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L’ansia, questa sconosciuta

È una partita come tutte le altre, ci mancherebbe. Figuriamoci se a quarant’anni mi faccio venire l’ansia per ventidue bimbiminkia che corrono in mutande dietro a un pallone.

Inizia così la mia giornata, che si svolgerà come tutte le altre, nella norma, senza sussulti particolari, con l’atteggiamento di chi ne ha viste tante. Sveglia e caffè, barba e bidè, presto che perdo il tram… Poi vabbè la solita routine, ufficio, lavoro, bestemmie, stress, gente che delira perché la pratica non va avanti, macchinetta del caffè bloccata, bagno guasto, capo incazzato, puzza di ascelle, bestemmie, a pranzo un panino al volo e adesso non ci vedo più dalla fame, mi scappa e il bagno è ancora guasto, la pratica è ancora bloccata e il tizio di prima incazzato come un cinghiale ha la vena sulla tempia che sta per scoppiare, la macchinetta manco per niente, bestemmie, puzza di piedi, fine. Poi, presso sera, si torna a casa con tutte le intenzioni di sbracare ignobilmente sul divano e abbandonarsi senza ritegno tipo barbone, frittatona di cipolle, familiare di Peroni gelata, tifo indiavolato e rutto libero. Invece inizia un altro tipo di divertimento. Il bambino sta male, non mi ha mangiato, bestemmie, urla belluine, il cane che abbaia, i vicini stanno per chiamare i carabinieri, c’è il bucato da stendere, e non fai mai niente in questa casa, masemisonofattounmazzocosìtuttoilgiornoquandotornoacasavogliostaretranquilloporcoggiuda, stai zitto, zitta tu, bestemmie, amore cosa vuoi per cena, fai pure tu cara, sai benissimo che mi piace tutto quello che cucini, ti vedo dimagrita sai? Ma naaaaaaaa, qualche grammo… I vicini riattaccano il telefono, cara ti ho già detto che stai benissimo con questo nuovo taglio? Machecazzodici che non vado dal parrucchiere da un mese! Mi prendi per il culo? Bestemmie, volano gli stracci, sirene in lontananza. E sono ancora le sette di sera.

In tutto questo dove lo trovo il tempo per l’ansia? Non scherziamo, sono troppo vecchio per queste cazzate.

Dovrei essere ansioso perché ci giochiamo l’accesso alle semifinali contro il Barcellona al Camp Nou, contro una squadra che in Champions, quest’anno, ha vinto rispettivamente 7-0, 4-0, 4-0 e 6-1 nelle quattro partite giocate al Camp Nou, una squadra in cui giocano Iniesta, Suarez, Neymar e Messi, in uno stadio, il Camp Nou, con 100.000 catalani indiavolati, una bolgia dantesca, un inferno blaugrana il Camp Nou, in cui tremerebbero le gambe a Gesù Cristo in persona. Al Camp Nou. No, no e poi ancora no. Chissenefrega, è solo una partita da gustare con serenità, perché uno si appassiona al calcio proprio per vivere momenti come questi, sperando in giocate spettacolari, alla fine vinca il migliore, l’importante è uscire dal Camp Nou a testa alta, che si vinca o che si perda, avendo dato tutto. Vada come vada, l’importante è non avere rimpianti e non bestemmiare troppo. Speriamo solo che l’arbitro non ci metta lo zampino, si sa che può capitare e comunque fa parte del giuoco, è il bello del calcio, gli arbitri sono uomini e possono sbagliare. Sono come le bandierine al Camp Nou, le porte e le linee del Camp Nou, non li puoi eliminare, non li puoi mica scorticare vivi e crocifiggerli nella sala mensa del Camp Nou per un errore no? Che poi non sarebbe giusto battere in questo modo il record di bestemmie, a causa di un oggetto d’arredo del Camp Nou qual è l’arbitro. Un soprammobile, un orsetto di peluche, un pupazzo come è l’arbitro al Camp Nou.

