Dalla chiusura del mercato invernale, nelle varie competizioni la Juve ha affrontato una serie di incontri con un andamento altalenante, dal punto di vista sia delle prestazioni sia dei risultati. Nella seguente tabella è possibile avere una traccia sintetica.
Data | Competizione | Avversario(*) | Risultato | Sistema di gioco |
01 feb | Campionato | UDINESE | 0-0 | 352 |
07 feb | Campionato | Milan | 3-1 | 4312 |
15 feb | Campionato | CESENA | 2-2 | 4312 |
20 feb | Campionato | Atalanta | 2-1 | 4312 |
24 feb | Champions | Borussia Dortmund | 2-1 | 4312 |
02 mar | Campionato | ROMA | 1-1 | 352 |
05 mar | Coppa Italia | Fiorentina | 1-2 | 433 |
09 mar | Campionato | Sassuolo | 1-0 | 4312 |
(*) In maiuscolo gli avversari affrontati fuori casa
Senza entrare nelle pieghe delle singole partite, aggiungo semplicemente i seguenti elementi:
- l’utilizzo alternato di Vidal e Pereyra come trequartisti nel 4312
- I cambi in corsa del sistema di gioco in più occasioni (l’ultima con il Sassuolo).
Tracciando un bilancio di questo periodo, la mia impressione è che alcune certezze maturate nello staff tecnico che guida la Juventus, sia di natura tattica sia sugli interpreti in funzione dei ruoli da assegnare in campo, si siano incrinate e si sia cercato non tanto soluzioni alternative, ma quantomeno complementari al rombo di centrocampo. Probabilmente è anche giusto che tali tentativi siano stati fatti (a parte il suicidio in Coppa Italia, ma vabbeh …) ma è utile fare qualche riflessione, soprattutto in vista del match di ritorno degli ottavi di champions.
Ad un certo punto della stagione e tenendo conto delle sue convinzioni tattiche, del suo credo calcistico e ovviamente della rosa a disposizione, Allegri aveva individuato nel centrocampo a quattro e schierato a rombo quella che secondo lui era la soluzione ottimale per la sua Juventus, al netto di un piccolo ritocco da colmare in sede di mercato invernale.
Come sappiamo, per una serie di ragioni questo ritocco, cioè il famoso trequartista di ruolo, non è arrivato e Allegri, giustamente, ha iniziato a porsi domande e a tentare piccoli aggiustamenti grazie ai quali rendere sostenibile il quadro tattico fino alla fine della stagione.
E qui subentrano a mio avviso i problemi o presunti tali. E’ fuor di dubbio che la Juve in questo periodo sia stata tutto fuorchè smagliante. A mio avviso, si è innescata un pò di confusione nei meccanismi della squadra, forse come abbiamo detto sopra inevitabile viste le premesse. Ma ciò che è importante rilevare, a questo punto, è che secondo me non esistono configurazioni tattiche alternative all’idea messa in campo per la prima volta contro i greci dell’Olympiakos, se non piccoli aggiustamenti e/o spostamenti in funzione della forma fisica di un calciatore o delle caratteristiche dell’avversario.
Certamente non devono essere percorse strade del passato recente (il 352 per parlare chiaramente o 532 per parlare correttamente) che non sono nelle corde del tecnico livornese e non sono applicabili se non a costi importanti in termini di capacità di offendere, per i motivi più volte affrontati e, in più, la fondamentale assenza in tal senso di Asamoah, vero “equilibratore” fra fase offensiva e difensiva di quel sistema di gioco.
Piccolo inciso sulle probabili ed anche comprensibili obiezioni “eh … ma a Roma …” e “ma siamo stanchi …”. In merito alla prima: a Roma il sottoscritto ha ritenuto un errore schierare il 532 (352). Il senso di 5 difensori in linea contro 3 attaccanti morti come i loro qualcuno me lo deve ancora spiegare. Sicuri che avendo qualche uomo un po’ più avanzato in fase di ripartenza, non avremmo chiuso meglio qualcuno di quei contropiede avuti nel primo tempo? Alla seconda, non credo nella maniera più assoluta. Forse l’ultima partita in cui i carichi di lavoro invernali si sono fatti sentire e sono stati un fattore, comunque sempre di contorno, è quella di Udine. Ma ammetto di avere sull’argomento una specie di fissa: ogni volta che lo tengo in considerazione per cercare di interpretare l’andamento di una partita, mi dico che è perché non ho capito cosa effettivamente sia successo.
Inciso chiuso, torniamo all’analisi della situazione. E’ evidente che il discorso gira su come ovviare nel migliore dei modi all’assenza di un trequartista di ruolo o, in ottica proattiva, come sfruttare al meglio quella posizione tenuto conto delle caratteristiche degli interpreti interessati e di quelle del resto della squadra, attaccanti in primis. Vidal e Pereyra, impiegati in quella posizione, hanno mostrato dei limiti. Il primo ha l’intelligenza e la scaltrezza calcistica nel capire come muoversi, dove in un determinato momento creare superiorità, quando abbassarsi e quando invece salire, la necessaria freddezza sottoporta; ma non ha le caratteristiche tecniche adatte. Il secondo, viceversa, ha dribbling nello stretto, velocità nel breve, occhio per il passaggio filtrante, ma non ha la visione del cileno di cui sopra. Su questo dico subito la mia. Fra i due preferisco Pereyra, anche (se non soprattutto) per avere Vidal in mezzo al campo. Aggiungo che, per le caratteristiche del Borussia, a Dortmund sarebbe assurdo rinunziare alla capacità di interdizione di Vidal utilizzato da mezzala.
