

La prima volta in Champions League del VAR merita di essere celebrata con una breve riflessione.
Come sapete, sono sempre stato molto scettico sul protocollo VAR, per un motivo molto semplice: l’intero processo decisionale si basa su un concetto assolutamente labile e discrezionale quale è il “chiaro errore”. Siccome ciascuno di noi ha una sua personalissima idea di “chiaro errore”, e il protocollo è talmente idiota da non aver previsto una seppur minima definizione di cosa sia un “chiaro errore”, la discrezionalità delle decisioni è aumentata (moltiplicata per due, per l’esattezza: arbitro e VAR) invece di ridursi. E non parlo dei casi in cui il VAR è intervenuto: parlo principalmente dei casi in cui il VAR “non è intervenuto”, ossia tutti quei casi in cui il VAR non ha funzionato.
Nessuno ha mai capito davvero se il VAR in talune situazioni abbia fatto bene a non richiamare l’arbitro alla review o se invece abbia sbagliato a non farlo, e le spiegazioni tautologicamente supercazzolate tipo “non era un errore evidente” (tautologia) o “è un episodio da moviola, non da VAR” (supercazzola) non hanno convinto nemmeno i bambini dell’asilo.
Siccome all’IFAB non sono proprio dei rimbambiti, si sono resi conto di questa “insignificante” lacuna nel protocollo e in previsione del debutto nelle competizioni internazionali, hanno tentato di porvi rimedio, aggiungendo l’aggettivo “evidente”. Ora, infatti, l’errore non deve più essere solo “chiaro”: deve essere anche “evidente”.
Quindi un errore può essere “chiaro” ma non “evidente”, e viceversa? O quando è “chiaro” è anche “evidente”? Sono due qualità distinte e l’errore deve possederle entrambe o il secondo aggettivo è solo un accrescitivo del primo? Boh.
Il processo decisionale diventa così sempre più semplice: 1) L’arbitro in campo prende una decisione, basandosi sul regolamento e sulla sua interpretazione. 2) Il VAR a questo punto decide se questa decisione è corretta o sbagliata, basandosi sul regolamento e sulla sua personale interpretazione. 3) Poi decide se la decisione, già valutata “errata”, è “chiaramente” errata, e per farlo si basa su… (stocazzo?) sulla sua personale sensibilità. 4) Infine decide, sempre basandosi su… la sua personalissima sensibilità, se il “chiaro errore” è anche “evidente”. E come tutti sappiamo, dicesi “evidente” un errore che è… “beh, un errore che si vede che è un errore, diamine!” E ovviamente, siccome siamo sempre tutti d’accordo su quando una decisione arbitrale è da qualificarsi come “errore”, è anche semplice accordarci su quando è “evidentemente e chiaramente errata”.
A quanto ne so, non credo sia mai successo nella storia del calcio, e il protocollo VAR è tanto intelligente da fondarsi proprio su un evento (quasi) impossibile.
Il bello è che il procedimento sopra descritto è quello teorico, ossia quello pensato dall’IFAB. Nella mente dei VAR (perlomeno di quelli più scarsi e/o di poca personalità), secondo me, il processo reale vede il punto 2) all’ultimo posto. Il primo quesito a cui dare risposta, il quesito “zero”, è quello che io chiamo “il quesito di Ponzio Pilato”, ossia: “devo per forza decidere qualcosa o posso lavarmene le mani? Posso trincerarmi dietro l’errore non evidente o devo per forza decidere se il mio collega ha sbagliato?”. La storia ci dice che i primi mesi di VAR dell’anno scorso sono stati proprio così: alcune squadre, quelle che generano più polemiche, erano revisionatissime, mentre altre non lo erano mai; a riprova del fatto che, se un arbitro può evitare di prendere una decisione scomoda, tende a evitare. La faccenda è migliorata col passare del tempo ma il problema è umanamente irrisolvibile.
I casi sono sotto gli occhi di tutti, basta volerli vedere.
Minuto 58′ di Juve-Parma: cross di Ronaldo dalla sinistra e colpo di testa sul palo di Khedira. Il tedesco più amato dai capiscers juventini rimane a terra, colpito da un calcione. Questo.
L’intervento, negligente o imprudente che lo si voglia considerare, è chiaramente falloso (oppure potete sostenere che colpire con un calcio il ginocchio di un giocatore che sta colpendo la palla di testa non sia fallo, fate voi). A ogni modo, l’arbitro non fischia e quindi la decisione passa al VAR. Era un errore? SI. Era un “chiaro errore”? FORSE. Era un “chiaro ed evidente errore”? BOH. Per me SI, per molti SI, per altri NO, per il VAR, evidentemente, secondo la sua personalissima sensibilità, non era un errore sufficientemente chiaro ed evidente tale per cui dovesse essere revisionato, e ha preferito stare zitto.
Già, perché l’assurdo è che magari per il VAR avrebbe anche potuto essere rigore, ma gli è bastato trincerarsi dietro un comodo “è un errore (sic.), ma non è evidente”, per lavarsene le mani.
