Dal concept alla realtà
Il primo stadio di proprietà in Italia (parliamo del primo impianto sportivo moderno dedicato esclusivamente al calcio) è lo Juventus Stadium, inaugurato in data 8 settembre 2011. Il cammino è stato lungo, difficile e si è concluso regalando alla città di Torino un vero e proprio gioiello in grado di conferire lustro all’area periferica in cui sorgeva il vecchio Delle Alpi.
Partiamo dal principio, dunque: il Delle Alpi venne costruito per ospitare le partite dei Mondiali di Italia ’90 nella zona nord-occidentale della città, a due passi dal comune di Venaria. Progettato dallo studio Hutter, poteva contenere quasi 70.000 spettatori e la sua realizzazione richiese soli due anni di lavori anche grazie al largo utilizzo di componenti prefabbricate. Una volta conclusa la manifestazione internazionale apparve evidente che, così com’era, il Delle Alpi risultava sovradimensionato oltre che non adatto al calcio e alla città di Torino, con la pista di atletica ad allontanare il pubblico dal campo e a “raffreddare” ulteriormente l’atmosfera.
L’idea dello sviluppo societario improntato a un modello di calcio britannico, applicata alla Juventus, venne concepita da Antonio Giraudo, divenuto Amministratore Delegato nel 1994 per volere di Umberto Agnelli. La volontà di dotarsi di uno stadio di proprietà come asset societario imprescindibile per mantenere elevato il livello di competitività tecnico-economica, allineandosi così ai club più importanti d’Europa, risale proprio a quell’epoca. Il lavoro di Giraudo trovò terra fertile e facile riscontro, però, solo una decina di anni dopo, ai tempi della prima Giunta Chiamparino (divenuto Sindaco nel 2001) che si dimostrò ben presto un interlocutore aperto e ben disposto nei confronti delle idee rivoluzionarie (per l’Italia) dell’economista torinese.
Con una Deliberazione della Giunta Comunale del 20/12/2002 (poi ratificata dalla “sala rossa”, sede del Consiglio Comunale di Torino con Deliberazione n.27 del 17 febbraio 2003) viene stabilita l’acquisizione per 99 anni da parte della Juventus S.p.A. del diritto di superficie dell’area dello stadio Delle Alpi verso il corrispettivo di 25 milioni di euro. A quei 25 milioni dovranno essere sommate le spese sostenute dalla Juventus per la parziale demolizione e la ricostruzione dell’impianto, nonché per le opere di urbanizzazione, con un investimento complessivo pari a circa 120 milioni di euro (a fronte di una previsione iniziale stimata in 105 milioni di euro), coperto in parte da fondi della società stessa, in parte da un mutuo acceso dalla Juventus F.C. presso il Credito Sportivo (istituto creditizio con capitale ripartito tra diversi partecipanti, tra cui la Cassa Depositi e Prestiti ed il C.O.N.I.).
Negli anni successivi, quelli dedicati alla predisposizione del progetto e degli atti burocratici necessari alla sua approvazione, si scatenò l’inferno sportivo di “calciopoli” e l’iter per la realizzazione del “progetto stadio” subì un brusco rallentamento a causa del ridimensionamento economico dovuto alla retrocessione in serie B. Tuttavia l’opera già avviata dai predecessori venne proseguita dalla nuova dirigenza: con Delibera del 18 marzo 2008 (Link al PDF del Resoconto Intermedio di Gestione al 31 Marzo 2008) il C.d.A. approvò la costruzione del nuovo stadio su progetto architettonico redatto dagli studi GAU e Shesa con la supervisione degli architetti Hernando Suarez e Gino Zavanella, parte strutturale curata dall’ingegner Massimo Majowiecki, e design prodotto dalla celebre matita di Fabrizio Giugiaro. I lavori di demolizione del vecchio “Delle Alpi” cominciarono nel novembre dello stesso anno e richiesero poco meno di cinque mesi. La zona del terreno di gioco e tutta la parte strutturale al di sotto del piano di campagna (che si trova ad una quota superiore di 10 metri rispetto al campo) sono state recuperate, così come buona parte dell’acciaio, consentendo una notevole riduzione dei costi. I lavori di costruzione vera e propria dello Juventus Stadium durarono fino all’estate del 2011 culminando con la spettacolare inaugurazione il giorno 8 settembre.
