La Juve che ha sbancato San Siro torna a Torino non solo con i tre punti, ma con una serie di certezze che potrebbero rivelarsi fondamentali nel proseguo di stagione.
La vittoria con una grande: il pari di Bergamo e la sconfitta interna con la Lazio, unite al cappotto di Barcellona, avevano fatto scattare l’allarme su come di fronte ad avversari superiori alla media di una Serie A obiettivamente mediocre, i nostri andassero in difficoltà. Nonostante i primi 10 minuti in cui l’iniziativa è stata concessa al Milan, i nostri hanno poi cominciato a prendere le misure agli avversari, andando a pressare alto, guadagnando così metri preziosi per poter prendere in mano il pallino del gioco. È stata quindi una vittoria convincente: squadra tornata feroce nella riconquista della palla, tecnicamente più efficace grazie a un possesso palla spezzato poche volte dagli avversari o da giocate forzate. Insomma, il famoso “giocar bene tecnicamente” sempre invocato da Allegri è sembrato più evidente nel match di San Siro rispetto ai tanti errori a cui eravamo abituati.
È tornata anche la compattezza e la capacità di soffrire, con un Rugani (alla sua miglior partita stagionale) sicuro negli anticipi e nella marcatura capace di guidare insieme a Chiellini (ottimo anche oggi) una linea difensiva finalmente stretta che non si fa imbucare in mezzo. Unica nota di demerito la traversa di Kalinic, quando però a non far bene la diagonale è Asamoah. Certamente la sorte (con cui a onor del vero eravamo un po’ in credito) ci è stata benevola, ma la volontà di andare a chiudere sulla seconda palla ci ha riportato indietro agli anni precedenti in cui per fare gol a questa squadra gli avversari dovevano davvero sudare 7 camicie, e non è un caso se la trasferta di Milano è stata la prima di questa stagione in cui non si è subito reti. Ed è stata veramente l’unica sbavatura di una prestazione in cui è tornata anche la concentrazione e la già citata ferocia agonistica. Allegri aveva messo tutti in guardia nell’immediato post Juve-Spal, sostenendo come con una gara come quella di mercoledì sera si sarebbe usciti da San Siro con le ossa rotte. E invece la squadra non ha avuto quei vistosi cali di tensione costati qualche gol e punto di troppo nei primi due mesi di questa stagione, vincendo appunto con una prestazione da “squadra”, lineare nell’arco della gara, senza alti e bassi, impreziosita ovviamente dalla doppietta di Higuaín.
L’Argentino è davvero lontano parente del giocatore di un mese fa. Al Meazza ha realizzato due gol bellissimi: il primo da centravanti puro, senza dare al suo marcatore diretto Romagnoli nemmeno la possibilità di provare un qualsivoglia intervento. Il secondo invece è da centravanti che sta bene sia di fisico che di testa: attacca lo spazio, con un movimento di corpo manda a vuoto Rodriguez e con un destro potentissimo non dà scampo a Donnarumma, facendo sponda col palo. In mezzo ai due gol ha pressato a tutto campo, e si è anche sbracciato in un paio di occasioni affinché i suoi compagni facessero lo stesso, ha aiutato la squadra e ha saputo lottare con i difensori avversari senza venir continuamente sopraffatto. Fondamentale anche il contributo di Dybala: è suo l’assist sul primo, mentre sul secondo il velo per il Pipita è semplicemente meraviglioso. Oggi la “Joya” è tornato a ricamare tra le linee, smistando sulle fasce o verticalizzando per Higuaín, prendendosi anche una discreta dose di calcioni. Tornerà sicuramente anche al gol, ma con un Pipita così possiamo attendere senza troppa disperazione.