

Difficile parlare del pasticciaccio di Napoli, anche perché di solito si discute di argomenti molto più leggeri e stavolta c’è di mezzo la salute delle persone, sulla quale non si deve mai scherzare. Il problema però, è che in questa situazione sulla salute si sta giocando un po’ troppo e sinceramente non riesco a individuare i motivi che possano aver indotto il Napoli e i suoi dirigenti ad assumere una condotta che definirei più stravagante e negligente che dolosa, a meno che non venga fuori qualcosa d’altro, almeno agli albori della vicenda.
Che grossomodo è andata così.
Dopo la partita Napoli – Genoa sono stati accertati 14 (!!!) casi di positività al covid tra i giocatori liguri, dopodiché è scattato come da protocollo l’isolamento fiduciario.
Apro una parentesi sul “protocollo”, documento sottoscritto dalla Lega Serie A, dunque da TUTTI i club, che consentirebbe lo svolgimento del campionato in questa situazione emergenziale, attraverso l’applicazione di una serie di procedure IN DEROGA rispetto a quanto avviene negli altri settori della società civile e dell’economia, almeno in Italia. Oh, bene. Ma questo “protocollo” mica i presidenti di Serie A se lo sono scritto da soli eh, no no, è il risultato di un lungo e complesso lavoro che ha visto coinvolti il Comitato Tecnico Scientifico del Governo e il Ministero della Salute, il quale a esito della concertazione tra le parti ha emesso una specifica circolare cui il “protocollo” fa espressamente riferimento.
In caso di contatti con persone positive il protocollo prevede che gli atleti vengano sottoposti a tampone e così è stato fatto per i giocatori del Napoli nella giornata di martedì 29 settembre, con esito annunciato 24 ore dopo e negativo per tutti i partenopei. Vista la scarsa attendibilità di un tampone ravvicinato rispetto al momento nel quale sono avvenuti i contatti (la comunità scientifica parla di 48 ore entro cui aumenta esponenzialmente la probabilità di falsi) è stato predisposto un secondo giro di tamponi giovedì 1 ottobre e il 2 ottobre è stata annunciata la positività di Zielinski e di Costi, un collaboratore che non fa parte del cosiddetto “gruppo squadra” del Napoli.
E qui casca l’asino, che per mera coincidenza è anche la mascotte della squadra di De Laurentiis. Sì perché il protocollo prevede che, qualora vi siano stati dei contatti con positivi al covid, il “gruppo squadra” debba entrare in isolamento fiduciario, la cosiddetta “bolla”, presso una struttura che doveva essere indicata a inizio stagione da parte di ogni club di Serie A. Una volta messi “in bolla”, tutti i componenti negativi possono allenarsi e partecipare alle gare ufficiali per poi tornare in isolamento fiduciario per 14 giorni e fino a quando non si riscontrino nuovi positivi o nuovi contatti con positivi. Il problema è che il Napoli NON ha indicato una struttura in cui svolgere l’isolamento prima di ieri sera alle 22 circa, in aperta e conclamata violazione del protocollo. Isolamento che fino a questo momento inspiegabilmente non è ancora avvenuto.
Non solo. In attesa degli esiti, tanto del primo quanto del secondo tampone, i giocatori del Napoli sono tornati normalmente alle loro abitazioni, hanno frequentato le famiglie e pare siano andati in giro per la città come se nulla fosse. Venerdì 2 (se sbaglio mi corigerete) arriva tramite messaggio la richiesta di rinvio della partita da parte di ADL ad Agnelli, il quale risponde con un ecumenico “La Juventus rispetta i protocolli”.
A questo punto entrano in gioco le ASL. Sabato 3 ottobre, alla vigilia di Juventus Napoli, la ASL 1 Napoli Centro comunica, in risposta alla richiesta del responsabile sanitario del Napoli (Dr. Raffaele Canonico) e a seguito dell’indagine epidemiologica della ASL 2 Napoli Nord, l’elenco dei contatti di Zielinski in cui ovviamente ci sono tutti i nomi dei calciatori e dello staff tecnico. Peraltro questa nota è stata data in pasto ai media senza alcun riguardo per la privacy e senza considerare che, ai sensi delle vigenti normative in materia, i dati idonei a rivelare lo stato di salute delle persone vengono considerati “dati supersensibili” e dovrebbero godere del livello di tutela più alto da parte dell’ordinamento giuridico, assieme ai dati idonei a rivelare l’orientamento sessuale. Non so se il protocollo parla anche di questo aspetto.