Il nuovo tempio della Vecchia Signora: la struttura e l’atmosfera
Lo Stadium è un impianto all’avanguardia, sicuro, adatto anche alle famiglie e dotato di ogni comfort. Le tribune, distribuite su due anelli, possono contenere circa 41.000 spettatori, di cui 3.600 “premium” (con servizi esclusivi dedicati) e circa 2.000 riservati agli ospiti. Tutti i posti sono al coperto grazie all’avveniristico “tetto” pensato anche per creare un “effetto bolgia” che moltiplica il rumore generato dei tifosi durante le partite.
L’intera copertura è costituita da moduli prefabbricati, formati da pannelli in PVC e travi spaziali ad arco, incernierate ad una estremità sulla struttura perimetrale e poggianti all’altra estremità su 4 enormi travi reticolari in acciaio, sospese grazie quattro fasci di cavi in acciaio (stralli) accoppiati e sostenuti dai due coppie di puntoni ubicati in corrispondenza delle tribune nord e sud. Questi ultimi costituiscono un elemento di continuità rispetto al Delle Alpi oltre che il vero e proprio marchio di fabbrica dello Stadium; con gli 86 metri di altezza ne caratterizzano fortemente l’aspetto esteriore, andando anche a ridisegnare lo skyline della città. L’impatto è talmente forte da spingere i grafici ad utilizzare i due “pennoni” per il logo dello Juventus Stadium, non tralasciando il fatto che la forma degli stessi ricorda senza dubbio la “A” di Agnelli, una firma a caratteri cubitali nel cielo di Torino.
Uno dei “pomi” della discordia nel dibattito tra i tifosi sui difetti dello Stadium è la presenza dei quattro tiranti (in realtà quattro coppie) posti in corrispondenza dei vertici interni della copertura. Erroneamente si attribuisce ad essi la funzione di “sostegno” al peso della copertura stessa, in realtà la loro presenza impedisce al tetto di “volare” oltre a conferire maggiore rigidità complessiva: i cavi esterni, dunque, sorreggono il peso, i tiranti interni contrastano l’effetto “vela” della copertura (studiata nella galleria del vento).

Lo schema è a titolo esemplificativo: non sono stati inseriti i pesi degli elementi strutturali (ad esempio le travi reticolari) oltre alla parte di carico sorretta dai pilastri in acciaio presenti al di sotto delle tribune, dovuta al peso delle tribune stesse.
Entrare nel merito costituirebbe un ulteriore digressione (in questa sede inutile e troppo tecnica) e richiederebbe probabilmente parecchie pagine di discussione: diciamo solo che altre soluzioni sarebbero state possibili, ma avrebbero comportato maggiori costi e sicuramente un aspetto diverso di tutta la struttura. Probabilmente per cercare di “ricalcare” il più fedelmente possibile il progetto iniziale è stata scelta questa via progettuale quale soluzione del “problema copertura”. In questo modo dall’interno si ha l’impressione, davvero fantastica, di un tetto sospeso in aria; comunque una partita vista da dietro i tiranti è sempre meglio di una qualsiasi da buona parte delle tribune italiane.
Acustica e visibilità sono di un livello mai visto prima, grazie a dotazioni avveniristiche come l’impianto audio, l’illuminazione di campo (integrata in una sorta di “carter”) e tribune ed i due maxischermi (nella parte retrostante di ciascuno di essi é presente un altro schermo, più piccolo, che permette anche ai tifosi situati al secondo anello delle tribune nord e sud di vedere le immagini).
I seggiolini, bianchi e neri, vanno a comporre le sagome di Platini e Scirea nella tribuna est, mentre nelle tribune nord e sud compaiono, con lo stesso metodo, tre stelle gialle su sfondo bianco. Gli spettatori della prima fila si trovano a 7,5 metri dalla linea laterale, uno spettacolo assolutamente unico.
Gli spazi esterni sono molto curati ed un paio di elementi balzano subito all’occhio. Uno di questi è il “rivestimento” del secondo livello, ideato appunto da Giugiaro, costituito da pannelli in alucobond verniciati con diverse tonalità di grigio in modo da conferire movimento alla struttura. In alto una banda tricolore interrotta dalle tre stelle percorre l’intero perimetro dello stadio, andando a richiamare la verniciatura dei quattro pennoni.
Un altro elemento architettonico molto significativo è l’anello superiore esterno, pavimentato in resina, anch’esso con le tonalità di grigio presenti nel rivestimento metallico. In questa pavimentazione sono state “incastonate” le 50 stelle con i nomi delle leggende scelte dai tifosi: da Nedved a Boniperti, da Del Piero a Sivori, da Zidane a Vialli, tutti presenti per comporre la “walk of fame” made in Juventus.
Sul lato est è posta un’area commerciale di 34.000 mq con negozi, ipermercato, ristoranti e servizi di vario genere, oltre allo Juventus store principale all’interno dell’impianto (ve ne sono anche altri in diverse zone).
