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Roma – Juve 2 – 1

E due. Alla seconda giornata del campionato 2015/16 la Juve è ancora a ZERO punti. All’Olimpico è andata in scena una delle più brutte prestazioni degli ultimi anni, culminata nella seconda sconfitta consecutiva di inizio stagione. La squadra, al momento, è assente sotto tutti i punti di vista: tecnico, tattico e, soprattutto, caratteriale (se si eccettuano i dieci minuti finali).

Appena scottata dal fallimento all’ultimo istante della trattativa Draxler (Marotta dovrà spiegarne di cose al riguardo), la formazione bianconera si presenta sul prato romano ancora una volta con il solito inconcludente 3-5-2, con Padoin davanti al trio difensivo costituito da Caceres, Bonucci e Chiellini. Unica novità in mezzo al campo è Sturaro che affianca l’irritante Pogba, sugli esterni i soliti Lichtsteiner ed Evra. In attacco, complice la partenza di Coman, accanto a Mandzukic c’è l’ottimo Dybala di questo periodo.

Che non sarà un pomeriggio semplice lo si deduce sin dai primi minuti, durante i quali la squadra di casa “azzanna” la partita con grande furore (si sa che da quelle parti è LA partita da non sbagliare) mentre la Juve si limita a restare bassa ed a non scoprirsi più di tanto. Al primo minuto potrebbe esserci già un episodio da moviola, con Mandzukic sgambetta in area Florenzi. A prima vista il rigore parrebbe netto, ma dal replay dell’azione si nota (tranquilli non certo sui media dove l’azione è sparita) che un attimo prima, sul cross dalla sinistra, a centro area Dzeko affossa Chiellini.

Scampato il pericolo, il tema della gara non cambia con i giallorossi protesi a spingere e gli ospiti a cercare di limitare i danni. Ad onor del vero grossi rischi la porta di Buffon non ne corre, almeno sino alla mezz’ora quando Pjanic dal limite dell’area centra il palo sinistro con un destro “chirurgico”.

Potrebbe essere il campanello d’allarme in grado di svegliare dal torpore gli uomini di Allegri ed invece nulla. Squadra slegata, nessuno che riesce a capovolgere l’azione (ahi quel Padoin regista che grida vendetta) ed attaccanti isolati in avanti. Si va al riposo sullo 0-0 e pare tanto oro colato.

Ci si aspetta qualche cambio dell’allenatore, almeno dal punto di vista tattico, ma sul terreno di gioco ritornano gli stessi undici della prima frazione, nelle stesse posizioni per cui l’andamento della partita resta pressoché identico: Roma a spingere e Juve in apnea. Anche nella ripresa Buffon non deve compiere miracoli per tenere la propria porta inviolata ma al quarto d’ora, quando Pjanic pennella magistralmente la punizione dai sedici metri, il portierone non può proprio farci nulla: 1-0.

Nemmeno lo svantaggio smuove più di tanto i giocatori bianconeri che non hanno ancora costruito un’azione da gol come Dio comanda. Arrivano le prime sostituzioni Pereyra e Cuadrado per Padoin e Lichtsteiner. Subito dopo, però, un ingenuo Evra si fa ammonire due volte in 5 minuti (un giocatore della sua esperienza?) e dalla punizione successiva arriva il gol che chiude (chiuderebbe) la gara; lancio di quaranta metri sulla sinistra per Iago Falque che, seppur scoordinato, riesce a mettere al centro un pallone alto sul quale si avventa Dzeko e lo schiaccia in rete. Chiellini, nell’occasione, si fa anticipare con troppa facilità e lo marca alle spalle.

La partita sembrerebbe finita qui ma evidentemente un minimo di orgoglio è rimasto negli uomini in maglia bianconera che, complice anche l’ingresso di Morata, realizzano nei dieci minuti finali tutto quanto non avevano realizzato precedentemente. Così Pereyra con una grandissima penetrazione centrale mette Dybala davanti al portiere, l’argentino colpisce sporco ma non fallisce il bersaglio.

Forcing finale con due calci d’angolo consecutivi sul primo dei quali Bonucci colpisce di testa il pallone che farebbe venir giù il settore dei tifosi juventini ma Szczesny compie la parata dell’anno e toglie il pallone dall’angolino alto alla sua destra. Sarebbe stato onestamente troppo, atteso l’andamento della gara, ma sarebbe servito eccome per il morale.

È evidente che Allegri ha bisogno di recuperare gli infortunati per poter schierare la formazione migliore, tuttavia sono evidenti le sue responsabilità in queste due giornate perché anche un cieco vedrebbe che Padoin davanti alla difesa non ci può proprio stare, che Pereyra è meglio averlo in campo, che il 3-5.2 non è più adottabile. È vero, ha chiesto in tutti i modi il trequartista che non è arrivato ma è pur sempre il condottiero e qualcosa deve pur inventarsela per non rivedere lo scempio di ieri. In fondo gli uomini per un cambio di modulo ci sono.

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