

Per quanto riguarda il rapporto tra calcio e statistica resto un reazionario. Nel senso che, a mio parere, trovandoci agli albori nel campo dell’analisi di dati statistici applicati al calcio, è per il momento molto difficile trarre conclusioni oggettive dall’esame dei cosiddetti “Big Data” relativi ad un giocatore o ad una partita specifica (a tal proposito segnalo un interessantissimo articolo di Daniele Manusia su IL – inserto de “Il Sole 24 Ore” diretto da Christian Rocca – del 26/04/2014). I dati sono utili ma l’occhio del tecnico o del Direttore Sportivo è ancora indispensabile e preponderante. Probabilmente l’efficacia di quella che negli States è ormai una scienza esatta aumenterà con il tempo, con l’esplorazione di nuovi algoritmi magari ottenuti incrociando alcune delle statistiche prese in considerazione attualmente. Nel basket, ad esempio, ha un peso rilevante il rapporto palle recuperate/palle perse, ma è un dato significativo se si analizza la prestazione di un esterno mentre per i lunghi è più importante spostare il giudizio su altri fattori (va bene questo era un quoziente) di rendimento. Per contro, tornando al calcio, trovo molto più agevole cercare di oggettivare alcune “macrostatistiche” relative all’andamento di una squadra nel lungo periodo, per valutare quanto hanno inciso variazioni di organico o di tattica da parte dell’allenatore, o ancora quanto abbia influito la presenza di match di coppa nonché comparare l’andamento in un determinato periodo – ma in anni diversi – della stessa squadra arrivando ad individuare per esempio le cause del famoso “calo post-sosta” delle squadre allenate da Conte.
E’ stato quasi immediato proporre una analisi delle statistiche relative proprio al triennio di Antonio Conte alla guida tecnica della Juventus. Il campione (parliamo di campione statistico, ma se volete interpretarlo intendendo Conte quale allenatore campione da tre anni a questa parte, va bene lo stesso) si presta ad essere tradotto in concetti ed idee trasmesse dall’allenatore salentino al gruppo di giocatori messi a disposizione dalla società. Società che è rimasta identica a livello di organigramma rispetto all’annata precedente l’avvento del tecnico, che quindi rappresenta la discriminante principale nel passaggio da una stagione priva di successi, quale è stato il 2010-2011, ad un “triple” di trionfi consecutivi in Serie A dal 2012 al 2014, conditi dalla conquista delle ultime due edizioni della Supercoppa Italiana. Non deve inoltre essere sottovalutato l’apporto del nuovo stadio, inaugurato anch’esso nella stagione 2011/2012, impianto che ha dato un bonus importante alla Juventus durante le partite disputate sul prato amico.
Su quali aspetti del gioco e della preparazione Conte ha prestato maggiore attenzione? Come è cambiata la gestione del gruppo in questi tre anni? Sotto quali punti di vista è particolarmente migliorata la squadra? Focalizzando l’attenzione, appunto, sulla Serie A, abbiamo suddiviso i dati in diversi “quadranti” (vedi grafica) che possono essere analizzati separatamente per poi cercare di trarre delle conclusioni generali.
PARTITE
Il dato che balza subito all’occhio è rappresentato delle 83 vittorie su un totale di 114 partite. In pratica in questi tre anni la Juventus ha vinto più di sette partite su dieci (73%) con un record di 33 vittorie nell’ultimo campionato pari al 87% di vittorie, quasi nove partite vinte su dieci: risultato stratosferico rispetto al 60% del 2001/2012 (+27%), in cui però la Juve concluse il campionato da imbattuta. La “pareggite” del primo anno di Conte (15 pareggi in totale pari al 40%) è un lontano ricordo fin dalla stagione scorsa con appena il 16% di pareggi (-24%). Impressionante anche un altro aspetto: le sconfitte totali sono solamente 7 (6%). Altro dato significativo è il numero di vittorie in casa, sempre incrementato in questi tre anni: da 10 a 13 al record di 19 vittorie su 19 incontri disputati che, per ovvie ragioni, non potrà mai essere superato ma soltanto eguagliato, a meno di un improbabile aumento del numero di squadre in Serie A. In trasferta la percentuale di vittorie è passata dal 53% del 2011/2012 al 74% (+21%) di quest’anno assestandosi su una media del 65% pari a 37 vittorie con soli 15 pareggi e 5 sconfitte in tre anni.
PUNTI
In tre anni Conte è riuscito a strappare dal campo 273 punti su 342 disponibili (80%) con una media di 2,39 punti a partita. In particolare quest’anno ha conquistato una percentuale di punti pari al 89% (+25% rispetto al 2011/2012) stabilendo il record assoluto in Europa, pari a 102 punti (+18 rispetto al 2011/2012 e +15 rispetto al 2012/2013) con una media di 2,68 punti a partita. L’andamento casalingo della Juventus nelle prime due stagioni era stato identico con 45 punti (79% e 2,37 a partita) mentre l’ultimo anno è stato ovviamente raggiunto il massimo con l’en plein di vittorie e quindi il 100% con 3 punti a partita. Mediamente chi è venuto a giocare allo Stadium in questi tre anni ha avuto una aspettativa di vittoria o pareggio molto bassa, poiché ha portato a casa solo 0,42 punti a partita: la Juventus ha infatti totalizzato tra le mura domestiche 147 punti su 171 disponibili con una media incredibile di 2,58 punti a partita. In trasferta il rendimento della Juventus è stato comunque molto alto se si pensa che in questo triennio sono stati conquistati 126 punti su 171, pari al 76% con una media di 2,21 punti a partita. Anche qui il miglioramento è stato costante: si è passati dai 2,05 (68%) punti di media a partita nel 2011/2012 ai 2,21 (74%) del 2012/2013 ai 2,37 (79%) del 2013/2014.
