte di questa tifoseria.
Un po’ mi spiace (molto), ma cercare di riportare alla ragione certa tifoseria è come provare a fermare la deriva dei continenti, impossibile. Ed anche inutile, perché in fondo se non si godono queste vittorie i problemi sono tutti loro.
Tornando a Max, mi piace questo suo atteggiamento da “facciamo di necessità virtù”: inutile stare a rincorrere il miraggio del bel gioco fine a se stesso, del risultato che arriva sicuramente dopo la prestazione, ciò che contano sono i tre punti e se arrivano dopo aver tirato 250 volte in porta bene, se arrivano giocando così così bene lo stesso.
Dopo un avvio incerto, dove anche lui non era certo esente da colpe, è riuscito a scuotere la squadra e a fargli tirare fuori quell’orgoglio e quella cattiveria che parevano spariti. Come sta andando lo vediamo: sei vittorie di fila, sei punti dalla prima in classifica, un quarto posto recuperato, il girone di Champion’s League superato con un turno di anticipo.
Ci sarebbe poi anche da discutere sul concetto di bel gioco, perché alla fine la tanto decantata Fiorentina ieri sera ha tirato una volta in porta in 94 minuti pur avendo tenuto la palla per quasi tutta la partita. Il bel gioco è quindi questo? O quello del Napoli che contro la Roma mi stava quasi per far addormentare?
Io ieri sera ho visto una squadra che ha giochicchiato con la palla fino a centrocampo, che ha cercato di pressare alto solo nel primo tempo e che ha lasciato solo l’unico attaccante per tutta la ripresa; poi ho visto anche una squadra che, al di là di alcune (molte) imprecisioni, era messa bene in campo ed ha saputo dare una lezione di tattica e di calcio.
Inutile dire che la prima era la Fiorentina, la seconda la Juve.
Con buona pace del nuovo guru Paulo Sousa, che ieri sera ha ricevuto una bella lezioncina dal nostro buon Max Allegri.

Infine, considerazione personale: la vittoria contro la Fiorentina lascia sempre il sorriso in bocca, specialmente in un periodo come questo dove le distanze tra le due squadre non sono poi così enormi, anzi.
E’ bello sapere che, dopo i soliti proclami prepartita, dopo l’illusione del gol su rigore, dopo aver tenuto il pallino della partita, alla fine rimangono con l’amaro in bocca dopo essere stati impallinati ben bene.
E non lasciatevi condizionare dai soliti, triti e ritriti discorsi sull’arbitraggio.
Andate oltre la patina comica di certe uscite come “Dopo il rigore ha arbitrato a senso unico”, il punto è che sotto sotto darebbero l’anima per vederla vincere come abbiamo vinto noi ieri sera.
Non ve lo diranno mai ma è così.

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