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Report Deloitte, quale futuro per la Juventus?

Deloitte pubblica nel 2007 l’ultimo report che fotografa la situazione dell’élite del calcio europeo prima che gli effetti del terremoto “calciopoli” segnassero definitivamente i rapporti di forze tra i grandi club europei ed italiani.
Tre club italiani nella top ten, Juventus (3), Milan (5), Inter (7); escluso il Real Madrid che sfiorava i 300 milioni di fatturato, il meglio del calcio europeo era racchiuso tra il secondo posto del Barcellona con 259 milioni di euro e l’ottavo posto del Bayern Monaco a 205 milioni di euro.

Deloitte pubblica nel 2016 il consueto rapporto che fotografa l’élite del calcio europeo 9 anni dopo. Per trovare traccia del primo club italiano bisogna attendere l’ultimo gradino della top ten con la Juventus che con i suoi 323,9 milioni di euro ha un giro d’affari nell’ordine di circa 100 milioni inferiore dall’ottavo posto (occupato dal Chelsea) in poi, di 200 milioni inferiore dal terzo posto (occupato dal Manchester United) in poi.

Posizione dei club italiani nei report annuali Deloitte

In questi 9 anni il mondo del calcio è radicalmente cambiato e, probabilmente, calciopoli è soltanto una delle cause del tracollo del calcio italiano che non riesce a ragionare da sistema unitario, al cui interno gli attori più che sviluppare e definire un modello industriale in grado di esser competitivo, cercano di rafforzare le proprie rendite di posizione.

La fotografia attuale è la seguente:

Andrea 2

distacchi abissali non solo nei confronti dei club storici grazie all’entrata di “nuovi mecenati”, e con una netta prevalenza di club inglesi nella top 20 grazie ad un sistema paese nettamente migliore del resto d’Europa.

Una puntualizzazione è necessaria: il bilancio di una società calcistica non registra immediatamente le variazioni di un determinato andamento e/o di un nuovo business plan poiché la maggior parte dei ricavi sono frutto di accordi pluriennali, in cui la società può muoversi ma pur sempre in una strada già tracciata. Ad esempio, la partecipazione o meno ad una competizione europea influisce immediatamente sul livello dei ricavi, la quantificazione è predeterminata in parte dai risultati, ma pur sempre ripartizioni di quote di ricavi globalmente maturati con accordi pluriennali. Meno complicato è l’esempio invece di una sponsorizzazione, in cui un club si lega a cifre forfettarie ad un determinato marchio per un numero anche molto lungo di anni. Infine, ciò è evidente non solo nell’ammontare dei ricavi commerciali e dei diritti televisivi (o meglio di trasmissione su ogni canale), ma anche negli incassi da Matchday in cui strutture (realizzate negli anni) determinano diversi numeri di posti disponibili e livelli di prezzo.

Questo comporta che da un lato i risultati sportivi e i progetti extra-campo sono essenziali per dare linfa al volume d’affari del club, allo stesso tempo i risultati non hanno effetto immediato ma perverranno nel tempo. D’altro canto i risultati sportivi sono segnati dalla ricchezza del club così che è facile cadere in una spirale negativa in cui scarse prestazioni sportive compromettono i conti del club che a sua volta ridurranno le risorse disponibili per l’allestimento della squadra e così via.

Nel seguente grafico è possibile quantificare il ritardo accumulato dai club italiani, da prima di calciopoli all’andamento della nuova dirigenza bianconera targata Andrea Agnelli.

Fattuari Deloitte

Fatturati espressi in milioni di euro

In assoluto la Juventus ha saputo tenere il passo dei top team e ridurre il gap grazie al ritorno in Champions League e all’inaugurazione del nuovo impianto sportivo.

Tuttavia il peccato originale dei club italiani è stato non aver capito o non aver saputo sfruttare tempestivamente quelle che sono le potenzialità commerciali del loro brand, unito ad una carenza strutturale di impianti e strutture collegate.
Il ritardo era evidente anche nell’era pre-calciopoli: se le squadre italiane avevano “fatturati competitivi”, la composizione era altamente squilibrata e già era evidente una forte dipendenza dai diritti televisivi.

Teledipendenza della Juventus

Teledipendenza della Juventus

Quindi, seppur il terremoto giudiziario abbia colpito il sistema calcio profondamente rallentandone lo sviluppo e macchiandone l’immagine, i segni del tracollo erano già evidenti. Nulla però avrebbe vietato a club come la Juventus di reagire prima e meglio alle nuove prospettive aperte da alcuni top team europei.

Composizione dei ricavi di alcuni top team teoricamente concorrenti ai 3 principali club italiani (escludendo per ovvie ragioni i club legati a “generose” proprietà straniere).

Diversificazione dei ricavi

Dati espressi in milioni di euro

Quali sono le prospettive per la Juventus?

Il nuovo impianto sportivo sembra aver dato un impulso ai ricavi da Matchday senza colmare il gap con i top club europei, da un punto di vista commerciale (sponsorizzazioni, merchandising e altre operazioni commerciali) il ritardo sembra ancora più evidente con un volume d’affari ancora minore di un club come il Milan.
Ma non tutto è negativo come sembra. Perché come prima evidenziato, alcune importanti componenti dei ricavi non sono reattive: la Juventus ha siglato accordi commerciali migliori dei precedenti predeterminando già dalla prossima stagione il sorpasso del Milan (che viceversa sfruttando accordi stipulati in tempi migliori, riesce quantomeno a non perdere terreno). Per sfruttare al meglio le potenzialità del marchio, alla gestione in proprio del merchandising (fattore decisivo) il club bianconero ha affiancato progetti collaterali come quello immobiliare della Continassa che porterà sia extra-ricavi diretti, sia vantaggi indiretti. Il discorso sulla componente commerciale richiederebbe ben altra analisi, ad esempio è imparagonabile il modello bavarese all’internazionalizzazione del Manchester United, ma ai fini dell’analisi proposta il tifoso bianconero deve essere consapevole che soltanto in futuro, ma in parte già dal prossimo bilancio, si noteranno gli effetti della nuova gestione.
Il ritardo accumulato è troppo per poter essere colmato nel breve o medio periodo, ma nulla è perduto se all’energica azione del club si affiancherà un cambio di passo anche nel governo del sistema calcio.

Resta infine il nodo stadio, che seppur nella sua limitata capienza resta un vincolo “strutturale” non superabile (e di ampliamento non si parla nemmeno per il futuro), è pur vero che la componente da stadio andrà via via scemando di importanza per i club di primissima fascia (meno invece se si considera esclusivamente l’equilibrio finanziario).

Peso della componente Matchday sui ricavi.

Andrea 6

Il decimo posto occupato nel report 2016 firmato Deloitte lascia quindi spunti di riflessioni diversi dal decimo posto occupato nel report 2011, quest’ultimo figlio del declino di anni di cattiva gestione, il primo invece che nasconde al proprio interno anni di trasformazione, progettazione e brillanti risultati sportivi che faranno da trampolino ad una non facile risalita.

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