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Nessun alibi, per nessuno

Una delle forze della Juventus di cui andiamo orgogliosi è il non cercare alibi che tolgano importanza alle responsabilità di ognuno, che si tratti di questioni arbitrali o “venti che spirano in direzioni contrarie” o intrighi di palazzo o autodeterminazioni di popoli o congiunzioni astrali. Men che mai in questo momento è accettabile accampare scuse, come gli infortuni o l’inserimento dei tanti elementi nuovi o il mancato arrivo di Draxler, per giustificare il disastroso inizio di campionato; e chiunque si sia azzardato a provarci è stato facilmente zittito dalla critica. Altre squadre devono altresì far fronte a problematiche simili eppure non hanno racimolato la miseria di 5 punti in classifica. L’Inter ha rivoluzionato la rosa e molti elementi sono stati aggiunti all’ultimo momento, il Napoli ha persino cambiato allenatore, la Lazio è partita ad agosto con diverse pedine fondamentali in infermeria; eppure sono tutte avanti a noi in classifica nonostante la Juve fosse accreditata dei favori del pronostico con una rosa molto competitiva a disposizione di mister Allegri (giudizio che condividevo e continuo a condividere). Un paio di giorni fà uno che il DNA bianconero lo conosce bene ha messo in chiaro il medesimo concetto: “La cosa che mi sento di dire è che dobbiamo cercare di spingere ancora di più sull’acceleratore per abbreviare il discorso del consolidamento e del processo di crescita.” Parole e musica di Gigi Buffon.

Da un po’ di mesi, però, c’è un sottile venticello che soffia nell’etere sotto forma di pettegolezzo, un dico-non dico, una “voce forte che giunge da Torino”, un “male” che avrebbe colpito la società nelle alte sfere e che starebbe compromettendo la serenità di tutto l’ambiente bianconero, squadra compresa. Il problema sarebbe, udite udite, la crisi matrimoniale del Presidente Agnelli e l’allontanamento del Direttore marketing Calvo (pare che l’oggetto del desiderio presidenziale sia stata la moglie di questi). Si legge qua e là che questo presunto problema starebbe contribuendo a inficiare le prestazioni in campo della Juventus per via di dissapori e tensioni interne alla proprietà o alla dirigenza, ignoro quali possano essere. Fermo restando il ribrezzo nello scrivere di questioni inerenti più alla sfera del gossip che a quella sportiva, facciamo un passo indietro. La famiglia Agnelli è sotto l’attenzione mediatica da praticamente un secolo e molta acqua è passata sotto i ponti del Po, scandali pubblici e privati ne sono accaduti a bizzeffe, alcuni dei quali dello stesso genere di quello odierno. La battaglia per la supremazia nelle aziende di famiglia ha visto spesso Gianni e Umberto avvicendarsi sulla tolda di comando dei vari gioielli di casa; la loro morte e la conseguente guerra tra bande ci è costata una calciopoli; insomma la Juventus ne ha passate di ben peggiori. Basti pensare agli anni precendenti il grande inganno del 2006: la security Telecom aveva preso a pedinare un po’ di gente, Baldini preparava il ribaltone insieme al suo amico carabiniere, Moggi e Giraudo si confidavano a vicenda la paura di essere molto esposti al fuoco amico, insomma c’erano tutti i presupposti per mandare a rotoli l’intero loro lavoro, un lavoro che aveva posto la Juventus in cima al panorama europeo. Eppure quella squadra vinse due combattutissimi campionati giocati contro rivali molto più attrezzate delle attuali, e nessuno risentì mai di quei fortissimi condizionamenti esterni, per due ordini di motivi. Il primo, la notoria riservatezza sabauda unita alla forza di una dirigenza in grado di isolare la squadra da qualsiasi condizionamento esterno; il secondo, la professionalità di campioni in campo e sulla panchina capaci di non abbassare gli standard del proprio rendimento, fregandosene di tutto ciò che non riguardasse il campo da gioco.

Il motivo di questo ragionamento è semplice: se anche il presidente Agnelli avesse dei problemi in famiglia e con i suoi collaboratori (Calvo si è accasato al Barcellona) questo, insieme agli altri, non può e non deve rappresentare un alibi per nessuno, da Marotta fino all’ultima delle riserve. Nel frattempo, giusto per sgombrare il campo da ogni chiacchiera, sono giunte le candidature espresse da Exor per il rinnovo del CDA Juve: nei 3 nuovi ingressi c’è il nome di Francesco Roncaglio, un uomo di Andrea. Non sembra che le vicende private del Presidente abbiano scombussolato gli equilibri interni alla famiglia. Alcuni osservatori davano un Elkann molto seccato e pronto a liberarsi definitivamente del cugino. I fatti sembrano smentire questa ipotesi, ma anche se fosse vera questa intenzione, dirigenza e allenatore non devono assolutamente schermarsi dietro questioni aziendali per mascherare i propri errori.

Nessun alibi, per nessuno, dunque. Riprendiamoci il posto che ci spetta.

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