Tornando alla nota della ASL1, in questa stessa veniva imposto l’isolamento fiduciario di 14 giorni a tutti i contatti di Zielinski e chiesto di indicare, come da prassi, il domicilio presso il quale si sarebbe dovuto svolgere l’isolamento.
Tenete conto che la stessa identica procedura, presumo, sarà stata seguita dalla ASL di Milano per quanto riguarda la positività di Ibrahimovic, il che non ha impedito al Milan di disputare gare ufficiali, grazie all’applicazione del protocollo UEFA, nel caso della trasferta di Europa League e del protocollo della Lega Serie A, nel caso della partita contro lo Spezia. Al contrario il Napoli non è partito per Torino, pur non avendo ricevuto da parte di nessuno alcun tipo di divieto alla partenza stessa. C’è un protocollo, è semplice, se lo rispetti puoi partire, è stato studiato proprio per questo tipo di situazione dal Ministero competente, con tanto di parere dei luminari del CTS, figuriamoci. Ah già, SE lo rispetti. Il protocollo, inoltre, specifica che può essere applicato “fatti salvi provvedimenti delle autorità locali”, postilla a cui molti si sono appigliati per giustificare la mancata partenza del Napoli senza considerare che il riferimento è ovviamente alle autorità competenti nel territorio in cui si svolge l’evento.
E siamo a domenica 4 ottobre, match day come ironicamente scrive la Juventus sui propri social network, sapendo benissimo che la partita non si giocherà, anche se nel frattempo la Lega ne aveva confermato ufficialmente il “regolare” svolgimento. La ASL 2 di Napoli risponde a una richiesta di chiarimenti da parte del Napoli Calcio dicendo sostanzialmente alla società di De Laurentiis di restare a casa, vista l’assenza delle condizioni di sicurezza per viaggiare, condizioni che non hanno impedito alla squadra Primavera dei partenopei, che si allena nello stesso centro tecnico della prima squadra non isolata, di andare in trasferta a Lecce. Ad esempio. Nel frattempo il Napoli ha fatto maldestramente sparire dal web tutti i report degli ultimi allenamenti, magari sperando che nessuno abbia visto niente e voltandosi dall’altra parte fischiettando. Pasticci su pasticci insomma, con D’Amore (ASL 2) a ribadire che nessuno ha mai impedito al Napoli di partire ma è solamente stato imposto l’isolamento fiduciario.
Evito di entrare nel merito delle decisioni del Giudice Sportivo e dei possibili sviluppi legali perché a) mi sono rotto le balle io di scrivere figuriamoci voi che state leggendo e b) da qui in poi può succedere davvero di tutto anche se l’aria che tira non è delle più serene per il Napoli. Mi limito a dire che un fatto è più che acclarato e cioè che De Laurentiis ha violato tutto quello che poteva violare a livello di protocollo e che non c’è nessun buonsenso, dialogo o meccanico che possa aggiustare questo casino. Il Milan ha rispettato il protocollo, la Juventus ha rispettato il protocollo, il Genoa ha rispettato il protocollo, l’Atalanta ha rispettato il protocollo, tutte le squadre di Serie A hanno rispettato le regole in presenza di positivi, il Napoli no. E deve pagare, non ci sono se e ma che tengano, a meno che Napoli non venga dichiarata ufficialmente Repubblica indipendente. Quanto deve pagare? Ripeto, non posso saperlo e non sta a me deciderlo, anche perché se dipendesse da me pagherebbero in misura proporzionale ai danni provocati alla residua dignità di un calcio derelitto come quello italiano. E la distanza con i maggiori campionati europei continua ad aumentare.
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