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Quattro giganti

Il 24 maggio 2015 i tifosi in possesso della membership “J1897” hanno avuto la possibilità di partecipare ad un incontro con le più alte cariche dirigenziali in rappresentanza della società Juventus,  avvenuto tra le mura amiche dello Stadium. Nelle vesti di “moderatore” dell’evento il Dott. Paolo Garimberti, giornalista, ex Presidente RAI e attualmente Presidente del J|Museum, ha introdotto alla platea di circa 400 persone i quattro interlocutori d’eccezione protagonisti della giornata: oltre al Presidente Andrea Agnelli erano presenti il Direttore Generale dell’area sportiva nonchè AD Beppe Marotta (accolto da un caloroso applauso), l’AD – CFO Aldo Mazzia per l’area che lo stesso Agnelli definisce dei “servizi” e per l’area commerciale i Chief Revenue Officer, Francesco Calvo.

A turno i singolari “relatori” hanno preso la parola offrendo interessanti spunti di riflessione rivolgendosi non solo ai presenti ma a tutti i tifosi della Juventus ed a tutti gli appassionati di sport, economia e business. Un’importante occasione per stabilire un contatto diretto grazie anche al question time a fine meeting.

Il primo intervento è stato quello di Marotta, il quale ha ripercorso la propria storia professionale rivolgendo particolare attenzione alla Juventus e sottolineando come “il calcio è passato dall’essere un gioco ad essere un’azienda”  e che in un club come quello bianconero al di sopra della società non debba esistere nulla, riconoscendo ad Andrea Agnelli la grande capacità di delegare le competenze ai propri collaboratori e formulando in sintesi quella che potremmo definire la ricetta delle vittorie recentemente conseguite: “Competenza per motivazione al quadrato uguale successo”.

Marotta ringrazia i 300 dipendenti di Juventus e ricorda l’importanza del sistema di Training Check supervisionato dal Prof. Sassi, ideato tre anni or sono allo scopo di creare una vera e propria metodologia rivoluzionaria di allenamento e monitoraggio dello stato di forma e di salute degli atleti. Cita il “figlioccio” Paratici e sottolinea l’approccio professionale del proprio gruppo di lavoro basato, più che sui soldi, sulle idee. Approccio che deve coniugare il raggiungimento degli obbiettivi sportivi alle esigenze di bilancio, ma che ha portato la Juve a giocarsi tra pochi giorni la Coppa dalle grandi orecchie. Un approccio basato anche sull’acquisizione anticipata del talento, strappandolo alla concorrenza quando ancora deve manifestarsi. A testimonianza di ciò Marotta ricorda i 65 giovani giocatori in orbita bianconera, tra cui Rugani e Mattiello, nonchè l’obbiettivo di salvaguardare anche in futuro il made in Italy targato Juventus.

L’AD ha poi ricordato il cammino che ha portato la Juventus a giocarsi, il 6 giugno (data che ovviamente verrà citata più volte durante la conferenza) la finale di Champions League, senza dimenticare l’accoglienza ricevuta al momento dell’arrivo di Massimiliano Allegri, a base di “insulti, improperi, calci e sputi”. Marotta torna con la memoria indietro fino a quel giorno di Luglio e, con un filo di commozione, si dice convinto “oggi più di allora di aver fatto una grande scelta. Con lui possiamo raggiungere grandi soddisfazioni a partire dal 6 giugno. Gran parte dell’intervento di Marotta è incentrato proprio sul ruolo dell’allenatore moderno, che deve essere in grado di “gestire un gruppo di giocatori imprenditori di se stessi” e sulle qualità di Allegri, capace di valorizzare il gruppo a propria disposizione nonostante i lunghi infortuni di Asamoah, Barzagli e Caceres.

“Essere alla Juventus significa capire cosa vuol dire vincere. Soffrire ma raggiungere degli obbiettivi. Rappresentare la Juve vuol dire rappresentare l’eccellenza, che nel calcio significa vincere”. Marotta dimostra, insomma, di aver fatto propri quei princìpi di juventinità che hanno sempre caratterizzato la storia di questa società. Patrimonio storico che  verrà salvaguardato grazie alla creazione di Juventus Legends presieduta da David Trezeguet. Una struttura composta da campioni del passato che hanno collezionato un minimo di 200 presenze in maglia Juve, ideata anche con lo scopo di raccogliere fondi tramite iniziative benefiche.

Ha poi preso la parola il CFO Aldo Mazzia, responsabile (tra le altre cose) di tutti i progetti di sviluppo e creazione di nuovi asset in Juventus. Tre sono i punti toccati nell’ambito del suo intervento e tutti vanno ad esaminare interessanti aspetti legati al futuro del club Juventus, sempre più azienda, sempre più proiettato nel futuro.

