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Niente maghi per favore

È sconfortante, specie per chi ha una certa età, notare come nel calcio meno ancora che in altri campi della vita l’esperienza non insegni nulla. Così, alla notizia – certo clamorosa – della scelta del neofita Andrea Pirlo come allenatore della Juve, le reazioni si sono immancabilmente caratterizzate, positive o negative che fossero, sull’Impronta che il nuovo tecnico darà, e sulla “Juve di Pirlo”. Pura metafisica, pensiero magico da mercatino dell’usato. Eppure, se c’era una credenza sbagliata che la stagione appena conclusa (per noi) doveva avere dissipato, era proprio quella dell’Allenatore Demiurgo. L’epocale fallimento di Maurizio Sarri nel forgiare, con la sola imposizione delle mani (cit.), una Squadra archetipica, dedita al Bel Giuoco, al Dominio e al Possesso, avrebbe dovuto aprire gli occhi, spiegare, chiarire. Niente: siamo ancora e sempre alla teoria del Mago. L’epiteto, com’è noto, fu affibbiato a Helenio Herrera e divenne proverbiale, esente da satira (cui il calcio italiano è notoriamente impermeabile) che infatti fu, blandamente, esercitata solo a ciclo finito, quando il Mago HH era alla Roma, dal film “I due maghi del pallone”. In cui uno sprovveduto Ciccio Ingrassia, richiesto di assumere proprio un “Mago” per risollevare le sorti di una squadra di provincia, e ignaro della metafora, ingaggia Franco Franchi che nella vita fa l’indovino con improbabile pettinatura, come “Mago KK”…
Il film potrebbe essere di buon auspicio per Pirlo in quanto l’avventizio Mago KK riesce effettivamente a far vincere la squadra, con sortilegi per lo più non tattici. Già, perché qui starebbe il busillis: la teoria del Mago perpetua l’equivoco che l’allenatore possa da solo fare appunto magie.
Noi rimaniamo, umilmente, dell’idea che – a stare larghi – l’allenatore influisca per il 30%; che i calciatori siano determinanti; che la società giochi un ruolo fondamentale; che l’anno trascorso dovrebbe averlo chiarito ad abundantiam; che ciò non significhi che “può allenare chiunque”, ma che la fortuna di Pirlo – che gli e ci auguriamo – consisterà nel fare poche cose giuste. Ecco, l’allenatore dovrebbe essere come un buon governo: minimo. Fare poche cose, soprattutto non fare danni, trarre il meglio dal materiale che ha senza utopie costruttivistiche. Date al neofita Trapattoni due vecchi pirati come Bonimba e Benetti, e lui ci costruirà un carro armato, di suo mettendoci la grande intuizione di Tardelli a centrocampo. Innovare mantenendo. Perché alla fine e nell’essenza il calcio non è gingilli statistici, matematica, scienza men che meno, heatmap, sovrastrutture, seghe.
Il calcio è “passarsi bene la palla”: cosa di cui Andrea Pirlo seppe fare un’arte.
In bocca al lupo a lui e a noi, e basta coi maghi per favore. Perché oltre al Mago HH, al Mago KK, al Mago di Noto (sempre Ciccio) e al Mago Oronzo, esiste sempre il rischio che ci sia il Mago Glione.

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