Scrivo a freddo, il giorno dopo la sconfitta con l’Atletico, non perché bruci di meno, ma perché a caldo non riuscivo a capacitarmi di quanto accaduto.
Eppure, è da tutta la vita che lo vedo.
Lo avevo già scritto, c’è una sorta di maledizione sulla Juventus.
Nino la chiama “cagasottismo”.
Prima di parlare di ciò che penso, analizziamo la partita.
Stadio Wanda Metropolitano, una bolgia. Prima differenza con l’Allianz, che ormai da tempo è “ostaggio” di una certa parte di “tifoseria”. “La Juve siamo noi”, dicono. Manco per niente. Se voi foste la Juve, l’Allianz sarebbe una fossa infernale, il cosiddetto “dodicesimo uomo”. Vabbè.
Partiamo dalle formazioni: Atletico con il consueto 4-4-2 speculativo, con Thomas Partey, ghanese, a mordere le caviglie di Dybala. Solito Diego Costa indisponente, che spinge e si lamenta, con “il piccolo diavolo” Griezmann compagno di reparto. I centrali Godin e Gimenez e il portierone Oblak sono la cerniera difensiva, con gli esterni a contenere e raddoppiare, insieme all’altro centrale Rodrigo. Non c’è stato un momento in cui il portatore di palla juventino non abbia avuto, dalla linea di centrocampo in poi, meno di due uomini attaccati alle calcagna.
La Juve sostituisce Khedira (auguri di pronta guarigione) con Bentancur, poi è la stessa squadra europea dell’anno scorso, con CR7 al posto di Higuaín e il polacco al posto di Buffon.
Solo che l’anno scorso avevamo Lichtsteiner e Asamoah, quindi far giocare De Sciglio e Alex Sandro era l’opzione migliore, quest’anno abbiamo Cancelo, ma Allegri ha ritenuto di controllare la partita meglio così.
Diego Costa ammonito all’8° minuto, penso che non finirà la partita, per come è nervoso. L’Atletico gioca in velocità, la Juve il solito palleggio, con la regola che tutti devono toccare almeno una volta il pallone (credo, altrimenti non mi spiego certi passaggi ai difensori).
Punizione di CR7, finalmente una sassata nello specchio, ma Oblak c’è.
Anche Griezmann centra lo specchio su calcio da fermo, dato grazie al VAR (l’arbitro aveva visto un rigore che non c’era, per me non era neanche fallo, ma tant’è), e Szczesny para.
Il primo tempo finisce così.
In quel momento ho immaginato la scena dell’intervallo di Real – Juve, in cui Zidane entra nello spogliatoio e dice, quasi alla fine dell’intervallo, poche parole, ma quelle giuste. Non so perché, ho pensato che anche Allegri avesse fatto così (ma non lo sapremo mai).
Inizia il secondo tempo.
Diego Costa in contropiede si mangia un gol, ma secondo me l’azione andava fermata perché il brasiliano si prende lo spazio spingendo Bonucci con il braccio, non di spalla.
Qualche minuto dopo, bellissimo passaggio di Koke a Griezmann che fa il pallonetto e, per fortuna, il polacco lo devia quel tanto che basta per incocciare la traversa.
Io, a questo punto, avrei cambiato qualcosa. Era il 53’. C’era tutto il tempo.
Ma di mestiere faccio il tifoso e non l’allenatore e mi devo accontentare delle scelte altrui. Tra il 58’ e il 67’ Simeone usa i tre cambi, Morata per Costa, Lemar per Thomas e Correa per Koke.
Qui il primo appunto. Thomas era sempre addosso a Dybala, che aveva il solito compito di cucire il gioco offensivo, ma non ci riusciva proprio per la pressione costante del ghanese. Che però era stato ammonito alla fine del primo tempo, quindi, in teoria, Dybala avrebbe potuto manovrare meglio.
Ma non è stato così. Anzi, ad un certo punto, Dybala si è spostato a sinistra (aveva iniziato a destra).
Sinceramente, nel primo quarto d’ora del secondo tempo, l’Atletico sembrava non ne avesse più, ma non abbiamo fatto nulla per controllare se fosse vero.
Al 69’ gol annullato a Morata per spinta a Chiellini. Avvisaglia, gli spagnoli si stavano riprendendo (li abbiamo fatti rifiatare, cacchio).
Al 73’ primo cambio nella Juve, Emre Can per Pjanic, in un ruolo che non è del tedesco, che per me rimane una mezz’ala, non un regista.
Al 78’, da calcio d’angolo, con Bonucci che si butta a terra, gol di Gimenez in mischia, con il polacco steso dalla parte opposta.
Ecco un’altra grande differenza con lo scorso anno. Una squadra come la Juve DEVE avere un portiere che risulti decisivo, e secondo me il polacco non lo è quasi mai. Bravo, per carità, ma non decisivo.
All’82° minuto il raddoppio dell’Atletico, su cross da destra su cui interviene (male) Mandzukic che consegna il pallone a Godin che segna.
Nel frattempo, era entrato Bernardeschi per Dybala, e subito dopo sarebbe entrato Cancelo per Matuidi.
La Juve prova un accenno di forcing, ma si arriva al 90° minuto senza veri pericoli (un tiro di Federico e poco più).
Pensiero personale.
Ieri abbiamo perso a centrocampo, Matuidi imbarazzante (non ha stoppato volontariamente neanche un pallone) e Bentancur impalpabile, ma non per colpa sua, ma grazie al pressing costante dell’Atletico.
Dove andava vinta la partita? Negli episodi. Dove l’abbiamo persa? Negli episodi. Ancora una volta.
Da quando seguo la Juve ho sempre visto lo stesso atteggiamento in Europa. Prima non prenderle. Ma non è così che si portano a casa le Coppe. Dicono che il campionato italiano non sia allenante. Ma perché, giocare contro Huesca e Vallecano lo è più di Chievo e Frosinone?
Io credo che il punto sia un altro.
L’Atletico, quattro volte l’anno come minimo, in campionato gioca contro Real e Barcellona. Noi giochiamo contro Napoli e Inter. Forse è quello che non è allenante. Finché le ambizioni europee italiane saranno appoggiate solo sulla Juve, che dopo un girone giocato al piccolo trotto ha 13 punti di vantaggio sulla seconda, non ci sarà crescita e possibilità di competere.
Almeno fino al 2023. Anno della SuperLeague. Ma quella, è un’altra storia.
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