In un precedente post, si era già accennato a quanto di Allegri la Juve già avesse fin dall’inizio della stagione. In quel momento, si è auspicato bastasse. Non bastava e grazie a Dio ne è stato consapevole anche il mister livornese.
Il 352 che si è andato via via imponendo nel calcio italiano di questo decennio, è ora di ammetterlo, è stato molto più vicino al 532 ci quanto non si voglia far credere. La Juve è certamente quella che ha adottato la “variabile” più offensiva fra le interpreti che lo hanno adottato, ma probabilmente solo perchè la sua qualità le ha permesso di schiacciare (in Italia) gli avversari e giocare contro le difese avversarie con gli esterni alti sulla linea delle punte. I nodi sono sempre venuti al pettine quando in campo non c’è stato un gap così rilevante da giustificare fasi di possesso elevate con l’imposizione del gioco nella metà campo avversaria oppure quando, nella preparazione tattica delle partite, il pareggio NON viene considerato fra i risultati auspicabili. A qualcuno è venuto in mente lo scenario europeo?
E’ inutile dilungarsi ulteriormente sull’argomento. In questo sito, più volte e sotto varie angolazioni è stato affrontato e dibattuto l’argomento. Basta consultare l’area Opinioni o Tecnica e tattica per averne conferma.
L’elemento di novità nella discussione è, ovviamente, quanto successo martedì scorso allo Stadium contro i greci. Ora, è una banalità dire che in Europa, al contrario che nel campionato Italiano e tranne casi rarissimi, ad incidere sono gli attacchi. E io voglio essere banalissimo. Se volessimo racchiudere in un’affermazione cosa successo nella partita con L’Olympiakos, direi che è stato aggiunto un uomo all’attacco.
Ma prima di approfondire tale profondo concetto ontologico e le sue implicazioni esistenziali, ai fini del ragionamento conviene fare un passo indietro al 352 presentato in talune occasioni dal Bayern di Guardiola. Una bella analisi, focalizzata sulla linea difensiva ma con ovvie implicazioni sulla valutazione del sistema di gioco complessivo, è stata fatta da Alberto Fantoni nel suo artico “La difesa a 3 di Guardiola“.
Per andare al sodo, a me ha fatto letteralmente sbellicare dalle risate chi ha portato come esempio il Bayern di Guardiola per dire “avete visto che in Europa si può giocare a 3?”. Mettendo da parte la qualità intrinseca degli interpreti e delle giocate, c’è forse qualcuno che ha mai intravisto la possibilità di assimilare il 352 della Juve a quello del Bayern? Con 2 esterni MAI schierati sulla linea dei difensori e sempre alti, anche in fase di non possesso. Guardiola ha adottato la linea a 3, quando lo ha ritenuto opportuno, per liberare un ulteriore uomo in attacco. Rispetto alla linea a 4, è una scelta offensiva, più che di contenimento. E permettetemi di aggiungere una cosa. Il 352, nel calcio attuale, è e deve essere un’opzione. Può e deve essere una fra le possibili scelte tattiche a disposizione, non certo l’unica. Le sue caratteristiche infatti sono troppo “particolari” per poterne fare IL sistema di riferimento di una squadra che vuole primeggiare. In questo ambito, si potrebbe accennare alla storia recente dello United di Van Gaal, ma il discorso diverrebbe troppo lungo e fuorviante. E per fornire un ulteriore elemento di chiarezza, senza alcuna enfasi polemica, il 352 italico ha come interpreti sugli esterni De Sciglio e Darmian, non certo El Sharaawi e Candreva. In ogni caso, al di là dei nomi, il punto focale sono i compiti che si assegnano agli esterni.
La parentesi dedicata a Guardiola è funzionale solo per poter dire che non c’è mai stato ostracismo verso un determinato sistema di gioco rispetto ad un altro, bensì l’incoerenza in taluni frangenti e contesti, fra le scelte adottate e le necessità tattiche richieste in specifici passaggi delle precedenti stagioni.