Lo Stadium è tutt’ora senza un nome ma la Juventus ha già ceduto i naming-rights alla Sportfive, per un corrispettivo di 75 milioni di Euro in 12 anni. Per chiarire definitivamente la questione diciamo che 42 milioni sono stati incassati subito da Juventus, mentre i restanti 33 verranno spalmati nell’arco dei 12 anni, quindi in rate semestrali da 1,375 milioni di Euro, a prescindere dal fatto che la Sportfive trovi o meno un marchio (i bene informati dicono debba essere comunque di gradimento della Juventus).
Nel maggio del 2012 è stato inoltre inaugurato il J|Museum, posto presso il comparto est, anch’esso avveniristico e basato sulla multimedialità più che sulla mera esposizione di trofei e cimeli. Nel marzo del 2016, infine, è stato inaugurato il J|Medical, centro sanitario posto in adiacenza al museo. Grazie al museo, al tour guidato, al J|Medical e all’organizzazione di eventi (quali ad esempio alcuni workshop o la finale di Europa League 2014), lo stadio, come dicevamo, vive sette giorni su sette, fatto impensabile prima d’ora in Italia.
Piccole e grandi “smagliature”
Bellezza e fascino di questo impianto sono sotto gli occhi di tutti e sono indiscutibili. Tuttavia ci sentiamo di focalizzare l’attenzione su alcune pecche anch’esse abbastanza evidenti.
Le partite si giocano sul campo, elemento fondamentale per fornire un bello spettacolo al pubblico e mettere i campioni nelle condizioni ideali per potersi esprimere al meglio. Non sempre, però, il prato dello Stadium è stato all’altezza della situazione, non a causa delle rigide temperature dell’inverno torinese (le serpentine poste al di sotto consentono il riscaldamento del manto erboso e impediscono la formazione di ghiaccio o l’accumulo della neve) quanto piuttosto alla difficoltà dell’erba di crescere uniformemente a causa della carenza di luce e aria. Il sottofondo, inoltre, è spesso risultato irregolare e dalla consistenza variabile, causando spesso il distacco delle zolle e quindi il rimbalzo irregolare del pallone.
Un’altra problematica è legata al sistema di gestione dei tagliandi, non sempre efficiente, come molti lamentano. Reperire biglietti online è impresa titanica e spesso si vedono dei vuoti sugli spalti nonostante il sold-out, dovuti alle difficoltà nella cessione del biglietto da parte degli abbonati. Occorrerebbero inoltre maggiori controlli all’ingresso e sulle tribune per evitare le cessioni illegali degli abbonamenti, oltre che sui posti assegnati anche nel settore ospiti in maniera da evitare episodi di violenza e vandalismo.
Le aree “intermedie” tra la parte esterna e il catino vero e proprio dello Stadium non sono particolarmente curate: qui sono presenti, ad esempio, aree di ristoro e servizi igienici ma i comfort che troviamo nell’area commerciale e sulle tribune non ci sono. La pavimentazione è in cemento, mancano percorsi coperti (se piove o nevica per prendere un panino o andare al gabinetto sarete costretti a bagnarvi o ad aprire l’ombrello a seconda del settore) ma i margini di miglioramento ci sono tutti.
Infine veniamo alla capienza, che ha acceso il dibattito tra i tifosi fin dal giorno in cui è stata reso pubblico il progetto definitivo. I 41.000 posti dello Stadium rappresentano sicuramente una precisa scelta da parte della Juventus, mirata ad avere un impianto dai costi di gestione contenuti e sempre (o quasi sempre) pieno e “caldo” dal punto di vista del tifo. L’obbiettivo è stato raggiunto al 100% anche se con questa capacità la società si è preclusa l’opportunità, ad esempio, di ospitare una finale di Champions League, oltre che di far felice un maggior numero di tifosi. Alcuni si chiedono, già dopo soli due anni di vita, se sia possibile un ampliamento che porti l’impianto ad una capienza di almeno 50.000 posti e qui entriamo nel campo delle ipotesi: in teoria qualsiasi struttura è ampliabile o ridimensionabile, si tratta di fare le necessarie valutazioni costi/benefici che comporterebbe una modifica così onerosa dal punto di vista economico. Realisticamente è però impensabile che si decida di intervenire in tal senso, almeno a breve termine, in quanto l’impianto è “giovanissimo”, funzionale così com’è e rappresenta il fiore all’occhiello di una società tornata finalmente nell’Olimpo del calcio italiano ed internazionale.
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