

“Come sempre è la festa
Di un leggero uccello che va,
Come sempre è la festa
Di chi è”
(M. Pagani-F.Mussida)
Ricordo che lo scorso 6 Giugno quelle persone che lavorano dietro le quinte in questo sito (e li voglio nominare e ringraziare subito, cioè Salvatore Scarso e Giulia Magazzù), permettendo che i miei pezzi siano presentabili e corretti nonché lanciati in rete, mi chiesero: “Ce l’hai fatta a scrivere qualcosa dopo una partita come questa?”.
Si, non so come mai ma le parole riesco a trovarle nei momenti difficili.
Non riesco a trovarle invece nei momenti belli, quando avrei voglia solo di affacciarmi alla finestra e urlare la mia gioia a tutta la via.
E avrei voglia di essere allo stadio per vedere, incitare e ringraziare questo splendido gruppo che amo, che mi fa sospirare, incazzare, esultare e quasi piangere come quando ero bambino.
Ecco, sono questi i momenti in cui non riesco a trovare le parole e fatico a inquadrare tutto quello che questi ragazzi hanno fatto in questi ultimi 7 anni.
È qualcosa di grande, magnifico, monumentale, sono anni destinati a passare alla storia del calcio perché nessuno aveva mai fatto prima quello che sta facendo questa squadra e nessuno lo farà per molti anni a venire (come dicevano gli amici di Radio J3S nella puntata di lunedì scorso).
E noi li stiamo vivendo questi anni, e potremo raccontare a chi verrà dopo di noi la Grande Juve di Conte e di Allegri, quella dei 7 anni passati a dominare in lungo e in largo in Italia e a dare battaglia anche in Europa sfiorando, ahinoi, la grande impresa due volte.
Siamo noi che racconteremo di come abbiamo annientato e raso al suolo chi aveva cercato di mandarci all’inferno e chi godeva nel vederci decaduti, al grido di “Non si fanno prigionieri”, gente che non si scordava di sfotterci anche se eravamo ridotti ai minimi termini e questi stavano, non si sa come mai, sul tetto d’Europa.
Li abbiamo ridotti ad esultare solo quando qualcuno più forte di noi in Europa ci sbarra la strada a fatica, questo mi basta e mi avanza.
Ma torniamo a noi e alla nostra splendida squadra.
Era una finale secca stasera, come sempre guardavamo la partita con le dita incrociate visto il nostro feeling con certi appuntamenti ed i primi 45 minuti confermavano questa impressione: partita incerta, squadre con la paura di sbagliare, tutti sapevano che al primo errore la partita e la Coppa avrebbero preso una determinata direzione.
Spettava solo ai giocatori in campo decidere dove mandarla e i nostri si sono convinti nel secondo tempo nel riportarla a Torino per la tredicesima volta e per il quarto anno di fila.
Sono stati quei classici 8 minuti da Juventus, quando all’improvviso la squadra ha una fiammata e nel giro di poco uccide una partita fin lì tutto sommato equilibrata.
Non si riesce a spiegare il perché, non conosciamo il motivo per cui succede, però non fai in tempo ad esultare e a gasarti per un gol che guardi il tabellino in alto nel teleschermo e leggi 3-0.
Come 3-0?
Eh si, perché in quei pochi attimi la squadra ha approfittato dello smarrimento dell’avversario per infierire senza pietà, azzannandolo e facendolo stramazzare al suolo, chiudendo di fatto la partita e regalando ai tifosi la gioia massima di scandire gli “Olè” a 25 minuti dalla fine.
Una roba mai vista, una goduria massima per noi con la doppietta di Benatia e il gol del funambolo Douglas Costa, per non parlare delle giocate di Dybala e di Pjanić (che però non doveva giocare in virtù dell’espulsione di San Siro), della grinta di Mandžukić (IDOLO ASSOLUTO NELLO SCONTRO CON BONUCCI) e di Cuadrado a suo agio nel ruolo di terzino ma con la voglia matta di puntare verso l’area avversaria.