L’apoteosi dell’assurdo di questa cosa è che l’unico soggetto veramente deputato a decidere, ossia l’arbitro in campo, se fosse stato chiamato alla review avrebbe potuto tranquillamente dare il rigore. Già, perché noi sappiamo che non ha fischiato; ma non ha fischiato perché non era sicuro della dinamica, e quindi si è ovviamente astenuto, o perché ha visto e giudicato che per lui non era fallo? Non lo sapremo mai.
“Ma almeno vallo a rivedere!!! Togliti tutti i dubbi!”.
VAR review ma niente rigore. C’è bisogno di aggiungere altro?
L’assurdo finale di questo protocollo infatti è che l’arbitro, chiamato infine alla review al grido (in mondovisione) di “hai sbagliato!”, può tranquillamente dire: “non dite cazzate, ho visto bene io”, alla faccia della decisione “chiaramente ed evidentemente sbagliata”. Ed è successo più volte eh, non solo in questo caso.
“Ok, ha sbagliato, ma almeno ha potuto decidere avendo a disposizione tutti i migliori strumenti per decidere”. Aaaaaahhhhh. E questo dovrebbe rassicurarmi?
“Ma almeno evitiamo le polem… no, niente”.
A ogni modo, il VAR ha debuttato in Champions ed è stato subito un successo. Ma la UEFA ha voluto strafare; è andata oltre l’immaginabile, ed è giunta là dove nessuno è mai giunto prima: ha spiegato una decisione arbitrale.
VAR in the UCL: in the 38th minute of the Ajax v Madrid first leg, Nicolás Tagliafico’s headed goal was ruled out following a VAR review. The referee identified that Tagliafico’s team-mate Dušan Tadić was in an offside position and interfering with the goalkeeper – pic.twitter.com/sPtZFd6YiB
— UEFA Champions League (@ChampionsLeague) February 13, 2019
preventing him from playing or being able to play the ball – as the header was being made. This was in line with VAR protocol and the goal was correctly overturned and a free-kick given for offside.
— UEFA Champions League (@ChampionsLeague) February 13, 2019
Brava! Bravissima! Bene!!! Benissimo!!! Benerrrimo!!! Dovremmo fare anche noi così!!!! “Spiegare” è la nuova panacea di tutti i mali!!!
E sticazzi posso dirlo? Davvero avete bisogno che qualcuno vi spieghi una decisione arbitrale? Il motivo per cui il gol è stato annullato è stato subito chiaro e l’hanno spiegato anche in telecronaca: cosa aggiunge questo tweet a quanto già non si sapesse ieri?
Vi faccio umilmente notare che il problema non è (o almeno, non dovrebbe essere) “capire” il perché di una decisione arbitrale: il problema è “accettarla”, che è una cosa ben diversa. Qui è stato facile, per noi italiani: Ajax-Real, chemmenefregammé? Ma guardate le risposte dei tifosi dell’Ajax e vedrete come l’hanno “accettata” bene, solo perché gli è stato spiegato il motivo dell’annullamento.
Ma poi, senza andare tanto lontano da casa nostra: ve lo ricordate questo?
Il gol è stato annullato perché il VAR non ha considerato il tocco di Alex Sandro “un tentativo volontario di giocare il pallone”. L’hanno spiegato in diretta, cosa c’è da capire ancora? Cosa doveva spiegare l’AIA? E se avesse scritto queste mie stesse parole, allora avreste accettato serenamente la decisione? Suvvia, non prendiamoci in giro.
Ma almeno, il VAR ha funzionato.
Questa cosa mi fa sempre sorridere. Uno prende un caso di successo e dice: “Vedi? Funziona”. Un po’ come portare la macchina in officina e dire al meccanico: oh, ho fatto 200 km tutti di seguito e non ho avuto un problema! Il motore gira come un orologio svizzero!!
Non è che per caso, per capire se una macchina funziona bene o no, fate esattamente il contrario, ossia contate tutte le volte in cui vi ha lasciato a piedi? Sono tante o poche?
Che la UEFA spieghi che qui il VAR ha funzionato bene (ah, per me il giocatore dell’Ajax non crea un effettivo ostacolo alla parata del portiere e non gli ostruisce la visuale, quindi parliamone) mi lascia indifferente: spieghi questo invece.
Un fallo che è parso subito evidente, che ha portato al gol del pareggio dell’Ajax, non è stato revisionato sul campo, ma solo in modalità “silent check”. Perché? Non è fallo? Non è evidente? Non è che “per caso” si è preferito trincerarsi dietro l’opportunità del “sì, è un errore, ma non è un chiaro errore”, onde evitare di dover annullare due gol su due, alla squadra di casa, “avvantaggiando” così in maniera sfacciata il Real Madrid? E se fossero stati sullo 0-0, sarebbero intervenuti? Quanti scommettono “sì” insieme a me? Perché il dubbio che il VAR si attivi secondo “opportunità” (che è cosa ben diversa dalla malafede: lo esplicito per quelli de coccio) è molto forte, in molti tifosi.
E qui la domanda sorge spontanea: davvero vi piace uno strumento che si attiva “a convenienza” invece che “secondo giustizia”? A me no, ma sicuramente sono strano io.
La vera trasparenza sarebbe rendere pubblico l’audio di questo contatto e di tutti quei contatti inspiegabilmente lasciati correre; solo così si potrebbe capire “perché” la macchina si è inceppata in certe situazioni e porvi rimedio.