

Necessarie banalità e uno sfogo.
La Juve è un cantiere aperto. Stagione iniziata con una rivoluzione in panchina, allenatore esordiente assoluto, rosa da sfoltire, centrocampo da ricostruire, nuovo modulo, zero precampionato, partenza a handicap.
Tutti questi aspetti sono ben noti da tempo, alcuni da poche settimane (allenatore e modulo), altri da diversi mesi.
Detto ciò, da qui in avanti sarà tutto un tenere a freno sentimenti eccessivi, sia in un senso che in quello opposto. La costruzione di un nuovo progetto tattico passa da partite come quella di ieri, dobbiamo dare a Pirlo il tempo di fare i suoi esperimenti e compiere quegli errori necessari a formare il suo bagaglio di esperienze per il futuro.
Al netto di quanto detto finora, tutto risaputo, niente che già non si sapesse.
Quello che non sapevamo è che Pirlo non ha timore a fare di necessità virtù. Causa l’infortunio di Alex Sandro e mancando una riserva (misteriosa, fino a questo punto, la cessione di Luca Pellegrini), ha gettato nella mischia un Under 23 condividendo con lui l’esordio in massima serie contro la Samp e inventatosi Cuadrado terzino sinistro nella seconda occasione. Posto che al povero Cuadrado ormai manca solo di indossare i guantoni, l’esperimento non è riuscito e da quella parte la Juve non ha mai sfondato.
Nemmeno dall’altra in verità, dove Kulusevski si trovava a fare il secondo ruolo diverso in due partite, nessuno dei quali dovrebbe essere il suo.
Se per la fascia centrale della squadra abbiamo capito il piano del nuovo allenatore (linea a 4 quando la palla ce l’hanno gli altri, a 3 in fase di possesso, 2 mediani davanti a loro, trequartista e 2 punte), resta ancora irrisolto il rebus per le zone laterali. A causa dell’indisponibilità di 3 possibili titolari (De Ligt, Alex Sandro e Dybala) non è chiaro cosa farà Pirlo quando avrà tutti a disposizione.
In attesa di trovare risposte e ferma restando la pazienza e il tempo che dobbiamo concedere al nuovo corso bianconero, volevo tirare su il morale e compattare la tifoseria.
Questo ciclo memorabile di vittorie in campionato sta creando un’attesa spasmodica nel mondo antijuventino che non vede l’ora di porre fine al dominio dei piemontesi tosti. Più passano gli anni e più questa voglia di buttarci giù dal trono trova nuovi seguaci, nuovi accoliti, nuovi soldati per quello che è ormai un plotone di esecuzione.
Quando c’era Allegri il problema era il gioco, quando c’era Sarri hanno iniziato a rimpiangere Allegri, con Pirlo è già iniziato il balletto del riposizionamento. Tutto è lecito pur di minare le certezze del fortino juventino. Le prime vittorie del “fronte rivoluzionario per la liberazione dalla Juventus” sono state ottenute quando una numerosa frangia degli avamposti bianconeri è passata al nemico, accodandosi alle lotte del Generale Lele Adani, leader dei “Guerrieri della Luce”.
Più i successi della Juventus aumentano, maggiore è la potenza del desiderio del nemico.
Inversamente proporzionale, purtroppo, è invece il desiderio di alcuni bianconeri. Sono talmente assuefatti alla vittoria nazionale che dimenticano l’elmetto e vanno in trincea senza protezioni.
Cari amici, io vi avverto. Dopo 9 anni di dominio incontrastato abbiamo dimenticato cosa significhi finire la stagione da sconfitti. Più sarà lungo questo periodo e più dolorosa sarà la caduta, soprattutto per chi ha smesso di combattere e si è dato al nemico.
Quest’anno l’esercito contrario ha scelto l’Inter come testa d’ariete per abbattere la nostra fortezza. Conte e Marotta hanno smentito coi fatti le voci secondo cui l’avventura del salentino sulla panchina nerazzurra proseguiva a patto di non dover vincere a tutti i costi. Stanno costruendo una squadra di spiccate personalità adatte alla battaglia fino all’ultimo sangue, una squadra da tutto e subito, uno One shot da utilizzare quest’anno come occasione della vita per interrompere la tirannia torinese.
È nostro dovere armarci di tutto punto e vendere cara la pelle, non lasciare niente di intentato e utilizzare tutti i mezzi leciti per rimandare di un altro anno ancora la fine dell’Impero.
Io non ho nessuna voglia di abdicare, la droga che abbiamo in vena ha raggiunto anche i punti più remoti del corpo.
L’astinenza sarebbe un incubo.
P.S. Concedetemi, ora, un pensiero finale sulla vicenda dell’esame di Luis Suarez a Perugia.
Semmai ce ne fosse bisogno, abbiamo avuto l’ennesima conferma che in Italia c’è un problema giornalismo. Forse il problema principale, la fonte primaria dell’avvelenamento dei pozzi, la causa fondante dell’assurdo clima che viviamo quando ci si riferisce all’informazione, sia essa generalista che sportiva.
Qui la metafora bellica sarebbe fuori luogo, il discorso si fa serio e non c’è niente su cui scherzare.
Molte vicende processuali, da tempo immemore, sono clamorosamente condizionate dal racconto che ne fa la stampa e dalle “fughe di notizie” dalle Procure, quest’ultima una barzelletta su cui non ride più nessuno. Alcuni uffici di tribunali, organi inquirenti, cancellerie hanno il filo diretto con le redazioni degli organi di informazione, chi più chi meno. Su questa umile scrivania virtuale non abbiamo mezzi e modo di accertare se ciò avviene per una precisa volontà e interesse particolare (diverso di volta in volta), sia esso economico, politico, industriale o tutto insieme. Quello che posso affermare con certezza è che l’indegno teatrino a cui assistiamo ogni volta che si tratta di raccontare una vicenda giudiziaria è divenuto insopportabile e insostenibile per un Paese che si descrive come civile e democratico.
Il “Quarto potere” ha smesso i panni di controllore e indossato quelli del servo o, peggio ancora, del tifoso.
Una vergogna e un pericolo per la nostra sopravvivenza.
Che si tratti di un fatto minore, come quello di un esame propedeutico all’ottenimento della cittadinanza italiana, non ha nessuna importanza. C’è bisogno di un sussulto di dignità da parte della categoria.
Vi imploro! Qualcuno tra coloro che hanno il potere di cambiare le cose faccia il primo passo, qualcuno inizi questa battaglia di civiltà.
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