Che sono passati più di 10 anni dall’eliminazione col Galatasaray non ce ne eravamo nemmeno accorti. D’altronde così aveva(no) sentenziato su un’italiana in finale di Champions League. Noi però adesso siamo lì, siamo giunti a Berlino, andremo a disputare la finale più importante per una squadra di club. Siamo grati a dei calciatori, a un allenatore e a una società che hanno dato anima e corpo per raggiungere questo obiettivo che ci ridà quella nomina e quella considerazione che ci hanno accompagnati per tantissimo tempo e che ingiustamente ci hanno tolto. E dire che dopo il 3-1 fallito da Llorente all’andata, soltanto la gioia della vittoria poteva farci “ignorare” quanto difficile sarebbe stato al ritorno. D’altronde un goal al Bernabeu del Real Madrid era da mettere in conto e infatti così è stato; la vera difficoltà per noi sarebbe stata farne un altro a loro e, nel caso, un altro ancora.
Il match tra Real Madrid e Juventus si rivela intenso, leale e pieno di giocate di classe, così come dovrebbe essere una semifinale di Champions League. Una di quelle vere. Le due squadre provano a fare tesoro degli errori dell’andata, più il Real Madrid che la Juventus a dire il vero. Per i madrileni recupera Benzema e Sergio Ramos torna a difendere, mentre la Vecchia Signora può contare su Pogba e Allegri non ci pensa due volte per mandarlo in campo. Arriva il fischio d’inizio e il Real Madrid ci prova subito con Bale di testa, ma dopo un brevissimo periodo di equilibrio, è la Juventus a dare la sensazione di stare meglio in campo e di poter far più male quando si affaccia in avanti. Gli uomini di Ancelotti si rendono pericolosi con Benzema dopo una bella giocata offensiva, mentre quelli di Allegri resistono e provano a giocare come sanno, impegnando Casillas dopo un tiro di sinistro di Vidal dal limite. Passano i minuti, non ci si può lamentare della prestazione dei bianconeri, ma qualcosa avvia lentamente il motore del Real Madrid. La pressione si sente. Arriva una punizione di Ronaldo deviata in corner e una saetta di Bale da 30 metri respinta da Buffon. Al minuto 23, come conseguenza di questo attacco continuo del Real Madrid, Chiellini segue James Rodriguez in area di rigore e in maniera ingenua lo tocca da dietro: il colombiano sembra colpito da un fulmine, ma il rigore si può dare e infatti l’arbitro indica il dischetto. Alla battuta va Cristiano Ronaldo e mentre Buffon si tuffa alla sua destra, lui calcia centralmente portando in vantaggio la sua squadra. In questo momento il Real Madrid è in finale poiché col vantaggio di un goal fuori casa. Anche il più ottimista comincerebbe a temere il peggio, ma un goal al Bernabeu della squadra di casa era, come già detto, prevedibile.
Chiaramente ora la situazione è semi-critica e i bianconeri hanno bisogno di sbilanciarsi per provare a impensierire la difesa madrilena, che ora può stare più bassa a protezione di Casillas. La fine del primo tempo si avvicina, ma di pericoli importanti Tevez & Co. non ne creano, anzi, è il Real Madrid ad approfittare di questo sbilanciamento degli avversari e per poco non trovano il secondo goal in una ripartenza 3 vs 2, sfumata per una scelta sbagliata di Cristiano Ronaldo. Ne arrivano un altro paio di contropiedi, ma le conclusioni non sono molto insidiose. Buffon inoltre deve superarsi su Benzema, quasi ubriacante in area che libera il sinistro. Insomma, qualche rischio calcolato ci può stare, ma in avanti si crea poco o nulla e così la Juventus rischia di scavarsi la fossa da sola.
Il secondo tempo potrebbe ispirare fiducia a gran parte dei tifosi della Vecchia Signora, o comunque a quelli che sanno che la propria squadra funziona come uno pneumatico antiforatura: se non esplode sa come tirare avanti. Al minuto 6 ci prova Marchisio dai 20 metri liberato al tiro, fuori non di moltissimo. Il Real Madrid sembra essere in pausa, mentre adesso la Juventus governa il gioco e concede poco, d’altronde ha l’obbligo del goal. Il baricentro più alto permette di conquistare una punizione in zona avanzata e sebbene per tutta la partita i giocatori in maglia bianca abbiano sfruttato meglio le situazioni di palla inattiva, questa volta sono quelli in blu ad approfittarne. Al minuto 57 la palla viene buttata in mezzo, Casillas esce bene respingendo, Vidal non ci pensa su e colpisce di prima rigettando il pallone in area dove a saltare si trova Pogba; la deviazione di testa del francese innesca Morata che stoppa di petto, attende il rimbalzo del pallone e poi scarica furiosamente il suo sinistro sulla sfera, Casillas tocca ma la palla è in rete. Il calcio è così e adesso è il Real Madrid ancora una volta a dover assolutamente segnare, per agguantare almeno i supplementari.
