

“Allegria Brian!
Sai come si dice?
Nella vita ci son fatti che ci fanno uscire matti!
Altri ancora fanno di tutto perché alfin tu sia distrutto,
ma chi affoga nella merda la pazienza mai non perda!
Schiocca le dita su, è la vita, e rose e fiori vedrai che avrai e…”
Non mi ricordo chi lo ha detto, ma sono d’accordo con chi sostiene che nella vita non vai avanti se non hai senso dell’umorismo e non cerchi di vedere sempre il lato positivo in ogni cosa che ti succede…
Oddio, come inizio di articolo è abbastanza raccapricciante, vediamo subito di dare una sterzata decisa e riportiamo il tutto in un alveo molto più consono all’atmosfera post Champions.
Perché, si sa, noi tifiamo una squadra che quando scende in campo in Champions e sente quella musichetta si impaurisce.
Come?
Ieri sera non è stato così?
Ah già, che strano, abbiamo cominciato alla grande: un minuto, una punizione che diventa un assist perfetto di Pjanic per Higuaín che incrocia perfettamente dal limite dell’area sorprendendo difesa e portiere del Tottenham.
Passano pochi minuti, Bernardeschi falciato in area di rigore, penalty sacrosanto, Higuaín dal dischetto e andiamo sul 2-0! Dopo 9 minuti!
Meglio di così proprio non si può, li abbiamo appena tramortiti con un uno-due pesantissimo, ora la gara la facciamo andare come vogliamo noi.
Eh no, non chiedetemi perché ma dopo 9 minuti comincia la vera partita e la Juventus si spegne.
Lungi da me voler capire qualcosa di calcio, ma ieri sera, dopo il 2-0, la prima cosa che ho fatto quando sono tornato in me dopo l’esultanza è stata quella di guardare l’orologio.
E sarò sincero, ero preoccupato: forse con il passare degli anni sto diventando sempre più apprensivo (e vivo male le partite), forse non mi fidavo di una squadra un po’ troppo sbilanciata in avanti, ma diciamo che forse ne avevo viste troppe di partite buttate al vento in Europa per restarmene tranquillo.
Tralasciando le finali di Champions, ero ragazzino quando ci facemmo uccellare nel doppio confronto da un modesto Barcellona nel 1986, oppure nel 1990, in semifinale di Coppa UEFA quando ci complicammo maledettamente la vita contro il Colonia concedendo 2 gol nel finale e passando da 3-0 a 3-2, rendendo il ritorno una sofferenza continua e tremenda.
Per non parlare di quando regalammo nel 1995 al Parma una Coppa UEFA e a Dino Baggio la gloria (perché noi siamo generosi), oppure quando la primissima Juve di Ancelotti affrontò nel ritorno della semifinale di Champions il Manchester United in casa.
Partivamo da un buon 1-1 strappato all’ Old Trafford, che poteva tranquillamente essere 0-1 ma anche in quel caso c’è da andare alla voce partite sprecate, e nei primi minuti (sic!) il nostro centravanti (sic!!) Pippo Inzaghi ci portò sul 2-0 (sic!!!): fu a quel punto che la squadra si spense (sic!!!!) consegnando il campo agli avversari (sic!!!!!) che ribaltarono il risultato e si guadagnarono l’accesso alla finale.
Forse era per questo che ieri, ma in generale sempre, non ero tranquillo neanche sul 2-0.
Purtroppo le mie paure erano fondate.
Come mai?
Mah, ne ho sentite tante da ieri sera: squadra senza attributi, ce la facciamo sempre sotto, non sappiamo gestire certe partite, modulo sbagliato, partita preparata male da Allegri, troppi infortuni ecc…
Al di là dei toni deliranti, c’è del vero in tutto questo e stamani lo ammetto (ieri sera no).
– Non è possibile spegnersi dopo che in 10 minuti hai rifilato 2 gol ad una squadra come il Tottenham: in condizioni ordinarie una squadra si esalta, azzanna sempre di più l’avversario, lo costringe alla resa, infierisce quanto può.
