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Welcome to Juventus Marko Pjaca

Ci sono acquisti strombazzati ai quattro venti, altri fatti sottotraccia come il movimento di uno U-Boat durante la battaglia di Bell Island. Che poi, a voler ben vedere, è la stessa differenza che passa tra il pavone maschio nel periodo degli amori e quello di una vipera di Russel, nota per la sua silenziosità e la sua pigrizia. Sottomarini bellici e vipera di Russell, tuttavia, hanno una caratteristica in comune: sono letali come nessun altro.

Vedete, nell’estate 2016, la più sontuosa e pavoneggiante del calciomercato bianconero da almeno dieci anni a questa parte, c’è il rischio che l’acquisto di Marko Pjaca passi davvero sottotraccia. Consideratelo un buon auspicio per ritrovarsi, in pieno campionato, con un’arma da guerra, o un rettile micidiale, pronta ad abbattere le difese avversarie. Qualcuno potrebbe vederci l’iperbole, qualcun altro fare spallucce innanzi a nomi ben più altisonanti, ma per la Juventus l’acquisizione di Pjaca, insieme a quella di Pjanic, è forse il colpo più importante nello scacchiere tattico di Allegri. Perché un giocatore dalla simile versatilità, che trova naturale consacrazione dalla trequarti in su con predilezione della fascia, ma è arrivato a essere utilizzato perfino come centrocampista con buoni risultati, raramente si è visto non solo a Torino ma forse in tutta Europa. E non è il caso di pensare scherzosamente alla versatilità di Padoin, con tutto l’affetto che sempre nutriremo per Simone.

Esageriamo? Vediamo di capire un po’ di più su questo acquisto da 23 milioni, e al tempo stesso la più remunerativa vendita nella storia della Dinamo Zagabria. Un club all’apparenza di poco conto ma che, lo ricordiamo, ha lanciato nomi quali Eduardo, Corluka, Modric, Kovacic e, corsi e ricorsi, Mario Mandzukic. Mica male come precedenti, no?

Partendo dal presupposto che Marko è nato il 6 Maggio 1995, e dunque ad appena ventun anni ha più storia da scrivere che da far leggere, la sua attività da calciatore professionista inizia nel 2011 nel Lokomotiv Zagabria, squadra di scarponi dove il suo talento non emerge affatto. Gioca appena una partita, rimandando alla stagione successiva un tabellino più affollato. Nella stagione 2012-2013 spunta 17 presenze, con un totale di 2 goal segnati. Pochi? Dipende da come si considera Pjaca. Di sicuro, la stagione successiva lo score migliora: 31 presenze e 7 gol segnati. C’è da dire che nella Lokomotiv è guidato da Tomislav Ivkovic, non certo un genio della panchina, che lo utilizza come esterno di centrocampo, in posizione molto arretrata rispetto all’indole naturale che già lo spinge verso zone più movimentate del campo. È in quei frangenti che la natura di ala d’attacco di Pjaca si manifesta in tutto il suo splendore, portandolo a segnare gol non semplici. Ed è per questa sua dote che, nell’estate del 2014, la Dinamo Zagabria lo acquista per un milione di euro. Il salto qualitativo di Pjaca, a questo punto, è legato a quello strutturale tra le due società di passaggio: Zoran Mamic, ex stella della squadra sedutosi in panchina l’anno prima, ha avuto modo di analizzare Marko alla Lokomotiv, in ogni dettaglio, e decide di collocarlo come ala sinistra, con tutta la libertà di lanciarsi in attacco. Teniamo a freno la lingua sul paragone, ma viene in mente un certo giocatore portoghese, piuttosto che quel Benzema a cui Pjaca è stato spesso accostato. Fatto sta che la strategia funziona.

Marko segna al debutto, contro lo Slaven Belupo, e utilizzato in coppa, nella delicata sfida contro il Celtic, segna addirittura una tripletta.  Le statistiche di fine stagione parlano di 14 gol in 47 presenze: più delle segnature, i tifosi amano di Pjaca la velocità, la precisione dei passaggi e quel dribbling ancora acerbo ma devastante. Se ne avete occasione guardate alcune sue giocate di quella stagione: finte aggraziate alla Cuadrado, ma con una fisicità che ne fanno la vipera di Russell della fascia sinistra. È anche per questo che Marko, dal 2011, è presenza fissa nelle nazionali di categoria. Tanto da approdare a quella maggiore nel 2014.

A tal proposito, è semplice pensare a Pjaca come a un bravo giocatore sulla base del suo, straordinario, europeo. Ma faremmo l’errore di basarci su uno storico troppo limitato e troppo fuoco di paglia, che in passato ci ha “regalato” giocatori sopravvalutati come Krasic, Martinez e un tale Eljero Elia. Che volete farci, quella dell’ala è davvero una posizione incompresa. Il punto è che, a vedere la storia di Marko Pjaca, ci si accorge agevolmente della sua crescita continua e costante, che certo è culminata con una prestazione da urlo agli Europei del 2016, in particolare con le sue giocate nella sfortunata partita contro il Portogallo.

Non è dunque strano che, su di lui, fosse piombato il gotha (o quasi) del calcio europeo: le due di Manchester, Liverpool, le due milanesi e il Napoli. È stata però la Juventus a conquistarlo e acquistarlo. Nessun corteggiamento pubblico, nessuna cena come solo Galliani sa farne (che con Pjaca pare ne abbia fatta una): la vipera di Russell è stata catturata dallo U-Boat torinese, perché tra minacce silenziose ci si intende.

Come potrà sfruttarlo Allegri nel suo dream team? Come anticipato, le possibilità sono tante. Di fatto, Pjaca copre qualsiasi posizione che metta a tiro lui o il compagno più prossimo. Quindi ala sinistra (ma all’occorrenza sa passare anche a destra), innanzitutto, e seconda punta. Nel suo repertorio, tuttavia, non mancano ottime giocate da prima punta e da trequartista, fino alle sperimentazioni a centrocampo, che magari sarà meglio lasciare alla Lokomotiv Zagabria. La cosa più importante, tuttavia, sarà sfruttare le doti tecniche di Marko, più che la posizione prediletta: dribbling, velocità, cambio di direzione e passaggio di prima, su tutte. Sarà importante anche considerare i suoi punti deboli, piuttosto noti: marcato individualismo e scarso gioco di testa. Su di lui ci sarà di sicuro del lavoro da fare, ma se ha scelto la Juventus è proprio perché sa che dalle parti di Torino i diamanti sanno sgrezzarli molto bene. Col duro lavoro, col silenzio, con la letalità della vipera e la potenza di fuoco dello U-Boat.

Benvenuto alla Juventus, Marko!

 

 

Riccardo Meggiato
Twitter: @rickymeggiato

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