Come un’ideale staffetta, parto dall’ultima frase di mister Allegri per Mediaset Premium: “Di fronte a 80.000 spettatori, è sempre Milan – Juve, partita di grande fascino”. Il vero derby d’Italia, per numero di trofei, per una sorta di corretta e completa rivalità, per una reciproca stima che permette a tanti tifosi di assistere allo spettacolo in un miscuglio che sa di “vero sport”. Chi ha orecchie e piagnistei per intendere, intenda.
Tutto bello e soprattutto tutto come da tradizione. La Juventus sbanca Milano per la settima volta consecutiva, con un 1 a 2 di misura, sofferto e in rimonta, ponendo una serissima ipoteca al quinto anno filato in tricolore. La Juve vince, il Milan convince. La Juve supera le remore psicologiche che potevano derivare dall’avere allargato il gap con il Napoli, il Milan dà un calcio alle titubanze e cala in campo un’insolita robustezza di squadra. La Juve fatica nella manovra, frenata dai rossoneri in marcatura alta ed asfissiante. Il Milan accarezza il sogno di togliersi la soddisfazione di una notte da leoni. I valori che contano però vengono fuori alla distanza.
Sembra che il ritiro della settimana abbia davvero fatto bene ai Sinisa – boys che, dopo una partenza juventina parsa un fuoco fatuo, prendono in mano le redini del gioco rendendosi pericolosi con Balotelli su punizione, cui nega il gol un ragazzino di 38 primavere che la Juventus schiera tra i pali da 16 anni: Buffon Gianluigi da Carrara, in arte fenomeno. Al 18′ però, nemmeno lui può nulla sul colpo di testa di Alex (e basta!), lasciato colpevolmente tutto solo in area. Milan in vantaggio e partita in salita.
La manovra latita, Bonucci è marcato strettissimo e Marchisio si sbatte spesso senza costrutto. Serve il colpo a sorpresa. E cosa c’è di più sorprendente di un lancio millimetrico del portiere sulla prima punta? Incredibile: Gigi mette quasi da metà campo una palla sulla testa di Marione, spizzata ad Alvarone, che confeziona un assist perfetto smarcando Mandzukic davanti a Donnarumma. Tiro in diagonale di giustezza e pareggio raggiunto. È il 27′. La contesa pare calmarsi e, salvo un tentativo di Honda, fermato da Buffon (ci vuol altro!) ed un tiro impreciso di Lichtsteiner, liberato da Pogba, non si vede più niente di significativo.
Si riprende con un Milan di nuovo col piglio della squadra che vuole fare sua l’intera posta. Ancora Buffon si mette dietro la testa l’aureola di “benedetto dagli dei” ed in pochi secondi dice no a Bacca di poco dentro l’area ed a Balotelli da 2 metri, con deviazione sulla traversa. Poi il Mario milanista segna di mano e si becca la ovvia ammonizione da Orsato.
La Juve soffre, non riesce a distendere il suo potenziale e si affida a giocate personali. Pogba infatti ha l’occasione della rete su un calcio di punizione di pirlesca fattura: il palo respinge al posto di Donnarumma. Il polpo dà la sveglia. Marchisio è più concreto in mezzo al campo, la spinta milanista va scemando, Alex Sandro e Lichtsteiner sulle fasce non concedono spazi. E succede qualcosa che è simile al rinvenimento di un oggetto impolverato e sperduto in soffitta. La Juve va in vantaggio su calcio d’angolo! Prego segnarsi l’evento, casomai non succedesse più per altri lunghi anni. Pogba si crea lo spazio dietro ad un incerto Abate e con un tiro sporco, un poco fortunoso, ma nello specchio della porta, ribalta lo score a favore della capolista. E’ il 20′ della ripresa.
Da qui alla fine si assiste solo al bailamme delle sostituzioni, all’ennesimo record stabilito da Zaza, entrato al posto di Morata, nel prendere l’ammonizione nel minore tempo possibile, alla lucina rossa della riserva accesa fissa sul cruscotto delle energie rossonere. Onore al Milan, che avrebbe meritato qualcosa di più, ma vince chi commette meno errori e stasera la Juventus ha saputo gestire i momenti topici con un cinismo ed una lucidità da grande squadra.
Ora che i punti di vantaggio sono 9, anche se solo per una notte, a Napoli si patirà allo spasmo la iattura di dovere giocare “dopo”. Come dare torto ai partenopei? Senza Higuain, Koulibaly, Mertens e l’esperto di fatturati, Sarri, anche il Verona fanalino di coda diventa un avversario da prendere con le molle. Maledetto calendario, penserà De Laurentiis, dimenticandosi che in Lega sia lui che Andrea Agnelli sono consiglieri.
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