Connect
To Top

Paratici si è fermato a Brindisi

Non parla mai in pubblico.
Non rilascia interviste.
In pochi conoscono la sua voce.
Eppure le sue idee sono fondamentali per la costruzione della Juventus, anno dopo anno.
Gli occhi di Fabio Paratici scrutano ogni anno le movenze di migliaia di calciatori delle più disparate parti del mondo (pescò Sorensen nella serie B danese) e le sue scelte condizionano ineluttabilmente il futuro della squadra.
Questo, tuttavia, non sarà un pezzo apologetico pseudo-incensante del direttore sportivo di Juventus FC né una nota biografica approfondita. Molto più prosaicamente, ho scoperto di avere, tra i miei clienti, uno che era nel “SSD Città di Brindisi” negli anni in cui vi ha militato Paratici, dal 2002 al 2004; mi ha raccontato qualche aneddoto e volevo condividerlo con voi lettori. In fondo, che cosa siamo noi internauti juventini se non un immenso bar sport in cui si chiacchiera di goeba 24 ore su 24?
E allora accomodatevi, stappatevi una birra che zio Beppe vi racconta due cosucce sul mago Paratici, offre la casa.

Per chi non lo sapesse (ma può scoprirlo facilmente dalla pagina Wikipedia a lui dedicata) Fabio Paratici è stato un discreto jolly difensivo che ha calpestato i campi di mezza Italia tra il 1989 e il 2004, chiudendo la carriera da giocatore proprio a Brindisi.

Tra le varie curiosità che ho scovato spulciando le notizie che lo riguardano, una è davvero buffa. Paratici ha rischiato di giocare insieme a un giocatore che lui porterà alla Juve, 18 anni dopo. L’allora venticinquenne della provincia piacentina, nel 1997, lascia Marsala la stagione prima che nella società siciliana arrivi il giovanissimo Patrice Evra, del cui approdo in Sicilia credo siate già a conoscenza.

Arriviamo allora al 2002: il 5 maggio di quell’anno (dice niente la data?) il Brindisi conquista la promozione in quella che si chiamava ancora Serie C2. Il patron Mario Salucci allestisce una rosa hors categorie per puntare ad una ulteriore promozione e riportare il calcio brindisino ai “fasti” degli anni ’70 quando la società salentina militò per sei anni in serie B con in panchina Luis Vinicio e Gianni Di Marzio. Arrivano tra i biancazzurri, già forti della presenza del bomber Ignacio Castillo, elementi del calibro di Pierluigi Orlandini, Giorgio Corona, Michele Menolascina, Mimmo Francioso (tutta gente che ha giocato in Serie A) e, appunto, Fabio Paratici.

Il Brindisi vince la Coppa Italia di Serie C 2002-03 e il futuro dirigente bianconero segna una rete decisiva in semifinale contro l’Arezzo e gioca entrambe le finali, come difensore centrale. Le stagioni di militanza brindisina, però, si concludono ambedue con la sconfitta in finale play-off promozione.

Il cliente di cui vi dicevo era in quella squadra e il suo ricordo di Paratici è quello di un calciatore che già aveva in mente cosa fare “da grande”, come confermato dallo stesso direttore in una delle pochissime uscite istituzionali. Fisico scheletrico, i suoi muscoli ricordavano quelli dei mezzofondisti (braccia leggerine, gambe agili ma possenti), grande sapienza tattica, sapeva sempre dove andare a prendersi il pallone. Persona dotata di spiccata intelligenza, mi raccontava, conosceva molto bene il calcio e già allora aiutava il proprio allenatore a preparare le partite descrivendogli dettagliatamente le caratteristiche dei più forti giocatori della squadra che, di volta in volta, andavano a incontrare, fornendo relazioni dettagliate su punti deboli e di forza dell’avversario. Come facesse, nel 2002 e in Serie C, senza l’ausilio di filmati, lasciamolo al mito nascente di Paratici. Già allora, quindi, il suo talento scoutistico e analitico si era mostrato per quello che caratterizza oggi questo grande dirigente che, come ha detto Allegri giusto qualche settimana fa, compone con Marotta una coppia perfetta.

Già, Marotta. Come si sono conosciuti i due?
Nel 2004, dopo le due finali play-off consecutive perse, il patron Salucci molla il Brindisi lasciandolo in cattive acque (di lì a poco la società fallisce; il processo penale per bancarotta credo non sia ancora terminato) portandosi via alcuni dei gioielli della squadra, tra cui lo stesso Fabio, il quale, però, ha già deciso di smettere con il calcio giocato. Grazie alle conoscenze acquisite anche per merito del suo ultimo patron conosce, durante la medesima stagione, un altro ex calciatore di livello, Lorenzo Marronaro che, nel frattempo, è diventato procuratore. Una volta appesi gli scarpini Paratici comincia a collaborare con lui e, in uno dei tanti incontri che caratterizzano la vita degli agenti di calciatori, i due finiscono a tavola con Marotta, già dirigente alla Sampdoria. Il giovane agente è già grande conoscitore di calcio internazionale e sorprende tutti elencando una serie infinita di calciatori, descrivendone minuziosamente le principali caratteristiche e doti tecniche di ognuno. Il fiuto di Marotta annusa le enormi potenzialità di un talento simile e non se lo lascia sfuggire. Il resto è storia, come si dice in questi casi.

Crudele nota finale.
Il Fabio Paratici, nella sua carriera di calciatore, ha vinto una coppa di lega e disputato 5 finali play-off, perdendole tutte.
Non poteva che finire alla Juventus.

[Ehi, perché mi sbattete fuori dal bar? Ho pagato io, farabutti!]

Lascia il tuo commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato.

Extra

  • Notti magiche vs Notti tragiche

    Sembrava un film già visto milioni di altre volte negli ultimi anni e sapevamo già quale sarebbe stato il finale. Così...

    Robert Fizgerald Galia15 Luglio 2021
  • Storia di un grande amore

    Oggi presentiamo un libro. Un libro sulla Juventus. Un libro sulla storia di un amore, un amore di tifoso. Un tifoso...

    Giuseppe Simone27 Gennaio 2021