  • Sviluppo del comparto Est dello Juventus Stadium

Poichè lo stadio contribuisce ai risultati sportivi ed economici è stato deciso di valorizzare gli 8.000 mq situati, per intenderci, al di sotto dell’anello con le stelle già parzialmente occupati dal J|Museum. Una parte dell’intervento (circa 3.000 mq) già avviata in Aprile, riguarderà la costruzione di un centro poliambulatoriale, diagnostico e fisioterapico focalizzato sulla medicina sportiva, chiamato J|Medical. Grazie ad un’apposita joint-venture con il Gruppo Santa Clara (che già opera nel settore della sanità in Piemonte) Juventus sarà in grado di fornire prestazioni sanitarie di diverso tipo (ci sarà anche un reparto dedicato alla medicina estetica) ampliando così le fonti di introito. Secondo Mazzia il centro dovrebbe essere operativo entro gennaio 2016.

Contestualmente a questa operazione verranno eseguiti alcuni lavori finalizzati a rendere più gradevole lo spazio di accesso posta tra Area 12 e la zona ristoranti, grazie a nuovi arredi urbani.

  • Ampliamento del J|Museum

Lo Juventus Museum verrà ampliato per far posto a due nuove aree. La prima viene denominata da Mazzia “Juventus oggi” e conterrà un’esposizione più ampia dei recenti trofei conquistati. Verrà inoltre creata una galleria dedicata ai cimeli sportivi donati da atleti juventini campioni in altri sport (come ad esempio alcune medaglie d’oro olimpiche).

Questi due interventi (entrambi nel comparto est) secondo Mazzia dovrebbero comportare un investimento pari a circa 3-3,5 milioni di euro.

  • Continassa

“L’unica difficoltà è legata alla passata SGR (Società di Gestione del Risparmio n.d.r.) che non è stata in grado di fare presto e bene il lavoro che gli avevamo affidato, tanto è vero che il 13 di febbraio abbiamo rinunciato alla collaborazione con questa SGR e abbiamo ripreso in mano il pallino dell’operazione. Operazione che saremo in grado di eseguire entro il 30 giugno. Quindi penso che i lavori potranno iniziare a luglio di quest’anno. Siamo riusciti a fare in tre mesi quello che la precedente SGR non era riuscita a fare in un anno. Riusciremo a partire a luglio con l’avvio delle opere di urbanizzazione dell’intera area Continassa e a seguire l’inizio dei lavori di costruzione dei vari asset previsti nel progetto”.

A seguire (in occasione del dibattito con i member) Mazzia ha ulteriormente puntualizzato: “Accademia SGR è pienamente operativa e il ritardo è stimato in circa sei mesi. Non credo che siamo stati penalizzati dalla mancata volontà politica di favorire insediamenti residenziali nell’ambito di progetti di sviluppo intorno agli stadi”.

Inoltre tenendo conto della crisi, l’AD sottolinea come 12.000 mq di SLP (Superficie Lorda di Pavimento) siano, per così dire, stati lasciati in stand by.

Uno degli interventi più interessanti è stato sicuramente quello di Francesco Calvo che all’interno del quadro manageriale della Juventus si occupa del rapporto con i tifosi ed ha il compito di sviluppare il brand Juve. “Rimesse le fondamenta è arrivato il momento di entrare nella fase due – spiega Calvo – e la fase due è l’attenzione al tifoso. Questa è un’area in cui siamo migliorati ma siamo consapevoli che ancora non abbiamo fatto abbastanza”.

Calvo impronta il suo intervento a un forte spirito di analisi autocritica e fissa gli obiettivi da raggiungere entro i prossimi 12 mesi: ” Tutto il licensing ed il merchandising sono attualmente gestiti da Nike. Dal 1° di luglio (quando entrerà in vigore del nuovo accordo con Adidas n.d.r.) invece tutte queste attività rientreranno in capo a Juventus. Questo perchè vogliamo muoverci in maniera diversa”. Juventus vuole metterci la faccia ed avvicinarsi ai propri tifosi: “Riteniamo che i prodotti che riusciremo a creare e i nostri negozi siano la nostra faccia verso i nostri tifosi, sono il nostro primo punto di contatto con i tifosi, per cui vogliamo gestirli in prima persona, creando dei servizi migliori. I negozi diventeranno veri e propri punti di accoglienza. Nei negozi la gente potrà comprare i biglietti e ricevere informazioni”.

