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Michelangelo Rampulla

Ci sono due modi di dire molto noti che, se portati nel mondo del calcio, hanno un significato diverso da quello universalmente accettato.

Ad esempio, “l’ancora di salvezza”, detta anche “di riserva”, veniva gettata dalle imbarcazioni in caso di estrema necessità; se riferita al mondo degli uomini è l’ultima possibilità, il rimedio, l’espediente o la persona cui ricorrere in una situazione disperata.

Oppure, la “ruota di scorta”, ruota supplementare di cui sono dotati i veicoli (anche se oggi come oggi non ci sono più); riferita alle persone, viene vista come una persona tenuta in scarsa considerazione cui si ricorre solo in mancanza di alternative migliori.

Per noi calciofili non è così. Nel mondo del calcio siamo abituati al fatto che ci siano i “titolari” e le “riserve”, che in genere sono giocatori di un valore complessivo minore dei titolari (ma non sempre).

Le riserve hanno molteplici funzioni. Far rifiatare i titolari, essere delle alternative tattiche, “spaccare” le partite. Tant’è vero che spesso i campionati e le coppe vengono vinte da chi, tra le “riserve”, ha i giocatori migliori.

Al giorno d’oggi, dove gli impegni sono molti e ravvicinati, il “turnover” la fa da padrone, anche in ruoli che fino a poco tempo fa erano gestiti per tutta la stagione da un solo giocatore. Mi riferisco soprattutto al ruolo del portiere.

Quando il campionato era a 16 squadre e i calciatori arrivavano, compresa la nazionale e le coppe, a giocare poco più di 40 partite a stagione, il turnover non era mai preso in considerazione se non a causa di infortuni e squalifiche.

Ad esempio, nell’82 l’infortunio di Bettega aprì le porte della prima squadra a “Nanu” Galderisi, così come nel 2000, all’Europeo, Toldo diventò titolare per l’infortunio di Buffon.

Ma se eri riserva di un “mostro”?

Zoff, dal 1972 al 1983 alla Juve, giocò 330 partite consecutive in campionato, cioè tutte. E le sue riserve? Massimo Piloni (1969-75) solo una presenza in Coppa Italia; Giancarlo Alessandrelli (1975-1979), solo 26 minuti, all’ultima di campionato, con anche la beffa di tre gol subiti; Luciano Bodini (1979-89), zero presenze in campionato, almeno sino al ritiro di “Superdino”.

Con i portieri successivi, Tacconi e Peruzzi, ci fu un po’ più di spazio per il cosiddetto “12”: specialmente con “cinghialone”, che aveva la tendenza ad infortunarsi, il secondo portiere ebbe molte più chance che in precedenza.

Michelangelo Rampulla, nato a Patti, in provincia di Messina, il 10 agosto 1962, iniziò nelle giovanili della Pattese. Dall’80 all’83 giocò nel Varese, poi, dall’83 all’85 nel Cesena e dall’85 al ‘92 nella Cremonese.

Il 23 febbraio 1992 si giocava Atalanta-Cremonese, e i bergamaschi erano in vantaggio. Ultimi minuti. In area la mischia era furibonda, per la Cremonese era una delle ultime opportunità per poter riagguantare gli orobici. Sembrava un normale parapiglia quando all’improvviso sbucò Rampulla. Chiorri tirò nel mucchio la punizione, i difensori dell’Atalanta non riuscirono ad organizzarsi per tempo e il portiere grigiorosso colpì di testa la sfera che si insaccò alle spalle di Ferron.

Il gesto di Rampulla, oltre che dare ancora qualche speranza alla Cremonese (che a fine stagione, però, sarebbe retrocessa) fu fissato nell’immaginario collettivo calcistico per anni, poiché Rampulla fu il primo portiere a realizzare un gol su azione nel campionato di Serie A.

“Quando giocavo alla Cremonese il mio motto era: non importa contro chi giochiamo, undici siamo noi e undici sono loro”.

Nell’estate 1992 venne ingaggiato dalla Juventus che, dopo la partenza del capitano Stefano Tacconi e la conseguente promozione a titolare del giovane Angelo Peruzzi, necessitava di un rimpiazzo di affidamento in panchina.

Rampulla in bianconero

Nonostante fosse stato preso come riserva, Rampulla giocò la doppia sfida di Coppa Italia contro al Fidelis Andria e esordì in campionato alla 1ª giornata contro il Cagliari (per infortunio di Peruzzi).

Anche in Coppa Uefa, sempre per infortunio del titolare, giocò entrambe le sfide di semifinale contro il PSG, risultando determinante per il passaggio del turno. Ricordo una parata eccezionale, da grande portiere: cross di Roche dalla sinistra, tiro al volo “spizzato” di Weah che riesce a indirizzare nell’angolino basso alla sinistra di Rampulla. Guizzo felino del portiere che devia in calcio d’angolo.

Nel 1995 giocò entrambe le partite della finale di Coppa Italia contro il Parma mantenendo la porta inviolata in entrambe le partite. Restò imbattuto, sempre contro gli emiliani, anche l’anno dopo, in occasione della Supercoppa italiana, subentrando a Del Piero per rilevare l’espulso Peruzzi e contribuì all’1-0 finale.

“Gli anni di Lippi dove abbiamo vinto tutto il primo anno e la Champions al secondo, mi ricorderò sempre che all’inizio di ogni stagione in ritiro parlavamo già della finale per capire solo contro chi l’avremmo giocata, quello era il nostro unico “problema”, pensate che mentalità”.

Della Champions ricordava:

“È una bellissima sensazione, quella che ogni ragazzo quando inizia a giocare a pallone sogna. Sogna di vincere lo Scudetto, la Coppa Campioni e vabbè, la Coppa del Mondo con la Nazionale. In ordine ci sono il Mondiale poi la Champions e infine il Campionato. Quando tu la tocchi e pensi a chi l’ha vinta prima di te ti rendi conto che tutti i sacrifici che hai fatto sono valsi a qualcosa”.

Con il cambio tecnico, prima Ancelotti, poi Lippi, cambiarono anche i portieri titolari, passando da Van der Sar a Buffon: Rampulla divenne così il “terzo” portiere.

Al termine del campionato 2001-2002, ormai alle soglie dei quarant’anni, decise di ritirarsi.

Ma la presenza in bianconero non terminò, perché dal 2002 Rampulla entrò nell’organico: prima come coordinatore degli allenatori dei portieri; poi come allenatore dei portieri della prima squadra; infine come allenatore dei portieri della squadra Primavera, rimanendo in squadra fino al 2010, per poi seguire Lippi nella sua avventura in Cina.

Rampulla e Lippi in Cina

Nonostante le poche presenze, vinse tanto in bianconero: quattro scudetti (1994/95, 1996/97, 1997/98, 2001/02), due Supercoppa Italiana (1995, 1997), una Coppa Italia (1994/95), una Coppa Uefa (1992/93), una Champions League (1995/96), una Supercoppa Uefa (1996), una Coppa Intercontinentale (1996) e un trofeo Intertoto (1999).

E, per me, Michelangelo Rampulla da Patti, sarà per sempre la migliore ruota di scorta che una squadra possa mai avere, o, per rimanere nel linguaggio calcistico, uno dei migliori “dodicesimi” nella storia della Juventus.

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