Poi ci sono loro, i Barzagli e Buffon in campo dal primo minuto, una sorta di ultimo giro d’onore per Gigi prima del gran finale, una delle ultime da protagonista per Barzagli, che da quanto si capisce il prossimo anno farà quasi da chioccia per le nuove leve.
Eppure…eppure li vedi sempre concentrati, mai una sbavatura, sempre pronti a darsi il cinque per un’occasione da gol sventata, sempre pronti a caricare e a strigliare la squadra: e come loro anche quelli in panchina, quelli come Chiellini, Marchisio e Lichtsteiner, presenti e protagonisti da quel lontano ritiro di Bardonecchia nel 2011 quando ci snobbava Di Natale e la gggente tifosa voleva la conferma di Aquilani invece del bollito di Pirlo e voleva anche un centrale coi controfiocchi come Lugano.
Loro sono la Juve, e anche da lì riescono a dare il loro contributo affinché la squadra non si fermi o non consideri già chiusa la partita, perché le vittorie sono sempre difficili da portare a casa, anche se sei sul 3-0 e l’avversario sembra morto.
Poi c’è stata quella passerella finale per Marchisio e la sorpresa al momento della premiazione.
Ci aspettavamo Buffon a sollevare la Coppa, abbiamo visto Barzagli, Marchiso e Lichtsteiner alzarla contemporaneamente.
Inutile cercare di spiegare un gesto del genere, è l’essenza e l’anima della Juventus, è qualcosa che va oltre i sentimenti, è la voglia di vincere e di lottare, di rialzarsi sempre, è il voler sempre mettere il gruppo davanti a tutto e a tutti.
È la Juventus signori e lo si può capire solo se la si ama.
Ma passiamo alle cose formali.
È stata un’umiliazione con i controfiocchi per quelli là, quelli delle settecempions, quelli più acidi e assatanati contro di noi negli ultimi anni, quelli che la (bella) coreografia prima della partita era un poker con tanto di all-in.
Un poker c’è stato, ma lo abbiamo fatto noi riuscendo anche nell’impresa di far segnare Kalinić.
Il fatto che abbia segnato nella sua porta per il 4-0 finale è un banalissimo dettaglio.
È stata un’umiliazione ancor più bella del 6-1 di lippiana memoria, perché all’epoca erano comunque una grande squadra, oggi hanno solo l’arroganza e la tracotanza del loro ex (per modo di dire) capo ma si ritrovano con una squadra modesta, che ovviamente spacciano per una di fuoriclasse perché l’arte del bravo venditore ce l’hanno nel sangue.
Se la meritavano, per tutta la bile che c’hanno riversato addosso negli ultimi anni, per quanto hanno goduto delle nostre sconfitte, dalle finali di Champions League alla serata di Madrid.
E ora mettano pure in loop il rigore decisivo di Manchester che noi gli abbiamo piazzato 4 pere nel baugigi.
Dispiace solo per Gattuso, uno degli ultimi superstiti di una grande squadra con una grande mentalità, che ovviamente prova grande rispetto per noi (e che c’ha battuto più di una volta).
E ora godiamoci questo ennesimo trionfo, l’ottavo di quel grande allenatore chiamato Massimiliano Allegri, facciamo quanta più festa possibile nei prossimi giorni e domenica chiudiamo anche la pratica scudetto, sempre a Roma, contro la Roma.
Perché se è bello sbattere una Coppa Italia in faccia al Milan, anche uno scudetto in faccia alla Roma non è poi così malaccio.
Ma quanto è bello tifare Juventus, dite la verità?
Keep the faith alive e forza Juve!
PS1: È giunto il momento di tirare fuori dal cassetto il bandierone, da stasera sarà bello vederlo sventolare dal balcone di casa…
PS2: Mentre vi scrivo mi torna in mente una cosa: ho visto il primo tempo insieme a mio figlio, che da qualche tempo mostra un interesse più marcato verso il calcio e verso la Juve.
A un certo punto mi dice: “Ricordo quando abbiamo vinto 4-0 contro il Torino, faremo così anche stasera?”
E io, col mio solito ottimismo da finale: “Ehhhh, magari…”.
Ma lui ci credeva.
Domani mattina sarà bello dirgli che quel suo desiderio la Juventus l’ha esaudito…
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