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Manchester City – Juve: in the heart of the city

Premessa: l’articolo si doveva chiamare “Champion’s League io ti odio” (poi ho ripiegato su questo, tra l’altro molto più bello e vi sfido a cogliere la citazione, senza usare google) e vi spiego il perché.
Ho un pessimo rapporto con questa Coppa, come credo tanti altri tifosi bianconeri ed il motivo è semplice: la troppa sofferenza che c’ha causato.
Noi siamo quelli che la Coppa la bramiamo, la desideriamo, la sogniamo di notte, siamo quelli che partono baldanzosi e spavaldi per andare a vedere la finale e dopo la partita ci ritroviamo in terra a piangere con la bandiera appoggiata ad un muro freddo. Siamo quelli che la regia inquadra al fischio finale dopo i giocatori della squadra avversaria esultante e i loro tifosi in festa e noi lì muti, con la delusione stampata in faccia.

E’ per questo che io la Coppa Campioni (a me piace chiamarla ancora così) la odio anche perché è la stessa Coppa che ci odia; c’ho messo un po’ a capirlo, ma alla fine ho raccolto tutti gli indizi che portano a questa conclusione.
Non ho mai visto nessuna squadra compiere imprese calcistiche e dare lezioni di calcio fino alle semifinali per poi crollare incredibilmente sul traguardo, proprio quando si tratta di timbrare il cartellino e andare a ritirare la Coppa.
Quella squadra che andò a Birmingham, in casa dei campioni in carica, a dare una lezione di calcio all’Aston Villa con un Platini divino ed un Boniek che fece schizzare fino al soffitto mio fratello al gol del 2-1, non è la stessa squadra che ad Atene non scese in campo e consegnò la Coppa a degli onesti mestieranti tedeschi.
E qualche anno dopo la Juve più bella di Lippi inaugurò l’Amsterdam Arena annichilendo l’Ajax in semifinale con un calcio spettacolare per poi farsi fregare a Monaco di Baviera dai nostri scarti finiti a Dortmund.
Ma visto che non ne avevamo abbastanza anche l’anno dopo giocammo benissimo fino alla finale per poi regalare la Coppa al Real (che non la vinceva da secoli).
Ma il bello doveva ancora arrivare, sotto forma di beffa atroce nel 2003 quando, dopo aver espugnato il Camp Nou ai supplementari con gol di Zalayeta su cross di Birindelli (roba da consegnare ai posteri) e dopo aver strapazzato il Real in casa in una delle partite più belle mai giocate dalla Juve, decidemmo di regalarla al Milan che, diciamocelo, manco ci credeva dopo essere arrivato in finale a forza di botte di culo.
E arriviamo ai giorni nostri, a qualche mese fa quando, dopo aver riscosso un minimo di credito dalla Dea bendata e dopo aver eliminato il Real con un pareggio eroico al Bernabeu, arriviamo in finale da sfavoriti e pensiamo: “Cavoli, abbiamo perso un sacco di finali da favoriti, a questo giro siamo sfavoriti, vuoi vedere che…”
NO.
Per noi non vale.

Per noi vale la regola che quando siamo favoriti perdiamo e quando siamo sfavoriti perdiamo lo stesso.
Le due vittorie, una maledetta e tragica ed una spuntata ai calci di rigore, stanno lì a dirci che si, esiste sempre l’eccezione che conferma la regola, ma soprattutto ci dicono che noi quella Coppa per portarla a casa dobbiamo sudare 70 volte 7 camicie altrimenti non basta (e qui mi riferisco a quella di Roma, quella vinta a Bruxelles esula da ogni contesto razionale).
Allora, questa Coppa ci odia o no? Che ne dite?
Io tra l’altro continuo a detestarla anche per tutti gli annessi e connessi che mi tocca sopportare, in primis le frasi fatte del tipo:
-) Cosa avete vinto fuori dall’Italia? (E vaglielo a spiegare a tanti antijuventini che in 8 anni abbiamo vinto tutti i trofei per club, che 8 finali di CL se le sognano e che abbiamo giocato certe partite in Europa che loro non giocheranno mai…).
-) La Juve non ha mentalità europea. (Questa è la più bella e la blaterano anche tifosi della Juve ed ovviamente non sto a spiegare, basta leggere il punto precedente).
-) In Europa non vincete perché non vi aiutano come in Italia. (Ecco, a parte che i trofei vinti e le finali disputate parlano da sole, ricordo anche che per episodi più rilevanti del gol di Turone o del rigore su Ronaldo noi abbiamo perso finali di CL, punto).

Ma veniamo a stasera.
Stasera si ricomincia, ed ovviamente tutti i discorsi fatti finora vanno a farsi benedire.
Si, ok, la Coppa Campioni la odio, però caspita, da ieri sera sono già in tensione e come sempre stanotte farò fatica ad addormentarmi comunque andrà a finire.
E’ un odio che si tramuta in amore folle, è un sentimento irrazionale come quando da bambino mettevo la Juve davanti a tutto e a tutti e lo so che poi alla fine ci rimarrò male, ma va bene così.
Perché io la sera del 6 giugno non ero più Salvador Righi, 40 anni, padre di due figli ecc… ma ero tornato quel Salvador di tanti anni fa che si metteva a piangere dopo Atene (ma che il giorno dopo metteva la maglia bianconera sotto il grembiule per far capire ai fiorentini che la Juve è la Juve e loro non erano un cazzo) e che 13 anni dopo perdeva la voce dopo il rigore di Jugovic.
La Coppa Campioni è così, ci toglie tanto, ci fa soffrire ma vale la pena di viverla.
E anche stasera sarà una sofferenza atroce, dopo questo inizio campionato tragico e irreale e sapendo di andare a giocare nel campo peggiore di tutti, in casa di quel Manchester City che, come se non bastasse, ha deciso di trovare la giusta dimensione e la quadratura in campo solo ora dopo anni di incertezze.
Io non so chi giocherà, non so quale modulo useremo né quale sarà il nostro atteggiamento una volta scesi in campo.
Non voglio concludere con un banale “ci vogliono 11 leoni”, dico solo che se fossi Allegri farei vedere ai giocatori le facce di Furino, Benetti, Tardelli, Gentile, Deschamps, Montero, Davids, Nedved o semplicemente direi ai giocatori “Ricordatevi chi siete e quale maglia indossate!”.

Fino alla fine.
Stasera più che mai!

PS1. Volevo comunque ricordare che a me la “musichetta della Champions” sta altamente sulle palle.
PS2. Volevo anche ricordare che a me i fratelli Gallagher, noti tifosi del City, stanno ancora di più sulle palle, per non parlare della musica (?) da loro composta quando si chiamavano Oasis.

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