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Pregiudizi e biciclette

C’è una linea di demarcazione molto netta, bella spessa direi, a dividere l’immaginario spazio occupato da chi osserva, valuta, esprime un’opinione circostanziata e chi condanna a priori una persona, un comportamento, un fatto, arrogandosi il potere di fornire verità dogmatiche, senza diritto di replica e senza la benché minima possibilità di confronto, impartendo presunte lezioni da immaginari scranni, sui quali questi ultimi si sono autoeretti. Secondo Einstein è più facile spezzare un atomo che un pregiudizio: vero è che quando una persona mi sta sulle balle, c’è ben poco che questi possa dire o fare per convincermi della bontà delle sue azioni.

E però quando provo a immedesimarmi in quelli che ce l’hanno a morte con Allegri, quando non con Marotta o Agnelli o chiunque altro faccia parte dei vertici dell’attuale Juventus non riesco a capirne le ragioni. Non si parla di chi esercita il sacrosanto diritto di criticare, ma di coloro i quali sono arrivati al punto di sperare che la Juve perda pur di rivendicare la testa dell’allenatore e/o del Direttore Generale e/o del Presidente e/o del magazziniere, su un piatto d’argento. Sì perché in questo periodo sull’argomento sono stati raggiunti abissi fino a oggi inesplorati, quanto a grettezza, meschinità, squallore, profonda tristezza e povertà d’animo.

Parlo di tifosi juventini, perchè di tutti gli altri, per antonomasia anti, è inutile disquisire più di tanto. Recitano una parte anche accettabile visto che i loro istinti sono alimentati dall’odio e dall’invidia. Il 2006 ha creato una frattura insanabile all’interno del tifo juventino, l’avvento dei social network ha divaricato crepe, irrancidito rancori e appesantito tare che ci portiamo dietro dal periodo di calciopoli. Molti intendono le agorà del nuovo millennio come uno spazio per sfogare le proprie frustrazioni, anziché vedere internet come un potentissimo strumento per lo sviluppo della discussione e della dialettica costruttiva.

Per carità ci sta incazzarsi quando le cose non vanno bene, non ci sta per niente lanciare strali e anatemi vari contro chi si dovrebbe sostenere nel momento del bisogno, figuriamoci in un periodo in cui la Juventus è straprima in campionato (a novembre), a mezzo passettino dalla vittoria nel proprio girone di Champions League. Per intenderci attualmente NESSUNO in Europa sta facendo quello che sta facendo la Juve: sette… aspettate lo scrivo in maiuscolo: SETTE punti di vantaggio (a novembre – e due) sulla seconda in campionato “Eh ma…” e prima nel girone di Champions con tre vittorie in trasferta “Eh ma…”.

“Eh ma…” il campionato è troppo facile, quindi non basta una vittoria, bisogna distruggere l’avversario e vincere sempre 8-0.

“Eh ma…” il girone di Champions era abbordabile, vincerlo è un dovere che ti credi?

Secondo questa schiera piuttosto ben nutrita di tifosi, abbiamo troppi giocatori scarsissimi, quindi Marotta è un incompetente, ma allo stesso tempo le partite le vincono i giocatori e non Allegri, che ovviamente è un incompetente. Allegri che è un incapace se gioca con la difesa a tre, anzi a cinque, perchè ha sempre schierato le proprie squadre con la difesa a quattro, fino a quando non ha messo piede a Torino. Allegri, per questo motivo, è un cagòn. Al contrario Conte è un genio, perché ha sempre schierato le sue squadre con la difesa a quattro ma quando è arrivato alla Juve ha inventato un sistema di gioco che calza a pennello sui difensori più forti al mondo. Ma non è la stessa cosa, domanderete voi? Entrambi sono passati dalla difesa a quattro alla difesa a tre, allora perché esaltare uno e denigrare l’altro per questo motivo? Ma è semplice, perché si stava meglio quando si stava peggio.

In questo periodo i nostalgici di Conte sono tornati sulla cresta dell’onda, in quanto a loro dire il bel giuoco latita e lo stesso ex allenatore, da par suo, ha pensato bene di rinfocolare le polemiche:

“Con l’ottavo monte salari al mondo la Juventus deve guardare ben oltre la Serie A. In campionato se la concorrenza ti vende Higuaín e Pjanic, tutto diventa più facile”.

Ora vorrei ricordare che nelle ultime dieci partecipazioni alla Champions le uniche due Juventus che non si sono qualificate agli ottavi sono state quella guidata da Ferrara e quella del tanto decantato Antonio Conte. Conte che si espresse in questo modo, quando Capello criticò la punizione inflitta ai giocatori (l’annullamento del giorno libero) dopo un pareggio in rimonta subito a Verona:

“C’è più puzza in casa d’altri. Dei suoi anni (di Capello ndr) ricordo non tanto il gioco, ma i due scudetti revocati. Il prossimo anno chiederò al presidente di iscriverci al campionato inglese. A qualcuno dà fastidio che questa Juventus faccia meglio come numeri rispetto al passato”.

A tal proposito la risposta di Allegri, nell’immediato post partita a Siviglia, va a riprendere in maniera molto sagace quest’ultima uscita:

“Lo ringrazio perché mi ha lasciato una squadra che senza di lui, nella stagione successiva, ha vinto scudetto e Coppa Italia, centrando anche la finale di Champions. Le parole se le porta via il vento, le biciclette i livornesi”.

