L’estate, con il relativo calciomercato, ci aveva consegnato questa situazione finale.
In difesa: Neto per Storari, Rugani per Ogbonna, Alex Sandro per De Ceglie.
In attacco: Cuadrado per Coman, Zaza per Matri, Mandzukic per Llorente, Dybala per Tévez.
Tutte sostituzioni che seguivano una logica, a prescindere dalla qualità di chi è uscito e di chi è entrato. Infatti, a parte il caso di Tévez (praticamente insostituibile), nelle altre operazioni sembrava anche evidente il miglioramento qualitativo.
A centrocampo: Lemina per il trio Marrone-Romulo-Pepe (minutaggio complessivo trascurabile), Khedira per Pirlo, Hernanes per Vidal.
E qui, invece, le sostituzioni sono sembrate fin da subito meno automatiche e meno logiche. In realtà era facile ipotizzare che a prendere il posto di Pirlo sarebbe stato Marchisio, con Khedira che sarebbe andato ad occupare la posizione dello stesso Marchisio. La perdita di qualità e personalità, soprattutto in quella che era stata la posizione da “falso trequartista” di Vidal, è apparsa fin troppo evidente.
La stagione ad oggi ci dice che sono state giocate 20 partite: 14 in campionato, 5 in Champions League e la finale di Supercoppa italiana. Supercoppa vinta (unico trofeo finora assegnato in stagione), qualificazione agli ottavi di CL conquistata con un turno di anticipo… e quinto posto in serie A, a 7 punti dalla capolista, dopo un inzio di campionato sconcertante.
Inutile ora recriminare sui punti persi (anche in partite “agevoli”) e su quello che sarebbe potuto e dovuto essere. Scelte infelici della società, errori di mercato, preparazione inadeguata, infortuni in serie, incertezze dell’allenatore e difficoltà dei giocatori… ok, tutto vero. Ognuno scelga a chi attribuire le responsabilità e a quali delle cause assegnare l’importanza maggiore. Tanto, si tratta di un esercizio puramente accademico, basato quasi sempre su impressioni soggettive, su valutazioni “di pancia” e su sensazioni derivanti da preconcetti, giudizi preconfezionati, affermazioni non dimostrabili, etc. Tutta roba che non porta da nessuna parte.
I numeri, invece? I numeri non dicono tutto, il calcio non è una scienza esatta, nel calcio non è come nel basket, e via di luoghi comuni e frasi fatte. Anche qui, tutto vero. Ma i numeri hanno almeno il vantaggio di essere nella sfera dell’oggettività, di essere neutri, e quindi non influenzabili dalle sensazioni del momento o da altre distorsioni soggettive. Non spiegheranno tutto, ma aiutano a capire e non mentono.
In serie A siamo la squadra che tira più volte verso la porta avversaria (4° posto su 98 nei principali campionati europei), davanti anche al Napoli. Ma la mira non è straordinaria. Infatti, se consideriamo i tiri che finiscono nello specchio, passiamo al quarto posto in Italia (dietro a Roma, Napoli e Fiorentina) e al 20° posto in Europa. D’altronde, che in attacco Tévez fosse praticamente insostituibile l’avevamo detto fin dal principio…
Anche in difesa i numeri confermano sostanzialmente (dopo un inizio non felicissimo) quanto accaduto nelle stagioni precedenti. Per minor numero di tiri in porta concessi agli avversari, siamo al secondo posto in serie A dietro la Fiorentina e al 6° posto (su 98) in Europa. Quindi, il problema (ammesso che ci sia) non è neanche lì.
Proviamo con il centrocampo. In mezzo al campo, come detto in precedenza, le maggiori differenze quanto a qualità e personalità. Già, ma quali? Dato che Pogba fortunatamente ha giocato tutte le 20 partite fin qui disputate, è difficile ricavare statistiche utili dalle sue prestazioni. In sostanza, fermo restando Pogba, a Marchisio e Khedira (e ad un eventuale trequartista, vero o falso che fosse) sarebbe dovuto toccare, nelle intenzioni, il compito di svolgere il lavoro che nella scorsa stagione era stato appannaggio di Pirlo, Marchisio e Vidal.
Cosa è accaduto, in realtà? Che, in funzione degli infortuni purtroppo subiti dai due, in 7 delle 20 partite giocate la Juventus abbia dovuto fare a meno dell’apporto di entrambi. Con conseguenze fin troppo evidenti. Senza voler esprimere valutazioni sulle prestazioni di Sturaro, Hernanes, Pereyra, Lemina, Padoin, Asamoah (chiamati di volta in volta a sostituirli o ad integrare il pacchetto di centrocampo), potremmo comunque dire che abbiamo visto in campo, in funzione dei risultati conseguiti, due squadre diverse. Una senza Marchisio e Khedira, e una con in campo almeno uno dei due.
La Juventus senza Marchisio e Khedira
– 7 partite disputate (6 in serie A, una in CL);
– 2 vittorie (Genoa e Man.City), un pareggio, 4 sconfitte;
– 7 reti segnate, 8 subite;
– media punti: 1,000 (7 in 7 partite).
La Juventus con almeno uno tra Marchisio e Khedira
– 13 partite disputate (8 in serie A, 4 in CL, una in Supercoppa):
– 9 vittorie, 4 pareggi, zero sconfitte;
– 21 reti segnate, 5 subite;
– media punti: 2,385 (31 in 13 partite).
Quella senza Marchisio e Khedira è stata una Juventus con una media punti da retrocessione. Capace di alcuni acuti (vedi Manchester), ma anche di prestazioni balbettanti, tradottesi in cocenti sconfitte.
Quella con in campo almeno uno dei due sembrerebbe essere (almeno, così dicono i numeri) una squadra che, con una media punti/partita pari a 2,385, potrebbe vincere qualunque competizione. A confermarlo, anche i dati sui goal fatti e subiti.
Sembra quindi il caso di augurarsi che, nel prosieguo della stagione, il numero degli infortuni diminuisca e magari si azzeri, in particolare per i due giocatori sopra citati. Ovvio che sia arbitrario (e semplicistico) cercare di estrapolare una regola scientifica dai numeri indicati. In futuro potrebbe magari accadere il contrario. Di certo, fino ad oggi è andata così.