

Eccoci qui al solito appuntamento annuale con l’eliminazione dalla Champions per mano di una squadra ampiamente alla portata della Juve.
Per il terzo anno consecutivo siamo ridotti a cercare una spiegazione per non essere riusciti a superare il turno nonostante quelli che sembravano sorteggi favorevoli: Ajax, Lione, Porto.
3 eliminazioni cocenti con 3 allenatori diversi.
Se 2 indizi fanno una prova, al terzo direi che è il caso di cercare altri colpevoli, visto che sostituire i sospettati principali non ha fermato la strage di risultati.
Andiamo con ordine e partiamo dall’ultimo capitolo della saga, quello di quest’anno.
Tra andata e ritorno abbiamo concesso 4 errori macroscopici in difesa imperdonabili per una squadra che, nelle intenzioni, vorrebbe ambire a ben altri traguardi europei: frittata di Bentancur e dormita generale all’andata; ingenuità di Demiral e barriera di burro sul calcio di punizione, ieri sera. 4 disattenzioni e stupidità nonostante dalla notte dei tempi sappiamo quanto, in Champions, anche un singolo episodio possa decidere le sorti del cammino europeo: noi ne abbiamo concesse 4 in un solo turno a eliminazione diretta.
Quattro.
E nonostante ciò il passaggio del turno è stato alla portata fino alla traversa di Cuadrado allo scadere dei 90 minuti regolamentari. Lì mi è sembrato chiaro come il destino avesse già deciso da quale parte far pendere la bilancia. Mai come quest’anno però, il caso centra fino a un certo punto: possiamo stare qui ad analizzare gli episodi da moviola ma mi sentirei disonesto. Per una volta che sono gli avversari a farla grossa, la cazzata, era dovere della Juventus approfittare della situazione. L’iraniano Taremi riesce nell’impresa di farsi ammonire 2 volte nel giro di 2 minuti, la Juve aveva già pareggiato e di lì a poco sarebbe passata in vantaggio grazie alla più bella sorpresa della stagione, che corrisponde al nome di Federico Chiesa, trascinatore solitario di una squadra senza cattiveria e forza.
In quei frangenti sono sicuro che ogni persona davanti allo schermo abbia avuto la sensazione che l’inerzia della partita fosse girata e che con un altro piccolo sforzo la Juventus avrebbe avuto ragione dei portoghesi.
E invece.
Il resto della trama lo conoscete.
Con chi prendersela?
Credo sia giunto il momento di tirare le somme e mettere in ordine cronologico gli eventi:
- Settembre 2018 – addio di Marotta. La Juve da il benservito all’Amministratore Delegato e redistribuisce le deleghe attuando una specie di promozione per Fabio Paratici. Oggi sappiamo, in realtà, che Marotta è stato mandato via senza essere sostituito perché Paratici non si è dimostrato in grado di migliorare la squadra attraverso il calciomercato, soprattutto quando si è trattato di fare cassa con le cessioni.
- Maggio 2019 – Esonero di Allegri. Dopo la prima delle 3 figuracce europee, il rapporto del livornese con la Juve era apparso a molti esaurito. 5 anni fantastici, conditi da molti trofei e impresa europea mancata per un soffio 2 volte. Tuttavia la delusione per non aver eliminato i ragazzini terribili dell’Ajax è stata tale che Paratici e Nedved si sono sentiti in dovere di cambiare guida tecnica. Scelta che ci stava, certo, salvo poi scoprire, di nuovo, che si era mandato via l’allenatore più vincente degli ultimi 20 anni senza aver prima messo in cassaforte il contratto con un degno sostituto. Passa quasi un mese prima che venga ufficializzata la nuova guida tecnica. Un mese in cui si sono susseguite gustose telenovele su giornali e social ma che nascondevano la seconda immane tragedia sportiva di questa dirigenza: un sostituto non c’era, quelli contattati avevano preso altri impegni o hanno declinato l’invito. Risultato: arriva Sarri che, nel giro di un anno, non riesce a cambiare la storia recente di questa squadra. Chiamato per dare un gioco migliore (rido) alla squadra più forte d’Italia, viene esonerato dopo solo una stagione in cui era chiaro che il progetto, invece di progredire, stava implodendo. Ed è imploso.
