Quello che doveva essere, non è stato. Quello che doveva andare, non è andato. La Juve ritorna dalla trasferta di Napoli con un pugno di mosche, a seguito della sconfitta per 2-1 contro la squadra partenopea. Se alla vigilia di Juve-Frosinone Allegri aveva chiesto di ritornare nella prima metà della classifica, dopo questa sesta giornata, la Juve stagna ancora nei bassifondi della graduatoria, inchiodata ed incapace di reagire, con appena cinque punti conquistati.
Chi si aspettava dai bianconeri una prova di carattere e motivazioni è rimasto deluso. Se nella passata stagione la Juve è tornata a vincere al San Paolo dopo diversi anni, la prova vista ieri ha fatto tornare alla mente le partite opache dei precedenti incontri. Quella di ieri però, ha anche l’aggravante dell’inizio stentato in campionato e di una sorta di “dentro o fuori” per la rincorsa a determinati obiettivi.
Nello scacchiere campano, Sarri ha disegnato una squadra improntata sul pressing degli attaccanti e volta alle ripartenze: il centrocampo degli azzurri era meno fisico di quello bianconero (c’era il solo Allan ad interdire completamente) con Jorginho a verticalizzare verso i due esterni alti ed Hamsik a supportare la manovra offensiva con i suoi inserimenti. Dall’altra parte, Allegri, ha scelto l’ottava formazione diversa in altrettante partite ufficiali e ha riproposto il rombo con Hernanes vertice basso e Pereyra trequartista, facendo riposare lo straripante Cuadrado. In attacco, Dybala e Zaza sono stati per la prima volta schierati insieme, a discapito proprio delle parole del tecnico livornese di appena una settimana fa che li ha definiti “simili” per posizione occupata nell’area di rigore.
Al fischio di inizio dell’arbitro Orsato è stata la Juve a tenere il pallino del gioco, come era lecito aspettarsi, con soluzioni offensive che avevano principalmente due variabili: il lancio dalla destra di Bonucci a tagliare il campo verso Pogba, che occupava la zona opposta, o verso la profondità di Zaza, e la scelta di passare tramite Pereyra per vie centrali, sfruttando la sua dinamicità ed i suoi dribbling. La mole di gioco non ha prodotto molto: solo un tiro di Zaza ben parato da Reina. Tutte le azioni passate dai piedi di Pogba si sono concluse con la palla riconquistata dal Napoli per la troppa testardaggine del numero 10 bianconero nel voler tentare per forza la giocata personale.
Il gol del Napoli, arrivato dopo un bel uno-due tra Insigne e Higuain con la difesa ed il centrocampo della Juve in versione statue di cera di Madame Tussauds, ha fatto prendere coraggio alla squadra di casa e minato, ancora di più, le fievole certezze bianconere.
Nella ripresa ci si aspettava una reazione di cattiveria da parte degli uomini di Allegri ma la riconferma di un inguardabile Hernanes (fanstasma in fase di costruzione, impalbabile in quella di interdizione) sottolinea lo stato confusionale in cui sta lavorando il mister. Prorio come avvenuto un mese fa a Roma, solo dopo aver subito il gol del raddoppio (Higuain, al quale la Juve ha prontamente risposto con un bel gol di Lemina), il tecnico livornese decide di operare una “rivoluzione” tattica, inserendo Cuadrado e Morata e portando il numero 18 francese sul vertice basso del rombo.
Quelli che dovevano essere venti minuti di orgoglio e disperata ricerca del pari, sono stati invece un susseguirsi di azioni improvvisate che non hanno portato a nulla: il colombiano, per dirne una, ha giocato prima da trequartista, poi da esterno d’attacco a sinistra ed ha finito occupando la fascia di destra.
Al triplice fischio, cala il sipario su questo mese di settembre (che si concluderà, ma in Champions, mercoledì a Torino contro il Siviglia) che proprio Allegri aveva definito importante visti i due passi falsi su due fatti ad agosto. Se il “nostro campionato è iniziato contro il Chievo”, come si augurava il tecnico nella prima arrampicata sugli specchi, va detto che è (di nuovo) iniziato nel peggiore dei modi: un probabile nervosismo estivo nei piani alti, seguito da un mercato concluso in maniera inspiegabile, si sta ripercuotendo anche sulla squadra ma soprattutto sullo staff tecnico.
C’è la fiducia in questa squadra ed in questo mister da parte della dirigenza? Dove vanno ricercate le ragioni per cui la rosa più forte d’Italia stenta a fare risultato contro avversari abbordabilissimi ed anche tra le mura amiche?
Il supporto di noi tifosi c’è, c’è stato e ci sarà. Ora però crediamo di meritarci una risposta con una reazione degna di questo nome e di questa storia che porti finalmente a dei risultati concreti e tangibili.
Fino alla fine…ed anche oltre!
Forza Juve!