Viene posto l’accento sull’importanza della valorizzazione del marchio Juve all’estero, visto che in Italia con 11.000.000 di tifosi ci sono pochi margini di crescita. Secondo Calvo sarà necessario esportare il concetto che “La Juve o la ami o la odi” nonchè avere una presenza maggiormente capillare nella distribuzione italiana ed internazionale.

Il giovane dirigente passa poi alla tecnologia. Dall’hardware al software. “Lanceremo dal 1° luglio una nuova piattaforma digitale”. Nuovo sito internet, certo, ma non solo. “Creeremo una Customer Chart, un documento, un accordo fatto con i tifosi in cui ci impegnamo per iscritto”. Calvo definisce quest’ultima una “iniziativa di stampo anglosassone” che sfocierà entro fine anno ad un nuovo concetto di customer care. Non usa mezze misure Calvo: “Questo è un aspetto in cui noi siamo consapevoli di essere carenti. Non è facile contattare Juventus” riferendosi all’eccessivo numero di contatti (“non li ho contati perchè sarebbe umiliante”) presenti nel sito della società. Gli investimenti in questo settore saranno, sempre secondo Calvo, nell’ordine dei 2-3 milioni di euro. Calvo sottolinea poi la necessità di cambiare il processo che porta all’affiliazione ed all’ottenimento della membership, attualmente complicato e senza garanzie da parte dell’utente di ricevere in tempi ragionevoli documenti e materiale.

Altro aspetto rilevante sarà l’attenzione verso i tifosi più piccoli, fino ad oggi un po’ trascurati: “Non abbiamo avuto iniziative dedicate negli ultimi cinque anni”. Calvo spiega che nell’ambito di un generale miglioramento di immagine e servizi verrà creata una apposita membership, verrà ideata una nuova Mascotte ed una serie di cartoons atti a trasmettere messaggi educativi, appunto, ai più piccoli.

Postilla sulla questione naming rights: “Nel lontano 2008 Juventus ha ceduto i Naming Rights a Sportfive, così come ha ceduto in esterna a Nike il licensing ed il merchandising ed alla RAI la produzione del canale tematico”. Calvo a questo punto è stato interrotto da Andrea Agnelli: “Siamo pagati per avere uno stadio che si chiama Juventus Stadium”, la battuta del Presidente bianconero. Continua Calvo: “Non è un tema che abbiamo abbandonato quello di poter ricavare di più dando un nome allo stadio ed è un tema sul quale non siamo perfettamente soddisfatti”. In tal senso Calvo lascia trapelare qualche malumore nei confronti di Sportfive, che non operando in Italia ma solo all’estero potrebbe avere qualche difficoltà nel reperire una sponsorizzazione dell’impianto in tempi brevi.

Infine ha preso la parola il Presidente Andrea Agnelli, e la mente è volata immediatamente al 6 giugno: “Abbiamo un sogno e i sogni vanno coltivati. Juventus sta per vittoria in Italia e sta per vittoria in Europa. Di finali ne abbiamo giocate sette e credo che non ci sia bisogno che io ricordi qual è la nostra media all’interno di queste sette partite disputate. Ognuna con una storia a se. Io ne ho viste personalmente quattro e due di quelle che non sono andate bene, se le rigiochiamo dieci volte, nove volte su dieci le vinciamo. Però oggi, arrivati a questo punto, deve essere un motivo di grandissimo orgoglio, mio personale perchè lo è, ma di tutto il gruppo dirigente che oggi accompagna la Juventus. Perchè la cosa più importante che mi sento sia stata costruita negli ultimi cinque anni è di avere delle fortissime competenze all’interno di Juventus. E il mio più grande privilegio in questo momento è di guidare un gruppo di leader veri, ognuno veramente eccellente all’interno del suo comparto”.

Poi il pensiero si sposta sull’area tecnica e su Massimiliano Allegri al quale Andrea Agnelli chiede di dedicare un applauso, che arriva scrosciante dagli spalti. Poi un giusto riferimento al precedente tecnico: “Antonio (Conte n.d.r.) mi ha aiutato nel riportare quella mentalità Juventus a cui faceva riferimento Beppe (Marotta n.d.r.) prima. Antonio è stato fondamentale per noi nella ricostruzione di questa mentalità”. Ma al Presidente piace guardare avanti: “Però arrivare il 16 luglio e riuscire a prendere in mano una squadra che aveva vinto tre scudetti consecutivi e riuscire a plasmarla, a modo suo, con questa sua semplicità e questa sua grande capacità di portarla ai risultati che ha ottenuto fino ad oggi, e di portarci a cullare fino in fondo quel sogno di tornare ad essere i numeri uno in Europa, è un grandissimo merito che va a Massimiliano Allegri. Al quale chiedo di dedicare un altro applauso”. Che puntualmente arriva, più assordante del primo.