- Agosto 2020 – Esonero di Sarri. Visto quanto appena detto, la società si accorge dell’errore, almeno quello, e manda via il secondo allenatore in due anni nonostante anche lui avesse vinto il campionato. È la scelta più comoda e più sbrigativa, come sappiamo, ma i problemi della squadra restano. La stagione che inizia è molto particolare e la Juventus fa la terza scelta azzardata consecutiva: licenzia un tesserato senza aver prima pensato al suo rimpiazzo. Con l’inizio delle competizioni alle porte viene chiamato in fretta e furia quello che era stato ufficializzato come allenatore della seconda squadra. Andrea Pirlo, alla prima esperienza in assoluto su una panchina, si vede mandato allo sbaraglio su palcoscenici che lui aveva calcato solo da giocatore.
In una stagione così particolare, con la pandemia a stravolgere i calendari e comprimere al massimo gli impegni, la Juventus si presenta ai nastri di partenza con un allenatore esordiente e una rosa di calciatori palesemente povera di elementi, soprattutto in alcuni ruoli: attaccanti, solo 3, e terzini, anche qui 3+1 destinato all’Under23. In una stagione in cui tutti sapevano che si sarebbe giocato per lunghi tratti a ritmi serratissimi e con l’incognita “Covid-19” a colpire a sorpresa e magari dimezzare i giocatori a disposizione, Pirlo non aveva elementi da turnare. Già alla prima partita è costretto a fare di necessità virtù: esordio di Frabotta perché Alex Sandro è infortunato e coppia di attaccanti Ronaldo-Kulusevski perché Dybala è ai box e Morata deve ancora essere acquistato. - Settembre 2020 – La pantomima Suarez. Una società quotata in borsa e con un fatturato di centinaia di milioni di euro affida l’asset principale a uno che prova ad acquistare un calciatore senza sapere prima se questi ha o meno lo status di comunitario! Anzi, pare che, dopo contatti molto ben avviati, cerchi l’informazione su internet…
- Gennaio 2021 – Il quarto attaccante. Il 10 gennaio, durante Juve-Sassuolo, Paulo Dybala subisce un brutto contrasto di gioco ed è costretto a uscire dal campo. Sono passati 2 mesi e l’argentino deve ancora tornare. Pirlo, già costretto ai salti mortali per racimolare 2 attaccanti da mandare in campo, prova a chiedere timidamente l’acquisto di un centravanti di scorta. Con tante partite al ritmo di 3 a settimana e trofei da giocarsi, serve qualcuno che faccia rifiatare Ronaldo e Morata.
Paratici si perde in un assurdo tira e molla col Sassuolo per il giovane Scamacca, 2 reti in campionato e tuttora riserva nel Genoa (!!!) e non porta nessuno alla Continassa.
Questo riassunto è incompleto ma serve a mettere insieme, in un quadro osceno, i motivi principali della nuova disfatta, in una stagione che verosimilmente ci vedrà abdicare anche dal trono nazionale dopo 9 anni.
La considerazione più triste riguarda Cristiano Ronaldo. Il giocatore di calcio più forte di tutti i tempi gioca per la Juventus eppure con lui in rosa non siamo riusciti a raggiungere nemmeno una semifinale della Champions League, i quarti solo una volta: quella che sembrava la peggiore figuraccia possibile si rivela il miglior risultato della Juve “ronaldiana” fin qui.
Cristiano Ronaldo ha tenuto in piedi la baracca in questi anni, mascherando col suo talento le pecche di una rosa costruita male con acquisti dispendiosi ma inutili quando non deleteri. Ronaldo è un peso enorme per il bilancio della Juve, ma il suo arrivo ha portato maggiori introiti e massima visibilità alla Juve nel mondo. Il bilancio è negativo per altri motivi, a mio parere.
L’assurdità è stata costruire intorno a lui una squadra senza nessuna programmazione, improvvisando scelte decisive.
Acquistata una Ferrari pensavamo che potesse guidarla chiunque e su qualsiasi strada.
Abbiamo sbagliato i piloti e persino la strada.
E oggi qualcuno vorrebbe dare la colpa alla macchina.
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