Manca molto tempo alla fine della partita, c’è ancora da soffrire tantissimo. Bale si rende pericoloso per ben due volte quando accoglie due cross: su di uno impatta di testa da pochi passi ma non è facilissimo prendere la porta; sull’altro va con il sinistro ma viene ostacolato e non trova lo specchio di pochissimo. La pressione degli spagnoli è fortissima ma la Juventus sembra tenere botta e anzi quando può, dopo un periodo esclusivamente difensivo, prova l’affondo, facendo male. È quello che bisogna fare in questi casi e per poco non è il Real Madrid a dare una mano quando da un loro errore Vidal non ne riesce ad approfittare da buona posizione. Poi ancora lo stesso numero 23 non riesce a imbeccare Pogba liberissimo sulla sinistra, ma non era facile. Il cileno però è probabilmente il migliore dei suoi e quando si trova un pallone invitante sui piedi non ci pensa due volte a mettere Marchisio, inseritosi da dietro, in porta: il numero 8 bianconero forse fa capire con anticipo la direzione in cui avrebbe calciato a Casillas che infatti si tuffa e para una conclusione a botta sicura che stava per fare esultare milioni e milioni di tifosi. Il secondo goal che avrebbe probabilmente chiuso la qualificazione così non arriva.
Allegri ci pensa tanto, ma alla fine toglie Pirlo e inserisce Barzagli, passando a 3 dietro. La Juventus reagisce bene difensivamente ma ha anche bisogno di forze fresche davanti e allora dentro Llorente per Morata, fischiato dal pubblico spagnolo. È il turno di Pereyra che deve prendere il posto di Pogba, ma giusto un attimo prima, Llorente, entrato splendidamente in partita, tiene tutti i palloni, lavora maestosamente, dribbla e serve Pogba in area di rigore, il francese controlla ma calcia alto e centrale, esattamente l’opposto di come avrebbe dovuto fare. Così, mentre viene effettuato il cambio, milioni di tifosi sconsolati pensavano già di ricordarsi tra 10 anni delle occasioni di Marchisio e Pogba. I secondi lentamente trascorrono, non si rischia più niente, anche perché i cambi hanno sortito il loro effetto: Llorente fisicamente devastante, aiuta sui piazzati con la sua statura e rincorre tutti mantenendo sempre la posizione corretta; Pereyra dà la sua classica vivacità e riesce a tenere qualche pallone in avanti; mentre Barzagli dà la sua solita tranquillità al reparto difensivo. Al minuto 93 il Real Madrid ha una rimessa a favore sulla propria trequarti, deserta, con la sola presenza di Casillas e Sergio Ramos. Il portiere si prende la responsabilità della rimessa, ma ingenuamente la effettua malissimo obbligando l’arbitro a fischiare il controfallo. Tra rimessa laterale battuta dopo 30 secondi, alla faccia di quel raccattapalle, e tra Tevez e Pereyra che tengono benissimo il pallone, la partita finisce e la Juventus dopo 12 anni è in finale di Champions League per l’ottava volta nella sua storia.
Dal primo all’ultimo hanno dato il sangue per questa maglia e avremmo potuto dire tranquillamente lo stesso se da questa semifinale ne fossimo usciti sconfitti. Buffon ha dato tranquillità, ha parato e tenuto palloni dando sicurezza, bestemmiando a intermittenza con arbitro e compagni come un Capitano dovrebbe fare. Lichtsteiner ha contribuito con la sua solita rognosità sulla destra e anche se non perfetto nel posizionamento in alcune circostanze, si è fatto sentire e ha giocato la sua classica partita maliziosa. Bonucci e Chiellini si sono rivelati eccezionali sotto ogni punto di vista: palloni alti, chiusure d’anticipo, contrasti di forza, difesa d’astuzia, posizionamento sempre corretto e concentrazione a mille. Mille meno uno. Perché il difensore mancino compie un’ingenuità grave sul rigore. A loro aggiungete Barzagli. Su Evra non c’è bisogno di dire nulla perché per lui parlano la sua esperienza, la sua bravura e la sua maestosità: un Re che si unisce in battaglia con i propri soldati mettendosi sullo stesso loro piano. Marchisio sempre attento dietro e preciso in avanti, fatta eccezione sull’occasione capitatagli; continuo anche quando prende la posizione di Pirlo. Il numero 21 non ha disputato un gran match, ma ce ne facciamo una ragione. Pogba invece dopo un primo tempo quasi sonnecchiante e un po’ in difficoltà, effettua un secondo tempo da Pogba e non ce n’è per nessuno. Vince tutti i contrasti fisici, non perde un pallone ed è decisivo in occasione del goal. Poi c’è lui, il cileno che a inizio stagione tutti davano per finito, nettamente il migliore in campo. Anzi, i migliori in campo. Perché di Vidal sembra sempre essercene due o tre: a destra, sinistra, avanti, dietro, sopra e sotto il campo. Avevamo pensato che poteva esserci utile per questa parte di stagione e si sta addirittura rivelando il migliore. Infine Tevez-Morata, che nel primo tempo non forniscono un’ottima prestazione, anche perché poco assistiti, ma poi si svegliano. Morata meglio dell’argentino, ma Tevez contribuisce comunque. Lo spagnolo va in goal sia all’andata che al ritorno e punisce la sua ex-squadra, mentre fortunatamente è bastato un Tevez sufficiente per superare il Real Madrid. Di Llorente e Pereyra abbiamo detto. Due così, come tutti gli altri seduti in panchina, ci fanno capire quanto è importante avere dei calciatori sempre concentrati e che sanno entrare bene a partita in corso. Poi va be’, c’è lui: Massimiliano Allegri.
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