Chapeau. Nel senso che forse, al bell’Antonio, rode un bel po’ il culo che dopo di lui sia venuto uno che ha già vinto allo stesso modo da allenatore della Juventus. Cinque trofei Conte (tre scudetti e due supercoppe italiane), cinque trofei Allegri (due scudetti, due edizioni della Coppa Italia e una Supercoppa italiana), con una stagione in meno all’attivo.

E, non si capisce perché, il culo rode anche a una gran parte dei tifosi juventini. Non si capisce per il semplice fatto che le vittorie non appartengono all’allenatore (come voleva farci pensare Conte) ma alla Juve e agli juventini, che dovrebbero godere come dei maiali in calore sempre e comunque dopo ogni trionfo, sia esso “firmato” dal gobbissimo Conte, sia esso firmato dal meno gobbo Allegri, perché “Vincere è l’unica cosa che conta” non è ancora stato sostituito da “Vincere è l’unica cosa che conta, eh ma…”.

Detto ciò, questa squadra può fare di più? A mio avviso può fare molto di più e mi riservo la possibilità di dirlo senza per questo voler buttare fuori un allenatore che è destinato a vincere più trofei di Antonio Conte, che ha una filosofia diversa da quella che piace a me, vero, ma che se porta scudetti e coppe mi fa godere allo stesso modo di tutti gli altri.

Mi sono “formato” come tifoso con la Juve di Lippi, bellissima, fortissima, aggressiva ma che ha spesso perso tutte queste caratteristiche all’atto finale. Resto e sempre resterò un lippiano convinto, a mio avviso è il miglior allenatore che la Juventus abbia mai avuto, sicuramente alla pari con un Trap che però sento meno “mio”, meno vicino al mio modo di intendere il calcio. All’inizio, così come tanti altri, ho dovuto farmi piacere Allegri (così come Marotta) e personalmente non mi vanno bene tante cose della Juventus attuale, ma ormai siamo immersi in uno stagno torbido in cui come ti muovi urti contro gli scogli. Mi piace un calcio aggressivo, il pressing alto, una manovra fluida, propositiva e tanto altro, ma sopra ogni cosa mi piace che la Juventus vinca.

Al termine di una discussione con due amici avuta dopo Siviglia-Juventus, uno romanista e uno milanista, è emerso in poche parole che noi juventini siamo dei coglioni. Noi, mi ci metto anche io. Immaginatevi quelli come loro, che non vincono mai, cosa darebbero, per vincere un decimo di quello che vinciamo noi, anche giocando di merda, di culo, rubando, in qualsiasi modo. I milanisti dal palato fino, esteti per definizione, definivano Allegri “capra” e Mr. “Dai dai dai” (incapace) ma dopo Sacchi hanno vinto anche di più con Capello, non certo un purista del calcio spettacolo. E dopo Allegri non hanno più vinto nulla. Meglio il gioco o i giocatori? Per Acciughina non ci sono dubbi e anche il milanista medio si sta ricredendo pian piano e pagherebbe di tasca pur di trovarsi al posto nostro.

Credo fermamente che per arrivare in fondo alla Champions questa Juve debba adottare un atteggiamento più coraggioso, ma sono anche molto ottimista e sono sicuro che ci arriveremo per gradi. In questo momento c’è la necessità di recuperare diversi infortunati illustri e di inserire al meglio i nuovi: non dimentichiamo che la vittoriosa trasferta spagnola è avvenuta senza Higuaín e Dybala, non due qualsiasi, su un campo che definire difficile è un eufemismo, per 1-3, contro una squadra che non aveva ancora subito un solo gol in Champions. Sì perchè il Siviglia, checché ne dicano i benpensanti juventini, pratica un calcio puramente difensivo e speculativo, fatto di contatto fisico e nervi, altro che spettacolo!

Abbiamo portato a casa una partita che normalmente avremmo perso, in cui per la prima volta quest’anno si sono viste poche sperimentazioni: al netto di una prestazione davvero opaca nella quale siamo andati in svantaggio in maniera abbastanza casuale, con errori banali e imprecisioni da parte nostra, si sono visti i terzini che facevano i terzini, le mezzali che facevano le mezzali, i centrali che facevano i centrali eccetera eccetera. Ognuno nel proprio ruolo, finalmente. Ho letto, da parte di tifosi juventini, che dobbiamo ringraziare l’arbitro per il risultato. Il bello è che a esprimersi in questo modo sono gli stessi che, dopo la partita di Lione, dicevano che il rigore a nostro sfavore era netto e che in Europa li fischiano sempre.

Insomma, una sequela di stronzate (scusate la parola sequela) che, come diciamo qui, la metà bastano. Ma per andare a ripescare queste “perle” c’è tempo, ora si possono solo giudicare i risultati e i risultati, ahiloro, danno ragione a quell’incompetente che siede sulla nostra panchina. Ogni altra valutazione si fa a maggio. Hai vinto? Si gode. Non hai vinto? Si riflette. Tutto il resto è fuffa, le parole se le porta via il vento, le biciclette i livornesi.

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