Rispondendo a una domanda sulla possibilità di vedere alla Juventus un “allenatore-manager” all’inglese, come forse aveva chiesto Conte prima di lasciare, risponde piccato “L’allenatore faccia l’allenatore, per quel mestiere c’è Marotta. Sono modelli diversi, nel nostro modello il mestiere che dice lei lo fa il Direttore e l’allenatore deve pensare ad allenare la squadra e deve avere tutto il supporto possibile da parte del Direttore e del suo staff, affinchè la squadra possa così ottenere risultati sul campo. nel nostro Paese non c’è spazio, a mio giudizio in generale, nella Juventus senz’altro per un allenatore che diventi una figura a 360 gradi”. Ci tiene poi a precisare ulteriormente: “L’allenatore era presente alla presentazione del piano 15/18. L’allenatore deve conoscere le dinamiche dell’azienda e le deve rispettare”.

Agnelli parla poi del ruolo della Juventus e del proprio ruolo nel contesto internazionale, fatto di sovrapposizioni giurisdizionali e normative complesse, all’interno del quale opera l’E.C.A., un’associazione creata con lo scopo di raccogliere gli interessi dei club e di rendersi interlocutrice nei confronti delle confederazioni. Juventus, secondo Agnelli, è stata uno dei promotori di quella che potremmo chiamare “Normativa Nedved”, ovvero l’annullamento delle sanzioni disciplinari dopo i quarti di finale.

Agnelli ricorda alcune divergenze in merito proprio con alcuni dirigenti del Milan i quali lamentavano una impossibilità per le squadre italiane di arrivare così lontano in una competizione come la Champions. E invece… “Noi dobbiamo capire che la nostra dimensione è l’Europa, ricordandoci che il nostro primo obbiettivo è l’Italia”.

Passa poi a parlare del suo gruppo dirigente, elogiato a spada tratta, e spiega la sua visione di club suddiviso in tre grandi aree, quella sportiva, quella legata ai ricavi (l’area commerciale) e quella dei servizi: “Se io mi sposto un secondo avete davanti a voi le tre persone che gestiscono la Juventus (Marotta, Calvo e Mazzia n.d.r.) e che l’hanno portata al successo in questi quattro anni”. Prosegue: “Quando sono arrivato in Juventus mancava la capacità di visione e la capacità di delegare. Rispetto al 2010/2011 abbiamo portato il fatturato da 150 milioni di euro a 300 milioni di euro e nel frattempo qualche coppa l’abbiamo alzata”.

Ribadisce che su Calciopoli “Non è cambiato nulla rispetto a quanto dichiarato in passato”.

Infine si vola a Berlino: “Abbiamo un sogno (seconda citazione a Martin Luther King) e per raggiungerlo abbiamo un solo modo, che è lavorare. La differenza la fa il lavoro. Arrivare a Berlino consapevoli che la partita ce la giochiamo e che ogni tanto nella vita i sogni si avverano. Fino alla fine”.

Un incontro, dunque, estremamente proficuo, pregno di output forniti dalla società bianconera e svoltosi con lo sfondo verde del prato dello Juventus Stadium, indicato più volte dagli illustri oratori come fine ultimo della Juventus. Quando si potrebbe pensare che una volta raggiunti gli obiettivi si possa soffrire di una “sindrome da pancia piena” ecco che viene fuori il vero spirito Juventus: lavorare, innovare, guardare al futuro, fare autocritica senza fasciarsi la testa ed anzi trarre spunto dai propri errori per trasformarli in voglia di migliorare ancora. I dirigenti della Juve si sono dimostrati quattro giganti, specie se rapportati a un contesto, quello italiano, infarcito di lotte di quartiere, della “cultura dell’orticello” (permettetemi un’autocitazione).

Le parole ricorrenti sono “scelta” e “competenza”, la filosofia di Andrea Agnelli è impostata sul “Dare ad oguno la possibilità di fare il proprio lavoro”. Assumendo su di se molte responsabilità, tra le quali quella di prendere le decisioni, anche quelle più impopolari ma sempre nell’ottica di fare il bene della Juventus. Ed è proprio questo uno dei concetti espressi e rivendicati con fierezza ed orgoglio, anche a costo di risultare antipatico (come quando difende a spada tratta la scelta di Francorosso quale tour operator designato a distribuire i famosi “pacchett”i per la finale di Berlino).

Con un gruppo dirigente di questo livello, ci sentiamo di dirlo, il futuro è in cassaforte.

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