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O Capitano, mio Capitano!

Non ho nessuna intenzione di difendere Gigi Buffon, è grande e grosso e sa difendersi da solo. Vorrei solo puntualizzare alcune cose in merito a quanto successo l’altro ieri sera.
Buffon ha fatto bene, anzi benissimo, per qualcuno addirittura poco. Visto che molti si dilettano a farne l’esegesi dei pensieri, Buffon ha SEMPRE detto quello che pensava. Se fosse stato un po’ più paraculo nel corso degli anni si sarebbe trattenuto dal dire i famosi “meglio due feriti che un morto”, un principio che tutti sanno, conoscono e applicano nel calcio; oppure “Non me ne sono reso conto e sono onesto nel dire che se me ne fossi reso conto non avrei dato una mano all’arbitro” del resto si sa che il mondo è pieno di calciatori che si autodenunciano all’arbitro. Ve la ricordate tutti la scena di Zanetti in ginocchio dall’arbitro per chiedere l’annullamento del gol con quattro giocatori in fuorigioco a Siena? No, perché non è successo.

Buffon piaceva quando in nazionale ci metteva la faccia e affrontava a muso duro i giornalisti, per difendere la sua squadra. Non piace quando lo fa con la Juventus.

L’altra sera, a quarant’anni e dopo ventitré anni di professionismo, ha fatto quello che ha sempre fatto: ha detto quello che pensava, chiaro e tondo. Lo ha detto sapendo di non poter fare danni a nessuno, ma eventualmente solo a se stesso, la sicura squalifica non avrà effetti dato che ha confessato che gli dispiacerà lasciare questo gruppo, annunciando di fatto il ritiro.
E se deve finire con una espulsione ingiusta – avanti, ditemi quanti cartellini rossi per proteste avete visto nella vostra vita – meglio farlo dichiarando esattamente cosa si ha dentro: lo schifo per un dilettante che ha preso due decisioni forzate a partita finita. Sarebbe forse stato sopportabile il rigore, ma togliergli la possibilità dell’ultima parata è stato troppo.
La sua reazione è stata sincera e umana: sbroccate se uno vi taglia la strada, ma da Buffon l’altra sera avreste preteso una dichiarazione all’insegna della serenità e pacata accettazione del destino. Ha visto l’impresa della propria squadra infrangersi su un rigore dubbio, e un arbitro incapace di guardarlo negli occhi gli ha tolto pure l’ultima occasione.
E voi, voi fate la morale, fate i superiori, fate i maestrini di sportività.
Voi criticate Buffon, alzate il sopracciglio e borbottate che ha esagerato. A me non piacciono le agiografie: è un uomo, ha i suoi difetti e i suoi lati oscuri. Non è un santo, è il comandante che ha guidato i suoi nella battaglia, in una delle partite più difficili della sua vita.

Ci sono schiere di juventini, guidate da Del Piero, che da ieri stanno criticando Buffon. Bravi, apprezzo il vostro distacco, la vostra serenità, e perbacco, la vostra superiorità. Voi vi sedete sullo sgabello di Sky Sport a insegnare come ci si comporta, io se rivedo quelle immagini mi ribolle ancora il sangue e lo farà per sempre. Restate umani, scendete dal piedistallo, -ops- dallo sgabello. Voi vi mettete a puntare il ditino contro Buffon, io avrei voluto essere al suo fianco mentre gli sventolavano in faccia il cartellino rosso.

Buffon non meritava il vostro giudizio, le vostre critiche, la vostra spocchia.

Buffon si beccherà una squalifica esemplare; i giornalisti, gli antijuventini  e voi tifosi superiori (occhio alle intersezioni tra gli insiemi) avete decretato che ha sbagliato e doveva stare zitto. Non è un problema, noi staremo dalla parte del torto assieme al Capitano.

Ma in silenzio no, quello no. Scordatevelo.

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