GOL
L’andamento delle marcature, a differenza degli altri dati, non è stato di costante crescita. 219 gol fatti, di cui 68 nel 2011/2012 (1,79 a partita), 71 nel 2012/2013 (1,87) e 80 nel 2013/2014 (2,10). In casa la Juventus di Conte è passata dai 40 gol realizzati nel primo anno ai 36 della stagione scorsa ai 47 del campionato appena concluso. In totale abbiamo 123 gol realizzati per una media di 2,16 gol a partita allo Juventus Stadium. In trasferta la Juve ha segnato rispettivamente 28, 35 e 33 gol per un totale di 96 ed una media di 1,68 gol realizzati fuori casa. In leggera flessione il rendimento della difesa (o meglio della fase difensiva) che aveva visto la Juventus incassare appena 20 gol nel 2011/2012: nelle ultime due stagioni il dato è leggermente peggiorato con 24 e 23 reti incassate rispettivamente. Il calo è dovuto principalmente ad un maggior numero di reti subite in trasferta, visto che nel 2011/2012 la Juventus subì appena 8 reti (14 in entrambi gli ultimi due campionati). La media è comunque molto bassa (0,59), se si considera che in tre anni di campionato la Juventus ha subito appena 69 reti.
Dall’esame dei nudi numeri e dopo aver visto gran parte delle partite in oggetto, possiamo sicuramente trarre alcune conclusioni importanti.
1) E’ difficilissimo battere la Juventus.
Sia in casa che in trasferta, che si tratti di due anni fa come oggi, la parola sconfitta non fa parte del vocabolario di questa squadra. Per Conte “perdere è come morire” e questo concetto è stato instillato nel cervello dei propri giocatori quasi come accadeva nel film “Inception”, entrando nelle pieghe della loro mente fin dal primo giorno di ritiro. Stesso atteggiamento e stessa voglia di vincere, fino alla fine, dunque.
2) L’abito fa il monaco.
Il balzo significativo a livello di gol realizzati nell’ultima stagione rispetto al 2012/2013 (+9 gol di cui +11 gol in casa con media che passa dai 1,87 gol realizzati a partita ai 2,10) è sicuramente dovuto più che ad una evoluzione del gioco, visto che il modulo è identico allo scorso anno, alla rivoluzione del reparto d’attacco con gli inserimenti di Tevez e Llorente, capaci di realizzare in due ben 35 reti su 80 (43%). Gli altri anni pur producendo una mole di gioco maggiore e più tiri in porta si segnava meno ed i gol erano maggiormente distribuiti in percentuale tra i reparti (in particolare grazie ai tanti gol dei centrocampisti), segno che gli attaccanti di livello fanno la differenza, eccome.
3) Il calo post-sosta c’è, ma non incide.
Come si evince dal grafico i risultati altalenanti dopo la sosta di dicembre/gennaio si sono visti soprattutto nei primi due anni ma non hanno inciso sull’esito finale. Escludendo l’ultimo anno, praticamente perfetto anche grazie al potenziamento del parco attaccanti, il rendimento della squadra ha subito una leggera flessione nella parte centrale della stagione: si può notare che alla ventesima giornata la Juventus del 2012/2013 aveva quasi gli stessi punti dell’anno precedente. Lo sprint decisivo, in entrambe le stagioni, è stato prodotto dalla ventisettesima giornata in poi, quando sono state inanellate rispettivamente 8 e 9 vittorie consecutive (barra in basso nella grafica).
4) Le coppe logorano chi ce le ha.
L’incremento dei gol subiti (prima 20 poi 24 poi 23) seppur lieve, è probabilmente dovuto ad un calo psico-atletico sul quale hanno influito le coppe europee. I difensori e i centrocampisti impiegati negli ultimi due anni sono sempre stati, grossomodo, gli stessi. Parliamo di Buffon, Bonucci, Barzagli, Chiellini, Pirlo, Vidal, Marchisio/Pogba. Il numero di partite disputate da questi ultimi in due anni è molto alto così come il minutaggio. Si sono visti alcuni errori individuali di troppo (che per la vittoria finale in campionato non hanno assolutamente inciso) e qualche infortunio in più. Reparti da ritoccare, come minimo, per la prossima stagione, quantomeno a livello di alternative.
Da incorniciare il dato relativo alla differenza reti: +159 in tre anni, frutto di un incredibile +92 in casa e di qualcosa come +60 fuori casa. Nei tre anni +48, +47 e lo strepitoso +57 della stagione dei record.
Infine una piccola considerazione sulla media inglese: +8 +11 +26. Considerate che molte volte, per vincere lo scudetto, è stato sufficiente finire il campionato “in media” ovvero con una media inglese più bassa. Per fare un esempio la prima Juve targata Marcello Lippi (94/95) chiuse con un +5 di media inglese.