La Juve no, dopo il doppio vantaggio è entrata nel panico, alcuni giocatori non sapevano più cosa fare, hanno cominciato a sbagliare le cose più elementari, hanno consegnato il centrocampo al Tottenham che, dopo le sberle iniziali, ha capito che poteva osare e ha osato, raggiungendo alla fine un pareggio preziosissimo.
Incredibile il fatto che, dopo tutti questi anni di partite in campo europeo, ancora non si riesca a fare quel passaggio fondamentale che distingue un’ottima squadra da una grande squadra: la grande squadra non è che impone il proprio gioco o dia spettacolo, la grande squadra fa andare la partita nella direzione a lei più congeniale. Lo scorso anno ci riusciva, quest’anno no.
Gli interpreti ci sarebbero anche, abbiamo una rosa di fuoriclasse, poi però vedi Pjanic sbagliare passaggi banali davanti alla difesa, vedi Higuaín sbagliare 2 gol già fatti, vedi Buffon piazzare una barriera che neanche un portiere di riserva in terza categoria, vedi lo stesso Buffon farsi soprendere da un rasoterra che ha visto partire benissimo e allora capisci che qualcosa davvero non va.
– Modulo sbagliato e partita preparata male: spiace per Max, ma riproporre a distanza di quasi tre mesi il 4-2-3-1, con due centrocampisti fuori forma, un esterno adattato acciaccato e un altro sempre adattato non mi pare il massimo, tra l’altro contro una squadra contro cui dovevamo chiudere al massimo gli spazi cercando di ripartire in contropiede. Bentancur dall’inizio non ci poteva stare? Boh!
– Troppi infortuni: non voglio mettere il naso nella preparazione o in ciò che fa lo staff medico, lungi da me voler esprimere giudizi, però dico che è inutile preparare una stagione con una rosa di due squadre se poi arrivi nei momenti importanti e non hai attaccanti di riserva e sei costretto a chiamare un giocatore dalla Primavera. Come scrissi poi già dopo Cagliari – Juve, non capirò mai questi benedetti richiami invernali di preparazione, che tanto poi la squadra tra infortuni e impegni vari arriva comunque cotta alla fine dell’anno e a Gennaio – Febbario gira malissimo.
Ah, domenica c’è il derby, ieri sera Khedira e Mandžukić sono usciti malconci, ne troviamo 11 per giocare?
In conclusione, cerchiamo comunque di vedere il lato positivo, giusto per citare il titolo: siamo sempre in corsa, niente è perduto, ci siamo complicati la vita ma c’è poco da fare, siamo la Juventus.
È fatta così la Juve, un po’ come quegli amici o quei parenti di cui non puoi fidarti fino in fondo: brave persone, simpatiche, carissime, poi ti fanno fare figure di merda micidiali o ti mettono nei pasticci.
Ridiamoci sopra, ci siamo scelti la Juve e dobbiamo esserne fieri, ma non pretendiamo l’impossibile: si è sempre complicata la vita nelle coppe europee, con una coerenza e un rispetto della disciplina che sarebbe quasi da ammirare, sicuramente da studiare e da analizzare.
Ma non siamo coglioni fino a questo punto.
Keep the faith alive e forza Juve!
PS. Rivolgo un appello al Presidente Andrea Agnelli: convochi un CDA, una conferenza stampa, una riunione di condominio, insomma trovi un modo per prendere la parola e salutare Buffon come fece con Del Piero nel 2011.
Mancano 4 mesi alla fine della stagione e ancora non sappiamo nulla, con il rischio che Gigi voglia continuare ancora.
Per carità, eterna riconoscenza al più grande portiere della storia del calcio, però basta, il confine tra “Grande Gigi, non sapremo mai come faremo senza di te!” e “Vecchio di merda, vuoi deciderti a smettere che non ne prendi più neanche una?” è molto sottile e un campione come Gigi non meriterebbe una fine del genere.
Come dicevano gli Elii, meglio adesso che sei un mito, da domani sarai un peto!