L’obiettivo, quello che la Juve deve migliorare in vista di Dortmund, è chiaro a tutti: aumentare la qualità del possesso e del giro palla, in termini di maggiore velocità ed efficacia, nonché garantire una più elevata imprevedibilità delle soluzioni offensive, con una più equilibrata distribuzione degli attacchi centrali ed esterni (pensate a quanto successo contro il Sassuolo). In questo scenario, da un punto di vista strettamente tattico, il Borussia di Klopp è il peggio che potesse capitarci: pressione alta e squadra con l’indice di “velocità di esecuzione” fra le più alte in Europa.
Con queste premesse e dato lo scenario tattico di Allegri, è evidente l’importanza che assume il vertice alto del rombo. Ci troviamo ad un punto della stagione in cui il profilo di una squadra è (dovrebbe) essere perfettamente delineato. Impossibile tornare indietro o attuare cambiamenti “importanti”. Detto ciò, forse l’unica soluzione percorribile è diluire il ruolo del trequartista: chiedere a Tevez di porsi al fianco del trequartista individuato per condividerne le responsabilità e l’apporto richiesto. Non in modo estemporaneo, come fa sempre, in funzione dei momenti della partita. Ma stabilmente, legando la preparazione della partita sulla base di questa impostazione e ovviamente lasciando libero il 10 di derogare ma, appunto, una volta dato quel canovaccio di partenza. In parole povere, partendo da un assetto di riferimento ad albero di natale.
Lo sappiamo, tutto ha i suoi pro ed i suoi contro. Sintetizzandoli, Il doppio trequartista o, meglio, la declinazione più vicina al famoso 43 e poi si vede del tecnico livornese, garantirebbe (pro)
- maggiori riferimenti, densità e linee di passaggio in fase di costruzione
- un chiaro e studiato disegno in cui ad entrambi, Tevez e Pereyra, sono chiamati all’occorrenza ad allargarsi, garantendo un set di soluzioni offensive più vario.
D’altro canto, è vero che ci sarebbe (contro)
- un parziale sacrificio di Tevez, al quale si chiede un gioco più lontano dalla porta e più dispendioso fisicamente (ma questo è vero fino ad un certo punto, potendo immaginare un peso sbilanciato verso Pereyra in tal senso)
- la probabile rinuncia a Morata nella formazione di partenza. Il vertice alto, per tutta una serie di ragioni, di uno schieramento del genere è probabilmente più nelle corde del Navarro che del Madrileno. Ho detto probabile poiché è una di quelle variabili borderline su cui si potrebbe ragionare, ma se conosco i miei polli …
- Minore capacità di ripartenza, sia per l’assenza (probabile) di Morata, sia per un normale abbassamento “medio” della posizione di Tevez in caso di riconquista palla.
Come si suole dire, chi vivrà vedrà. Certamente la Juventus, anche grazie al risultato dell’andata, ha tutte le carte in regola per passare il turno e la qualità per farlo, come detto in un precedente post. Ma Allegri deve ritrovare la convinzione delle sue scelte, deve ritornare a dare certezze, serenità e tranquillità al gruppo ed all’ambiente. Attenzione, il bilancio del lavoro del tecnico livornese è fino ad ora encomiabile, guai a non rendersene conto. Ma adesso bisogna raccogliere i frutti del proprio lavoro e per farlo massimizzandone la resa, la mia opinione è che debba spingere ancora di più in direzione delle sue convinzioni e dare una guida ancor più decisa al gruppo. Non vorrei infatti che si passasse da un eccesso ad un altro. Se da un lato infatti, a fianco di meriti indiscutibili del suo predecessore Conte i limiti erano costituiti in fase di possesso dalla quasi totalicaristica ricerca del gol frutto di schemi pseudo-cestistici ed in fase di non possesso da un’attenzione fin troppo maniacale a non subire reti a danno della capacità offensiva, dall’altro Allegri non deve porre troppa enfasi nella fiducia/ricerca incondizionata della giocata del campione come elemento risolutivo del match e, difensivamente, non deve accettare troppo frequenti disattenzioni.
In ogni caso, comunque finirà la nostra avventura europea e considerato l’esito del campionato indirizzato come sapete (sgrat), una cosa mi preme aggiungere: il prossimo mercato deve essere importante e segnare una diversità rispetto agli anni precedenti. Infatti, almeno personalmente, la sensazione che sia Conte sia Allegri abbiano sempre e comunque dovuto affrontare le stagioni agonistiche con dell’ottimo materiale ma sempre con qualche ingrediente mancante non mi ha mai abbandonato. Anche qui, conosciamo le difficoltà con le quali la dirigenza (che Dio ce la preservi) si è dovuta confrontare, ma aspettarsi per il prossimo anno un ulteriore passo avanti non credo sia eccessivo o ingeneroso.
Nel frattempo, cari miei, c’è da abbattere quel fottuto muro giallo e crucco. Forza Max, forza ragazzi, fino alla fine.
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