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L’unico merito di Allegri

Oggi niente schemi, diagonali o duelli aerei, ma solo un breve estratto di vita vissuta.
Ieri ho incontrato un vecchio amico juventino sfegatato, con lui eravamo andati a Bouchs in Svizzera a vedere il ritiro della Juve di Maifredi nel 1990, era il paleolitico…
Ci vediamo solo ogni tanto perché non abita più qui, in questi anni ci siamo visti poche volte, una di queste era il periodo dell’arrivo di Allegri alla Juve.
Lui era molto scettico, a dir la verità non ho difficoltà ad ammettere che lo ero anch’io, non lo avevo apprezzato molto al Milan: aveva vinto un campionato ma con Ibra, Tiago Silva e Nesta, poi aveva perso contro la prima Juve di Conte e in più quel suo continuo tornare sul “gol di Muntari” a mio avviso aveva poco a che vedere con l’idea di allenatore vincente di cui aveva bisogno la Juve.
Era l’estate 2014, l’unico punto su cui all’epoca non eravamo d’accordo era proprio Conte: per me aveva fatto il suo tempo ed era meglio che se ne andasse (ci sono alcuni miei tweet dell’epoca che lo dimostrano): ristoranti da 100 euro, proteste con l’arbitro di Juve-Benfica, turnover in coppa, eliminazioni col Galatasaray, fissazioni prima su Giovinco poi su Iturbe e Cuadrado…insomma tutto il campionario dei suoi ultimi 12 mesi mi aveva fatto pensare che mentalmente non era più in grado di dare nulla a quella squadra, e che sarebbe stato meglio cambiare guida tecnica, per quanto gli riconoscessi grandissimi meriti per il ritorno allo scudetto e lo ritenessi un allenatore preparatissimo dal punto di vista tattico.
Il mio amico invece era convinto che Conte fosse insostituibile, che nessuno potesse fare meglio di lui, che bastava dargli gli acquisti che voleva e che ci avrebbe portato a primeggiare anche in coppa, insomma uno dei tanti che all’epoca la pensavano così.
Ci siamo rivisti dopo poco più di un anno, quindi dopo aver raggiunto l’inaspettata finale di Berlino e lui: “eh ma Allegri ha sfruttato il lavoro di Conte,” (anche questa già sentita no?), “vedi che quest’anno sta facendo fatica? sarà già tanto se arriveremo nelle prime 4 o 5!”. Già, era l’autunno 2015 e la Juve perdeva e pareggiava parecchie partite, arrivando a toccare il 12° posto in classifica, quindi la sua teoria poteva avere un fondamento.
Poi successe quel che sappiamo ma con l’amico non ci siamo più visti fino ad ieri, quando nell’incontrarlo ha iniziato a scuotere la testa dicendo “quell’Allegri bisognava cambiarlo dopo Cardiff, quest’anno farà solo disastri” (anche questa già sentita) “ha vissuto 2 anni sul lavoro di Conte” (idem), ma poi l’ammissione che non mi aspettavo: “però un merito glielo riconosco: essere riuscito a trovare il modo per far convivere Higuaín Mandzukic Dybala e Pjanic, Conte non ci sarebbe riuscito e nemmeno ci avrebbe mai provato”.
Ho guardato fuori per vedere se avesse iniziato a piovere ma il sole era ancora splendente e l’autunno quasi estivo di quest’anno non dava segnali di cedimento, quindi gli ho risposto “ma sei sicuro di star bene?”…ci siamo salutati con un COMUNQUE SEMPRE FORZA JUVE! Poi sono tornato sui social e nel rileggere qualche decina di “Mandzukic non può giocare in quel ruolo” ho capito di essere tornato a casa.
Poi il destino cinico e baro ha voluto che sempre lui, ancora lui, più che mai lui, abbia deciso una partita balordissima con una squadra quasi identica a quella incontrata da Conte nella semifinale di Europa League, con annessa eliminazione e perdita della possibilità di giocare in casa la finale di quella competizione: non per nulla l’allenatore era lo stesso di allora e pure gli atteggiamenti tattici e comportamentali (?!) dei giocatori in campo: nel vedere quel tuffo angelico sul secondo palo trascinandosi dietro il difensore che cercava di contrastarlo e vedendo la palla infilarsi in porta non ho potuto non pensare all’amico e alla sua ammissione riguardo “l’unico merito di Allegri”.

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