E poi bisogna essere ottimisti, perché alla fine chi gioca meglio nei centottantaminuti alla fine passa il turno. Ok, la palla è rotonda, non esistono più le mezze stagioni, si stava meglio quando si stava peggio, non si trova più un parcheggio manco a pagarlo e se ne vanno sempre i migliori, però se non ci sono imprevisti particolari il calcio è un gioco abbastanza semplice e basta farne uno in più dell’avversario, o prenderne uno in meno, per vincere. A meno che non pareggi nel computo totale, a parità di reti fatte e subite i gol in trasferta valgono doppio. In caso di ulteriore parità vai ai supplementari al Camp Nou, cosa che fa parte delle regole eh per carità, ci sta al Camp Nou, ci sta anche qualche bestemmia ma piccola, al Camp Nou, o di tirare qualcosa, ma qualcosa di piccolo perché altrimenti mia moglie s’imminchia, contro il televisore mentre scorrono le immagini del Camp Nou pieno di quei catalani lì, gente di m… di mare, gente di mare, popolo orgoglioso e fiero. Poi sai, le regole son queste e ti può anche capitare, per dire, di andare ai rigori al Camp Nou e i rigori sono una lotteria e il caso recita la sua parte. Non è che ai rigori vince necessariamente il più forte, altrimenti non si chiamerebbe “la lotteria dei rigori” ma “l’epilogo meritocratico dei rigori”. I rigori danno, i rigori tolgono, ma è inutile pensarci, tanto mica andremo ai rigori al Camp Nou con tutto il tifo contro, dai. Impossibile.

In ogni caso si gioca contro i marziani e ci sta che possa succedere di tutto, sono abbastanza fatalista. Prendiamo Luis Suárez. Un gladiatore, un attaccante che non lascia mai nulla di intentato, che lotta dal primo all’ultimo minuto più recupero, che pressa, difende, corre, contrasta come un forsennato. Certo, ci sta che nella concitazione, ogni tanto, possa andare sopra le righe, tipo impazzire e mordere l’avversario, quando non dare del negro di merda a Evra, oppure sullo slancio, in velocità, ci sta che possa cadere come se lo avessero crivellato con una mitragliatrice Gatling e gli stessero uscendo le budella dalla bocca con tutto il sangue che cola anche dai pori, ovviamente senza farlo apposta e senza nemmeno essere stato sfiorato da lontano, al Camp Nou. E giù ipotetiche bestemmie. Prendiamo Neymar da Silva Santos Júnior, meglio noto come Neymar Jr. o, più semplicemente, Neymar. Neymar è un funambolo, veloce, dribblomane, tecnico, estroso, è molto estroso, è un grandissimo estroso insomma. Quando si invola sulla fascia sinistra, salta gli uomini come birilli e punta la porta, ti dimostra che Dio c’è, anche perché tu non insulteresti a ripetizione (sempre ipoteticamente) un’Entità che non esiste, invocando al contempo la reincarnazione di Pasquale Bruno al Camp Nou che lo rendesse zoppo in eterno lì davanti ai 100.000 catalani di m…are, almeno impara cosa vuol dire subire un fallo come si deve. E poi c’è Messi. Il genero che ogni padre vorrebbe avere, ragazzo educato, generoso, l’idolo dei bambini, quello che se per caso dovesse morire improvvisamente ti farebbe dire “spiace, salutava sempre”. Chi potrebbe mai parlar male di Messi? Ma sì, lasciamo stare quegli atteggiamenti da bambino alienato nei confronti degli avversari che magari lo stanno aiutando a rialzarsi, passiamo sopra a quello sguardo vacuo privo di emozioni tipico di chi non ci sta capendo un cazzo, ma che in realtà sta pensando a come fotterti, andiamo oltre le proteste puerili ogni volta che subisce un minimo contatto. Messi è Messi, si ama non si discute, non gli si lanciano contro, per ipotesi, bestemmie di nessun tipo, né gli si rivolgono ripetuti gesti dell’ombrello fino a procurarsi vistosi lividi all’interno del braccio quando, dopo aver dribblato dieci dei tuoi difensori al Camp Nou, sbaglia il tiro che magari era la cosa più semplice.

In definitiva questa partita va solo vissuta e goduta con calma olimpica, lo spirito zen che da sempre pervade il tifo bianconero in Champions League, perché l’ansia ci fa un baffo, grazie al Lexotan e alle bestemmie. Fino alla fine e, vada come vada, crepassero tutte ‘ste merde catalane, al Camp Nou.

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