Chiarito (spero …) ciò, torniamo all’attualità. Da dove cominciare? Beh, intanto dalla sempre banale (banalissima, come vogliamo essere) considerazione che SE PO’ FFA’, SI PUOTE, YES WE CAN. Possiamo giocare a quattro. Possiamo farlo nonostante i vari e complessi impedimenti che il destino cinico e baro ha frapposto fra noi e la fantomatica sequenza esternodidifesa-centrale-centrale-esternodidifesa. Si può fare, nonostante:
- Pirlo che deve essere coperto da 3 centrali,
- non c’è Barzagli e manco Pepe,
- i nostri difensori non sono adatti per mettersi a 4 (LOL),
- Lichtsteiner è svizzero e non brasiliano,
- Allegri è livornese e non pisano.
La partita di martedì, quindi, ci ha detto che con l’adozione di un sistema di gioco “diverso” dal 352:
- abbiamo liberato una casella per poter schierare un centrocampista o un attaccante, aumentando intrinsecamente il peso offensivo della squadra, grazie alla riduzione del numero dei centrali impiegati,
- si è resa la costruzione della manovra più qualitativa e più fluida, dando più “campo” al vertice basso di centrocampo (che meraviglia vedere Pirlo abbassarsi in mezzo ai centrali nella più canonico delle salide lavolpiane) e offrendo un set di linee di passaggio molto più vario che non l’appoggio al centrale difensivo (Chiellini, Ogbonna o chi per loro),
- si è data molta, ma molta più imprevedibilità alla manovra offensiva. Vidal ha più o meno svolto lo stesso ruolo di Boateng nel Milan di Allegri. Libero di creare superiorità dove serviva (obiettivo raggiunto) e inserirsi dove possibile (obiettivo parzialmente raggiunto se non fallito del tutto),
- si sono sfruttate le fasce laterali in maniera molto più efficace, a seguito di catene meglio assortite e di lati deboli più consolidati, grazie a manovre con velocità più elevate e maggior presidio delle zone del campo interessate.
Ognuna di queste assunzioni meriterebbe di essere esplosa, chiarita e dibattuta. Ci sarà tempo, magari a seguito di un’analisi basata su un maggior numero di partite. D’altro canto, rimane ancora molto da migliorare:
- qualità delle transizioni veloci
- sfruttamento degli inserimenti delle mezzali
- marcatura dell’uomo nella propria area, perché è vero che i gol li abbiamo subiti in azioni da fermo, ma avere un centrale di difesa in meno in area ha pur sempre una valenza e un peso non da poco nella distribuzione delle responsabilità e delle marcature dell’attacco avversario.
A questo punto, una giusta obiezione potrebbe essere: “d’accordo, contro i greci abbiamo creato più di 20 azioni offensive importanti, ma lo stesso risultato lo abbiamo avuto con il 352 contro avversari più o meno simili”. In se stessa, l’affermazione è corretta ma non mi trova d’accordo. E siccome mi rifiuto categoricamente di usare freccette, ponderazioni stocastiche e estrapolazioni statistiche, mi permetto molto umilmente di condividere le mie personalissime impressioni. In quelle partite (Copenaghen, Nordsjelland ma, perchè no, anche Malmoe) ho sempre avuto la netta sensazione, per usare una metafora, che si guidasse un bolide velocissimo e benissimo ma che tutti sapessero dove avremmo tentato di effettuare il sorpasso, chiudendoci sempre la porta in faccia. Contro l’Olympiakos invece le occasioni sono venute da percorsi diversi, da uomini diversi, le occasioni stesse sono state diverse.
I miglioramenti per il futuro prossimo? Anche qui, grazie a Dio, si è aperto un mondo. Dall’interpretazione del ruolo di Asamoah (che ha dimostrato di non possedere ancora pienamente) allo sfruttamento di Vidal, Marchisio e Pogba per inserimenti con tempi coordinati ed efficaci; dallo stesso sistema di gioco, perchè non è detto che Vidal dietro le punte possa essere la sola o la migliore delle soluzioni possibili (io per esempio non lo ritengo affatto).
Bene così comunque, a mio parere siamo sulla strada giusta. E’ importante andare avanti, anche in campionato e sfruttando alla bisogna tutti i sistemi che si è in grado di mettere in campo. Purché non si entri nella logica (senza senso) della scelta di un sistema a seconda della competizione in cui si gioca.
Forse l’unico peccato è essere arrivati ad una partita fondamentale per la stagione con una soluzione scarsamente o per nulla provata in precedenza. Peccato veniale, con il senno di poi, poiché il risultato è stato raggiunto. #Fiuuu.
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